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   Lagginhorn, Cresta Sud, 03/09/2013
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Onicer  Vezz   
Regione  Svizzera
Partenza  Sass Grund  (3098 m)
Quota attacco  3499 m
Quota arrivo  4010 m
Dislivello della via  920 m
Difficoltà  AD- ( pendenza 35° / III in roccia )
Esposizione in salita Sud
Rifugio di appoggio  Rif.Hohsaas - Weissmieshutte
Attrezzatura consigliata  Ramponi, piccozza, casco, corda da 30 m (ma meglio 40), 3-4 friends, 3-4 rinvii e cordini
Itinerari collegati  Lagginhorn (4010m), Cresta Sud
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Torni da tre settimane di vacanza in sperdute isole indonesiane, dai un'occhiata al forum, ti imbatti nelle spettacolari ascese dei soliti noti…
Il primo fine settimana non è disponibile causa recupero del lavoro perduto; fai due conti, noti che la troppo breve stagione alpinistica sta finendo, che ti sei tolto qualche soddisfazione ma vorresti aver fatto di più..
Vuoi metterti alla prova su qualcosa di per te nuovo, c'è la finestra giusta, incredibilmente trovi anche il socio, cerchi la salita che fa al caso tuo…
...
…eccola! Il Lagginhorn dalla cresta sud. Un AD- in quota con il quale poche altre volte ti sei cimentato. Il tuo percorso alpinistico, privo di scorazzamenti dietro gente più esperta, ti permette di osare. Normale però che tu abbia qualche dubbio sulla riuscita della gita o che perlomeno ti passino per la mente alcuni interrogativi, tra i quali la quota, specialmente se pensi che fino a una settimana fa eri a passeggiare a livello del mare.
Ma ormai la cosa è organizzata... balliamo!

Alle 7.35 siamo sulla funivia che collega Saas Grund ai 3080 m della stazione di Hohsaas. Approfittiamo del suo tragitto per indossare imbrago e ghette: la possibilità di un rientro altrettanto comodo è remota, ma l'intenzione è quella di provarci.
Ci incamminiamo alla volta del Lagginjoch che raggiungiamo in un'ora scarsa, pausa ramponi compresa. La cordata che ci precede scappa subito via: restiamo soli al cospetto del nostro e dei molti altri colossi vallesani.
A proposito: sarò poco "professionale" (l'alpinista forte lo immagino concentrato unicamente sulla cima e sulla riduzione dei tempi), ma non posso esimermi da una parentesi sull'ambiente circostante. Anche perché la giornata è spaziale.
Ad occidente spicca, maestoso, l'anfiteatro di cime di Saas Fee. Alcune candide nelle loro vesti ghiacciate, altre aguzze e repulsive. Ad oriente è notevole il colpo d'occhio sulla moltitudine di cime che si frappone tra qui e le Grigne. Gran parte ho imparato a conoscerle negli ultimi anni di frequentazione alpina. A meridione è la cresta nord della Weissmies a catalizzare lo sguardo. Slanciata e dall'aspetto per nulla bonario. Più in là è il Rosa a fare capolino.
A settentrione la vista è nascosta dalla cresta sud del Lagginhorn, la nostra, che ci apprestiamo a salire.

