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Ho ricevuto una bozza di articolo che vorrei si discutesse
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PAOPANZA



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MessaggioInviato: Dom Nov 01, 2009 6:45 pm    Oggetto: Ho ricevuto una bozza di articolo che vorrei si discutesse Rispondi citando

LA GIOIA E IL LARDO (modifica 22/11)

Ora scalo, e scalo sempre, non ho più nessun bisogno di fare altro. Mi è sempre piaciuto salire sulle montagne e poi scendere, più che altro ho sempre amato passare del tempo dentro le pareti. Quando ero giovane scalavo spesso nei fine settimana dovunque la fantasia dei miei compagni e la mia ci portasse. Ora la mia fantasia non ha più molta importanza, girovago qua e là, talvolta riconosco i luoghi dove sono già stato: un sentiero, un bosco, una fessura, una placca, un diedro, uno strapiombo, una cengia, un bivacco, e anche il mio ricordo non è più molto importante, i miei amici mi portano a scalare e spesso sono felice insieme a loro.
L'unica ombra che mi preoccupa è non incontrare quasi nessuno.
Un tempo nelle pareti vedevo e conoscevo donne ed uomini, sentivo voci qua e là; un tempo scalavamo in tanti e ci parlavamo, ora il silenzio si fa sempre più profondo. Mi scopro a salire una via con il leggero pensiero di incontrare qualcuno, ma spesso non trovo nemmeno resti recenti di passaggio.
Incontro però, sempre, dovunque, un vecchio che mi racconta delle sue illusioni. Lui si definisce un alpinista di un'altra epoca: Lui non si riconosce nella "cultura" dei nostri giorni e nemmeno si affida ai "nostri strumenti"; Lui mangia il lardo. Mi dice che, ormai da molti anni, spesso urla e grida per farsi sentire, perché vuole ascoltare la voce di qualcuno, ma quasi nessuno gli risponde; scuotendo la testa riccioluta afferma che gli alpinisti italiani sono quasi estinti ormai da molto tempo, si sono "persi", e non in montagna.
Racconta che scala le montagne per la loro bellezza e perché vuole sentire e conoscere se stesso, vivere un'avventura che lui chiama “di grande amore”: poter percepire ed esprimere pienamente “l'essere”. Mi dice che è l'amore più' grande della sua vita e spesso sente di "perdere" se stesso nelle montagne. Lui non si lamenta mai di difficoltà, di dolore, di sofferenza o di sacrificio, dice che fanno parte dell'uomo, sono i freni di tutti noi, i nostri "sistemi limitanti". Continua a sorridere come estasiato e mi parla della sua gioia, una gioia che ormai, dopo tanti anni, non confonde più, una gioia che sovrasta tutto il suo essere. Mi spiega di aver ormai ben capito che il Tempo corre sempre più veloce di chiunque, così Lui non lo fa più accelerare inseguendolo, ma lo vive.
Mi racconta del suo vagare per le pareti dove spesso rimane per lunghi periodi senza scendere quasi mai, dice che ama poco la grandine, ma la pioggia che disseta e la neve, che ovatta lo spazio ed il tempo, quelle sì le ama, moltissimo, come pure il sole ed il vento. Mi racconta delle grandi vie, quelle senza tempo, del Civetta, del Bianco, della Marmolada, del San Lucano, ma anche dell'Oberland, del sud America, dell'Alaska e dell'Himalaya; ogni volta che lo incontro sono nuovi racconti: mi sembra di viaggiare per tutto il mondo. Talvolta sono nomi di montagne e vie che conosco, ma più spesso sono delle scoperte affascinanti: un susseguirsi di grandi pareti con vie dalle pionieristiche alle modernissime...ma Lui mi dice che ora è quasi sempre solo e che scala spesso con l'illusione gioiosa di trovare e conoscere altre persone per scambiarsi un pezzo di lardo.
