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   Pizzo Coca, cresta Nord (tentativo), 23/10/2017
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Onicer  Claudio2169   
Regione  Lombardia
Partenza  Valbondione (900m)
Quota attacco  2604 m
Quota arrivo  3050 m
Dislivello  450 m
Difficoltà  AD / IV ( IV- obbl. )
Esposizione  Nord
Rifugio di appoggio  Curò
Attrezzatura consigliata  N.d.A. (Due corde da 60 mt essenziali)
Itinerari collegati  Pizzo Coca (3050m), cresta Nord
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Buono
Commento L'avventura inizia a metà settima quando ricevo l'invito di Pier a seguirlo sulla cresta N al Pizzo Coca . Anche se non faccio molti progetti non pensavo propio che quest'anno avrei messo piede su questa cresta , cerco tra le poche informazioni disponibili in rete due fotocopie da mettere nello zaino cercando di tenerlo più leggero possibile. Sconto due notti quasi insonne per partire poi il venerdì sera per il rifugio Curò siamo abbastanza carichi e saliamo per la normale alla luce della frontale. Varchiamo il rifugio che sono le 20 passate i rifugisti ci aspettano per cena neanche il tempo per pensare ad uno spritz che già gli scarpinocc sono serviti in tavola. Siamo una bella tavolata arriva anche il secondo cinghiale con polenta e poi anche il dolce. Una bella fetta di torta arriva anche il genepì il caffe no perche anche se so che sarà altra notte insonne non voglio essere troppo agitato. Passate le 22 mi infilo nel letto sodisfatto per l'ottima cena, la bella tavolata e il clima familiare che si respira in questo rifugio.
Sveglia presto alle 5.45 siamo già in cammino dopo una ricca colazione ancora con la luce della frontale , Pier conduce fino al passo del Diavolo che arriviamo con le prime luci dell'alba. Sono passsate poco più di due ore e siamo giusti con i tempi ora ci aspetta la cresta almeno 4/5 ore. Cambio di assetto imbrago e caschetto , via bastoncini e inizio a salire lungo l'evidente cresta , passaggi di I/II° per me anche un III° qui chiedo la corda per un passaggio che va anche oltre ma con sicura è tutta altra cosa , anzi cerco su una placca liscia probabilmente anche vergine visto che alcuni appigli mi restano in mano. Proseguiamo raggiungendo un omino e poi finalmente alla prima calata circa 30 mt, la corda da 60 è sufficente. Ci dobbiamo calare in un profondo intaglio e fronte a noi il primo tratto chiave. Lungo la calata in doppia Pier individua il chiodo più in basso citato nelle relazioni , bisogna anche fare attenzione ,molte delle rocce sono in bilico e volano via quindi massima attenzione a chi sta sotto. Nel profondo intaglio tira un aria gelida compare la prima neve ghiacciata e fronte a noi cerchiamo di capire quello che dovrebbe essere il canale di II°/III°- da risalire dopo una breve cengia sulla destra ma prima un tratto di III° (per noi un IV°)completamente liscio. Perdiamo un pò di tempo nel cercare una fessura per un friend , serve maggior sicurezza per salire in aderenza in questa parete liscia quasi priva di appigli se non quasi miseri. Pier parte con unica sicura ad un cordino alla base supera la placca e individua un chiodo che nessuno relazione cita rinvia e prosegue sulla cengia per preparare la sosta per recuperarmi. Per me molto impegnativo assicurato figurati da primo , a metà una misera cengia mi permette di prendere fiato. Iniziano i primi dubbi vista la presenza di diverse chiazze di neve tra la cengia da seguire e anche il canale. Riflettiamo con la decisione che meglio prendere il canale che scende in Valmorta e riprovarci con condizioni migliori. Pier prepara sosta con cordino d'abbandono e si cala di nuovo sull'intaglio dopo di me. Il canale che scende in Valmorta è innevato ,non calziamo i ramponi ma ci assicuriamo con la prima doppia da 60 mt che ci deposita su un terrazzino prima di una biforcazione di due canali che scendono in Valmorta. Recupeero la doppia con molta attenzione , con la corda viene giù di tutto mi sfiorano proiettili di roccia come angurie , sinceramente non vedo l'ora di essere fuori da questo posto. La roccia è tutta malsana individuo unico spuntone solido dove lasciare un altro cordino d'abbandono . Prosegue la seconda e ultima calata ora senza neve ma comunque su roccia instabile viene giù di tutto quindi chi sta sotto si deve assicurare fuori dalla mira del canale. Finalmente siamo fuori con attenzione recupero l'ultima doppia , i crampi mi intorpidiscono le mani ma bisogna essere veloci la corda non può permettersi d'incatrarsi sarebbero veramente dolori ritornare su !!
Ora non ci aspetta che il lungo ritorno al rifugio un pò sconsolati per non aver completato la cresta ma contenti per la scelta più giusta che potevamo fare. Al rifugio non ci facciamo mancare l'ottimo tagliere , l'ottima birra e l'ottimo Genepì che qui non ti fanno mai mancare. Un grazie di cuore a Pierangelo per avermi accompagnato in questo angolo di Orobie sperduto che spero di rivedere in questa vita.
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