Fortunatamente, le difficoltà iniziali e la relativa freschezza nostra, permettono di far spaziare lo sguardo in lungo e in largo.
Procediamo in conserva: io davanti e Francesco a seguire. Il percorso non presenta ora particolari passaggi tecnici o problemi di orientamento e la roccia è buona.
Più avanti però, la cresta si impenna e, soprattutto, si fa decisamente esposta. Cominciamo a prendere confidenza con fessure e spuntoni. In alcuni casi faccio una sicura volante al socio. Considero i tratti più ostici quelli in traverso o i brevi salti in discesa. Tutto sommato, mi pare di essere ancora sull'agevole.
Alcuni tratti sono letteralmente a picco sul baratro; le difficoltà maggiori, a mio avviso, si trovano nel traverso su di una placca in discesa leggera ma diretta sulla valle di Saas, sporca di neve, sovrastata da una paretina aggettante. Mi rendo mio malgrado conto che i piedi non possono procedere sicuri, torno allora sui miei passi, calo Francesco, facendomi poi a mia volta assicurare, nella peggiore delle ipotesi dovrei fare solamente un voletto. In realtà, come spesso accade quando cresce la tensione, fila tutto liscio.
La concentrazione rimane in ogni caso alta per tutta la seconda metà del percorso. Lungo le due calate sconfina talvolta in nervosismo considerata l'ora relativamente tarda. La seconda doppia, in particolare, è piuttosto problematica. Avendo optato per i cordoni più solidi ma anche più laterali, si è trattato di lanciarsi in obliquo fino ad una forcella, risalendola poi in scivolosa arrampicata mentre un poco saldo machard continuava a scorrere. Riesco nell'intento, non senza essermi prodigato in imprecazioni e preghiere.
Mi sforzo di aumentare il ritmo, avendo altresì cura di proteggere costantemente la cordata durante la progressione in conserva. Piuttosto che fermarmi a capire dove esattamente passi la via, preferisco procedere a intuito. A destra o a sinistra, generalmente si passa e, puntualmente, dopo qualche tempo si torna a incrociare i segni di ramponi sulla roccia. Una risalita ci deposita finalmente in vista della croce.
La raggiungo con soddisfazione. Sette ore per la cresta son tantine (la relazione dice quattro, ma sono in molti ad impiegarcene di più). Siam lenti, che ci vuoi fare? Se non ci si cimenta su queste vie mai si impara. Ed oggi la giornata permetteva anche un ritardo. E, se mai mi sbagliassi, la penitenza sarebbe in arrivo: basta guardar giù per rendersene conto.
Ci aspettano infatti oltre 2400 m di discesa, lungo la noiosa via normale.
Noiosa…? Che sbruffone, in altre occasioni me ne sarei guardato bene dal definirla tale.

MINI RELAZIONE: in rete (e negli itinerari) sono reperibili relazioni stringate ma efficaci. Tralasciando l'agevole avvicinamento (consigliati in ogni modo i ramponi), mi concentrerei sulla descrizione delle due calate: la prima, grossomodo a metà percorso, la si effettua sul versante ovest, finendo su cenge innevate (15 m). La seconda, verso la fine, è meglio compierla dalla sommità del gendarme. In questo modo si riesce a dirigersi in linea quasi retta verso i visibili cordoni oltre la prima forcella, e anzi qualche metro più giù per poi risalire alla seconda forcella (15 o 20 m). Conviene quindi stare appena ad est della cresta.
Per la discesa, dopo lo spallone iniziale, ci si perde in un mare di detriti e di ometti. E' possibile abbassarsi verso sud (bolli rossi) per traversare verso Hohsaas, oppure sciropparsi tutta l'ampia cresta fino a un evidente sentiero sulla morena.

TEMPISTICHE: 1 ora per l'avvicinamento; dicono 4 per la cresta (ho l'impressione che i tempi non siano per l'alpinista medio); 2.15 per la discesa alla Weissmieshutte; 2 abbondanti dalla Weissmieshutte a Saas Grund.

CONDIZIONI INCONTRATE: giornata spaziale senza una nuvola dalla mattina alla sera, con temperatura gradevole e assenza di vento. Avvicinamento al Lagginjoch agevole. Il nevaio si supera anche senza ramponi, ma è consigliato indossarli (si guadagna anche tempo). Cresta quasi totalmente pulita, chiazze nevose nella parte finale sulle esposizioni nord-ovest, talvolta in punti critici. Discesa facile: su neve nei primi 150 m, su odiosi detriti per altri 700 m, su comodo sentiero fino a Triftalp. L'ultimo tratto nel bosco è poco pendente, liscio come un biliardo e non finisce mai.

FOTO:
1- La Weissmies se la ride alle nostre spalle
2- Panorama costante sui colossi vallesani
3- E' stata una lunga giornata.. e una lunga cresta (attacco fuori a dx)
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