Mi racconta, ecco: ora è un visionario, un uomo che ha visto del futuro prima di molti e forse ha vissuto in anticipo sui tempi; mi racconta che lui aspettava già da dieci anni che qualcuno passasse per il "Pesce" senza corda, sì per Lui qualcuno già avrebbe potuto; spesso si fermava nel "Pesce" ad aspettarlo, ma quando quell'uno è passato lui...lui non c'era, l'ha sentito respirare mentre saliva, ma non è riuscito a raggiungerlo in tempo per conoscerlo. Dice che chi fa sogni non può vederli realizzati pienamente, perché li insegue, ma deve farlo, altrimenti sta fermo, non si evolve e smette di sognare.
Mi dice che però quest'estate ha incontrato in Dolomiti Ivo e Baù e questa primavera al Bianco e nei Pirenei Tito con un gruppo di una dozzina di giovanissimi europei e che tutti scalavano dovunque la passione li portasse... d'un tratto diventa triste e mi dice che ha visto Robi finire la vita: proprio lui che era capace di fare del "nuovo" in Himalaya.
Mi dice che negli anni sulle pareti ha incontrato alpinisti, ma ripete, sono pochi gli italiani! Ora Lui o scala o cammina o ascolta, ormai non dorme quasi più, ne ha poco bisogno perché i suoi sogni lo guidano con sicurezza, forse è anche capace di sognare ad occhi aperti; ancora mi dice che sono ormai rarissimi gli alpinisti italiani; a me sembra quasi malinconico.
Lui non si spiega il perché di questa assenza e forse ne soffre, non si dà pace, ma il mondo ormai è cambiato, non è più il suo mondo: gli uomini sono molti di più e non riescono a vivere come Lui, quasi tutti noi ignoriamo cosa significhi vivere per la gioia di conoscere e di esprimere noi stessi.
Gli dico di “volare basso”, di camminare nel fondo delle valli e vedere quante persone scalano i sassi e le falesie tutti i giorni e, se ha tempo, di andare in una città e vedere gli uomini e le donne che in massa frequentano le palestre di plastica di arrampicata; gli dico di andare ad Arco: lì c'è tutto e può avere tutto. Gli dico che ci sono le gare, i campionati, anche a livello mondiale, che ci sono classifiche, riconoscimenti e quindi sponsor e scuole e regolamenti e che quasi tutto è organizzato e promosso per aumentare la difficoltà, però molto più quella fisica che quella mentale, e che noi scaliamo "in sicurezza", cioè qualcuno ci dà la garanzia di non farci del male, e ben istruiti, da coloro che sanno, e ben documentati per non avere brutte sorprese. Abbiamo anche precisi manuali tecnici, innumerevoli libri di infiniti monotiri e libri con le vie tracciate su fotografie e descritte quasi metro per metro e schizzi con le difficoltà e con i disegni schematici delle forme della roccia.
Insomma gli spiego che la nostra società si sviluppa se trova di continuo nuovi tipi di "benessere" e che ora tutti "vogliono e devono" solo divertirsi, quindi la società ha bisogno di sentirsi sicura e di proporsi ricca, bella e sana, deve eliminare i dubbi e le complicazioni e proporre tante "opportunità" e noi dobbiamo sempre esserne soddisfatti e mai gioire appagati; noi veniamo educati fin dall'infanzia a nutrirci di omogeneizzati.
Gli racconto che scalare è diventato uno sport di divertimento di massa con prestazioni atletiche altissime sia su roccia che su ghiaccio e che sarà presto alle olimpiadi. E quindi vengono celebrati i forti, i divi del momento, le tendenze, gli stili, le mode, sono arrivati il business, le lotte, la gloria veloce e la disfatta immediata e tanto altro di umano, e il tutto messo in piazza pubblicamente per far credere di essere, di valere. Altrimenti la società non funziona! Comunque ci sono ancora degli italiani che scalano e inventano “i problemi” sulle montagne del mondo, ma sono pochissimi e da noi quasi più nessuno li conosce o racconta ciò che fanno. Questo è il mondo dei professionisti, dei volontari, dei dilettanti, dei gruppi, delle associazioni, delle categorie, dei garanti, delle commissioni, dei comitati, delle assicurazioni e quant'altro e molti stanno per lo più sempre con i piedi per terra, quasi sempre seduti e si alzano solo per tentare a spintoni di crearsi un nuovo spazio vitale e così arrivano al punto di vestirsi nello stesso modo per identificare con facilità il proprio gruppo di appartenenza, per non rischiare di sbagliarsi o di far sbagliare gli altri.
