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   Pizzo Coca, cresta Nord
Zona  Lombardia - Orobie
Partenza  Valbondione (900m)
Quota attacco  2604 m
Quota arrivo  3050 m
Dislivello  450 m
Difficoltà  AD / IV ( IV- obbl. )
Esposizione  Nord
Rifugio di appoggio  Curò
Attrezzatura consigliata  da alpinismo in ambiente severo, impervio e pochissimo frequentato
Orario indicativo ore 5 all'attacco; 3.30/4 ore alla vetta
Periodo consigliato Luglio-Ottobre
Descrizione Da Valbondione si raggiunge facilmente il rif. Antonio Curò; dal rifugio si seguono le indicazioni per il rifugio Coca(sentiero delle Orobie) che conducono a girare lo sperone su cui poggia l’edificio e, sempre per comoda stradina sterrata(qualche catena), portano a discendere un pendio erboso fino ai piedi della grandiosa diga del Barbellino.
A questo punto si abbandona il sentiero delle Orobie che prosegue in piano verso sinistra per risalire il ripido pendio opposto, lungo uno stretto sentierino che conduce presso un masso con scritte alcune indicazioni, tra cui quella per il piano di Valmorta e la bocchetta del Camoscio(CAI n°303), che dobbiamo seguire.
Tale tracciato percorre le pendici del pizzo Cappuccello con uno scomodo mezzacosta, supera alcuni tratti sconnessi e franati(catene) per poi risalire faticosamente la sponda destra della Valmorta fino a condurre alti sopra il bacino di modulazione di Valmorta e sul lago Barbellino; a questo punto il malagevole sentierino si trasforma in una comoda mulattiera, con tanto di muri a secco, che con percorso più o meno pianeggiante e qualche comodo tornante, porta dinnanzi al vasto Piano di Valmorta ed al suo piccolo ma bellissimo laghetto(Lago basso di Valmorta-2145m).
Da qui le segnalazioni terminano, esclusione fattasi per quelle del sentiero CAI n°323 che continuano verso la bocchetta del Camoscio ed il rifugio Coca(od anche il Pizzo).
Noi continuiamo puntando a Nord (verso le creste di Valmorta per intenderci) e attraversando tutto il lungo pianoro fino a raggiungere la cascatella che proviene dal lago di Mezzo; risalita la breve spalla erbo-rocciosa ci si incunea nel corso roccioso del torrente Valmorta che scende da sinistra e lo si risale (attenzione durante le piene del torrente che possono, talora, renderlo difficilmente praticabile) completamente fino a sbucare presso il bel terrazzo detritico ove giace il lago di Valmorta di Mezzo, proprio sotto le rocce della Est del grande Coca.
Costeggiare allora il laghetto sulla destra e per una tracciarola sugli sfasciumi puntare a Nord, verso i due intagli vicini del passo del Diavolo (a sinistra) e del passo di ValSena (a destra). Raggiunto in breve il soprastante idilliaco pianoro che ospita il piccolo lago di Valmorta Alto, tenere la sinistra e per ripido e faticoso pendio di sfasciumi, toccare il valico del Diavolo (cartello).

Attaccare la cresta restando sul suo filo, procedendo su terreno facile ma assai friabile (I/II- grado), seguendone i divertenti saliscendi inziali sino a pervenire alla base della prima imponente torre (quota 2885 m); spostandosi e appoggiando sul versante Est risalire per rocce rotte ma abbastanza semplici, sino alla sommità (II grado, friabile). Dalla cima discendere direttamente verso la breccia a ‘V’ sottostante, ai piedi della più maestosa torre della cresta, sfruttando da ultimo una breve doppia (chiodo in loco); dalla breccia è possibile in caso di necessità la ritirata a valle, tramite un agevole canale ghiaioso discendende verso la Valmorta.
Proseguendo per la cresta invece, occorre da subito superare uno dei due passi ‘chiave’ della salita; una pioda di circa 4/5 metri, di roccia ottima ma assai liscia, che risalita, consente di toccare una cengia (III grado, passi di aderenza). In alternativa è possibile evitare la paretina discendendo con attenzione un canalino a sinistra del filo (Valmorta), sino a raggiungere la base di un caminetto roccioso; risalito quest’ultimo, con arrampicata non difficile (II+ grado con un passo di III- grado) ma su roccia piuttosto brutta (attenzione), obliquare verso destra sino a toccare la cengia sopra la pioda liscia.
Percorrere la cengia verso destra, lungamente, sino a pervenire alla base del famoso camino, di roccia solidissima, che risalito (40 m, II+/III- grado, ottima possibilità di sosta presso alcuni massi incastrati appena prima del camino) conduce ad un ultimo tratto di roccette e poi nuovamente alla cresta, sulla dorsale della grande torre centrale.
Seguire la cresta, assai aerea ed esposta (specie sul tetro versante Valtellinese), restando sul suo filo sino ad un intaglio, da toccare con una doppia corta (cordini il loco); piegare poi a destra ed abbassarsi ancora con una calata (cordini) che deposita ad un sottostante canaletto roccioso (versante NW), da risalire senza grosse difficoltà sino ad una stretta forcola della cresta. Dall’intaglio si è al secondo tratto ‘difficile’, rappresentato dal verticale muretto roccioso soprastante, da vincere restando appena verso Oriente, ove la roccia si presenta più fessurata (5 m, III+ grado, un passaggio di IV grado); poi per roccette più facili si tocca l’ultimo intaglio, ove sboccano da destra il famoso canalone NW, da sinistra il canalino E-NE.
Per facili rocce rotte si raggiunge la vicina cima Nord del Coca (3048 m) da cui, per la dentellata e semplice cresta sommitale, la vetta bergamasca con la bianca croce (3050 m).
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento  GRANDIOSA !

FOTO: la via, in tratteggiato le parti sull'opposto versante
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