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   Mont Dolent, Cresta Gallet, 17/05/2020
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Onicer  sorega      
Gita  Mont Dolent, Cresta Gallet
Regione  Svizzera
Partenza  La Fouly  (1650 m)
Quota arrivo  3820 m
Dislivello  2200 m
Difficoltà  OSA+
Esposizione in salita  Varia
Esposizione in discesa  Varia
Itinerari collegati  Mont Dolent (3823m), dalla Val Ferret
Neve prevalente  Trasformata
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Scheda tecnica:
Diff. Scialp. TD, , 50° max. Materiale oltre a quello scialpinistico: corda, ramponi, 2 picozze leggermente tecniche, 3 o 4 viti da ghiaccio, attrezzatura da ghiacciaio.

Erano ormai parecchi anni che avevo in testa questa salita, sopratutto con l’intenzione di scenderla poi con gli sci per questo versante così selvaggio, poco frequentato e costellato da crepacci e seracchi maestosi. In effetti avrei preferito farla domenica e lunedì, piuttosto che sabato e domenica, viste le condizioni previste di meteo e neve, ma i miei “compagni di merende” non potevano e allora, via di sabato e domenica. Come arriviamo al parcheggio, poco sopra La Fouly, seguendo una stradina che porta alla Combe des Fonds, si mette a piovere! Pazienza, aspettiamo un po’ che smetta e poi ancora sotto una fine pioggerella ci avviamo verso il Bivacco della Maye al Dolent. Si spalleggiano gli sci per meno di mezz’ora e poi si è già sulla neve. Neve molle, bagnata e nebbia, ma in meno di 3 ore siamo al bivacco. Abbastanza confortevole, essenziale, con stoviglie e coperte, ma senza fornelli. E sopratutto senza altri occupanti, visto i tempi che corrono. Mangiamo, beviamo, ridiamo e scherziamo e poi via a letto. La nebbia avvolge tutto e impedisce il raffreddamento ideale della neve, tanto che l’indomani di primissimo mattino troviamo una neve non ancora ben gelata. La nebbia ci insegue alzandosi un poco alla volta quasi per dispetto, ma noi saliamo più veloci di essa (si fa per dire….). A quota 3000 m prendiamo un pendio di neve più sostenuto che ci porta sulla cresta, ma la consistenza della neve è pessima e la progressione diventa penosa. I ramponi spaccano i pochi centimetri di crosta gelata per poi affondare in uno strato enorme di neve bagnata. Per fortuna che siamo un’ottima squadra: l’esperienza, la forza e la leggerezza e con qualche cambio, seppure a fatica, riusciamo a raggiungere la cresta. Dopo un traverso un po’ esposto rimettiamo gli sci e saliamo sulla parte sommitale del ghiacciaio per poi rimettere i ramponi nell’ultimo lungo tratto ripido e ghiacciato. Una breve parte con poca neve sopra il ghiaccio vivo ci impegna un po’ di più, ma poi sopra si raggiunge il tratto finale di misto ripido che ci porta finalmente in vetta! Abbiamo impiegato più tempo del previsto, ma siamo ben motivati nell’intraprendere la discesa. Purtroppo in vetta incontriamo altre persone salite dalla via normale che ci dicono che uno snowboarder è caduto poco sotto la vetta sul versante italiano per 600 metri (sapremo poi che il poveretto ha perso la vita).
Dalla vetta scendiamo i primi 50 m con i ramponi, perché sono troppi i sassi affioranti, ma appena arriviamo sul pendio di neve siamo pronti a calzare gli sci. C’è un buon strato di neve polverosa e compatta sopra il ghiaccio vivo, uno spettacolo! Si scia alla grande fino ai 3200 m dove si deve riprendere il famoso pendio dell’andata. La neve qui è veramente marcissima e pericolosa perché esposta a Sud-Est. Dopo molti dubbi organizziamo un corpo morto e scendo legato a disgaggiare il pendio. Partono alcune grosse valanghe che ripuliscono parzialmente la discesa. Quindi uno alla volta scendiamo questo tratto che ci porta sul Glacier du Dolent. La neve marcia purtroppo mi fa incastrare uno sci nel salto di una crepaccia rompendolo. Bene, fine ingloriosa di questa epica giornata con rientro a valle stile “monosci”. Pazienza, in questi casi tutto è secondario dopo esser riusciti a realizzare un piccolo grande sogno! Giornata memorabile con i “compagni di merende” Aurélie e Olivier!

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