Gli spiego che noi siamo la società del benessere organizzato e quindi l'apparire è necessariamente più rilevante dell'essere, il divertimento della gioia, altrimenti creeremmo un'enorme confusione; possiamo però scegliere la pizza, ma solo se stiamo in fila o in gregge.
Gli dico che noi abbiamo riempito il nostro ambiente, con l'obiettivo illusorio di poterlo in futuro controllare e con lo scopo immediato e continuo di facilitare ed aumentare, in sicurezza, il nostro benessere, lo abbiamo riempito di oggetti che noi abbiamo inventato, oggetti pieni di intelligenza, che richiedono sempre meno intelligenza per essere usati, solo chi li inventa deve averla. Tutti noi sappiamo riconoscere ed usare quasi con facilità ciò che ci circonda e diffidiamo di tutto ciò che non è nostro: forse abbiamo perso la capacità di vivere in dimensioni diverse e rifiutiamo ciò che non conosciamo, neghiamo di esserne profondamente terrorizzati, temiamo persino il lardo grasso.
Mi dice che anche Lui aveva le travi sul soffitto, il muro della chiesa e piccole pareti dove si allenava, dove provava e studiava "problemi" dapprima impossibili, ma che poi riusciva a risolvere con gli amici, e dove ha imparato a tenere-stringere-chiudere-lanciare-volare; leggeva libri e riviste dove poteva trovare gli altri uomini e scoprire un poco del non-umano; aveva amici dovunque e si confrontava con tutti e con tutto per imparare a conoscere ed esprimere il suo essere, che per Lui è il suo pulsare nello spazio-tempo del tutto.
Mi domanda sorridendo: perché ora le persone non scalano "le pareti delle montagne", perché non ricercano la gioia... ed io non trovo una risposta, gli dico che non ho mai mangiato il lardo grasso.
Sembra volermi aiutare e mi dice che ognuno di noi ha una sua natura, le sue potenzialità, un suo essere ben diverso da quello di chiunque altro; mi dice che "sentire la vita" è, ricchi di grande umiltà, andare fidando nei propri mezzi, andare dove non si conosce, andare guidati dalla propria responsabilità, andare dove si incontra "il vuoto", dove "la vertigine" ti avvolge, dove cerchi di toccare i tuoi limiti e così perdi, avvicinandoti ad essi, la certezza del tuo “io”. Ma se riesci a resistere, se con “l'attenzione delle emozioni” sempre più estrema continui a sopravvivere, ancora una volta ti riconosci e ricominci ad evolverti. Solamente "l'avventura" permette all'uomo di capire chi egli sia veramente, capire il proprio essere ed evolvere; è vivere gioiosi; è mangiare il lardo grasso affumicato e speziato.
Mi dice che noi siamo "liberi" solo quando accettiamo il rischio di noi stessi, quando, riconoscendo con umiltà i limiti della nostra esistenza, ci mettiamo in gioco con tutte le nostre forze; non importa prima sapere dove, come o per cosa, questi nascono da soli, il nostro essere quando è felice ed attento alle emozioni li sceglie in modo spontaneo secondo la sua natura: può anche scoprire il fantastico mondo del gelato alla frutta di Dont.
Mi domanda se io devo fare ciò che fanno gli altri, se mi sento bravo, riconosciuto e felice quando sono quello che corre più veloce dietro al tempo continuando a cambiare direzione per divertirmi, quando c'è qualcuno che mi dice dove, cosa e come devo fare, quando vi è un responsabile per me. Mi domanda se con "l'avere" mi do delle risposte, se la mia evoluzione deve essere controllata e pianificata, se mi sento a mio agio quando le regole sono tante ed arrivano fino ad organizzare la mia vita e la mia morte, ...se ora noi tutti viviamo così, senza la gioia, se ci nutriamo di bollente cane, hot dog.
Mi accorgo che ha davvero compreso il problema, che il suo alpinismo.....e lo fisso negli occhi, goloso.
Lui mi sorride ancora più di prima, perché ora sa che anche io ho capito.
E cominciamo a scalare, ma con un pezzo di lardo grasso.


L'ultima modifica di PAOPANZA il Dom Nov 22, 2009 10:21 am, modificato 3 volte
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selvadec



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MessaggioInviato: Dom Nov 01, 2009 7:07 pm    Oggetto: Re: Ho ricevuto una bozza di articolo che vorrei si discutes Rispondi citando

PAOPANZA ha scritto:
UN VECCHIO ?

Ora scalo, ... Gli dico di si, che Lui ha capito, che il suo alpinismo.....e lo fisso negli occhi.
Lui mi sorride ancora più di prima, perchè ora sa che anche io ho capito.
E riprende a scalare.


Osti, fortuna che è domenica e posso leggere con calma Laughing .
Se però ti risponde con cosiderazioni profonde il Conte, rinuncio, chiederò un'edizione riassuntiva...Mr. Green
Benvenuto.
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Fabrizio Righetti



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MessaggioInviato: Dom Nov 01, 2009 8:43 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ciao,
Quando si va avanti con gli anni si è portati a ricordare e a fare confronti. Durante la gioventù si guarda avanti e del resto non c'è alternativa: la strada percorsa è poca e davanti a noi abbiamo la strada della vita da tracciare, quindi è impossibile non essere proiettati in avanti. Poi gli anni passano e si compie il fatidico giro di boa e la prospettiva inevitabilmente cambia. Ci rifugiamo nel nostro mondo fatto di ricordi, un po nostalgici e malinconici. Ricordi che però il tempo ha inesorabilmente ed inevitabilmente distorto senza che noi ce ne accorgessimo. Nella nostra staticità tutta umana facciamo fatica ad accettare la dinamicità e l'evoluzione. Pensiamo sempre che 'ai nostri tempi' tutto fosse migliore: anche l'andare in montagna. Chissà forse sarà anche in parte vero, ma nel non accettare il nuovo, rischiamo di diventare dei moderni Don Chischotte che combattono contro improbabili mulini a vento.
Io mi accorgo che il mio andare in montagna si è evoluto ed alla fine ne sono contento. Forse è per questo che continuo ad andare in montagna con lo stesso entusiasmo delle prime volte. Rinnovarsi, mettersi sempre di nuovo in gioco, ripartire da zero è forse il segreto per non invecchiare e rimanere dei Peter Pan.
Ma è ovvio che questo è il mio pensiero e le opinioni altrui servono da spunto proprio per queste discussioni.
Su una cosa sono in totale disaccordo: ma chi sono questi fantomatici grandi, sempre umili e schivi a cui non sfiora nemmeno per la testa la tentazione dell'orgoglio.
Aspettiamo le opinioni di giovani e vecchi!
Fabrizio
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leo



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MessaggioInviato: Dom Nov 01, 2009 10:45 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ecco qua uno dei giovani Mr. Green , non so com'era una volta ma non mi sembra che le pareti siano vuote, forse adesso si tende ad "ottimizzare" di più il tempo, grazie soprattutto ad internet si hanno notizie quasi in tempo reale di condizioni ecc... una volta per fare la Segantini si prendeva il treno fino a Lecco e poi si saliva per la val Calolden, su ai piani e poi ancora su, adesso parti da casa e poche ore dopo sei già di ritorno!

Non sono assolutamente un "forte" ma poche ore fa siamo scesi dai monti al buio con la sola luce della luna a farci compagnia, sarà ben poco ma a me basta Wink
_________________
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guidoval



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MessaggioInviato: Lun Nov 02, 2009 12:52 am    Oggetto: Rispondi citando

Se volete un vecchio, io SONO un vecchio. Il "c' era una volta" l' ho vissuto. Secondo me adesso c' e' spazio per tutti e tutto. Invece "una volta" NO.

Che schifo? che "tutti e tutto" siano "troppi"?
Pero' adesso, se uno ragiona con la propria testa, puo' comunque trovare le sensazioni di "una volta".
NON si stava meglio quando si stava peggio.

In generale diffido degli alpinisti troppo umili serafici puri schivi solenghi. Fanno strani discorsi e incontrano un po' troppa gente, invece di starsene a lottare silenti con l'Alpe come il protocollo prevede.

In montagna, come in ogni posto, di gente sana ce n' e' ancora anche (soprattutto) se non si fa le pippe con l' autocoscienza di classe. Basta andarci un po' e prima o poi la si incontra. Solo che non saprei se e' abbastanza sana per i fighi che cantano l' Alpe quella vera.

...mah!..
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Arterio Lupin



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MessaggioInviato: Lun Nov 02, 2009 2:03 am    Oggetto: Rispondi citando

Bene,

stasera passerò definitivamente per lo stronzo che si intrufola in discorsi più grandi di lui...

Però, quando vedo scritto "bozza da discutere" ed il termine "articolo" o "saggio", parte in automatico la deformazione professionale...

Perdonatemi subito.

Paopanza (nome che dà un minimo dapensare) riprende, in questo suo scritto abbastanza fluido inizialmente, poi più farraginoso, meno "leggibile" per l'assenza di spazi reali, le tesi ormai note, espresse in ben altri termini, dal notissimo Alpine Man di Planet Mountain.

Se osservate gli elementi distintivi di AM si ritrovano tutti:

il muoversi da solo, l'amare la pioggia che disseta e la neve che ovatta, la piazza del paese, il campanile da scalare... Sono tutti temi cari a molti dei post di Alpine Man.

Troppo facile ritrovare indicazioni più o meno velate al prete arrampicatore, quello che AM chiamava Don Appiglio e che ricorda fino troppo un don Butturini ed il Gruppo Condor...

Si ritrova, poi, l'ormai asfittica lotta tra l'antica "lotta con l'Alpe" ed il modo "moderno" di salire in montagna.

Una giustapposizione talora forzosa, in cui il rifiuto o l'allontanamento dalle tecniche moderne e dall'approccio "post nuovi mattini" altro non sono che l'edizione"letteraria" per questo sito degli attacchi ai "froci falesisti" o agli alpinisti dello spit e delle tutine, temi con i quali ha deliziato a lungo PM.

Andare a parlare con il vecchio che racconta e dice di essere stato ovunque e di aver voluto vedere "il vero alpinista" potrebbe essere un argomento degno di intersse per uno studio pscologico sui desideri e sui sogni di chi ama la montagna e riesce a scriverne.

ho apprezzato molto il passo in cui si immagina il vecchio che attende al Pesce il passaggio del primo in libera...
Davvero carina, ma rivelatrice: la lotta all'Alpe che prevede la grandezza, l'exploit ma senza far ricorso alle tecniche moderne e, soprattutto, all'approccio "giovanile", irrispettoso, alla Montagna..... Anzi, all'Alpe.

Una piacevole lettura, per qualche minuto.

Per il resto, una trasposizione in chiave letteraria (non senza pregio stilistico) delle tematiche di Am e, peraltro, ben note a chi conosce la annosa "diatriba" tra classicisti e modernisti, tra amanti dell'Alpe elitaria, per pochi, faticosa, e chi vede nella montagna un gioco, una filosofia, un qualcosa che permette di fare tutto ed il contrario di tutto ma in modo molto più scanzonato e privo di quella patina di eroismo che il Vecchio del racconto vorrebbe, invece, vedere.

La lotta ancora viva nell'animo di molti "alpinisti" che sognerebbero di poter tornare a provare quel che sentivano Tita Piaz, Comici, Cassin ed altri al ritorno dalle loro imprese, quando Beltrame magari dedicava loro una copertina della Domenica del Corriere e venivano additati come eroi...

Un bellissimo sguardo al passato ed alle sensazioni del passato. Ottimo per un racconto (che peraltro necessiterebbe di alcuni accorgimenti stilistici, nonostante la buona scrittura...), ma abbastanza scontata e ripropositivo di dibattiti triti nel contenuto.

Il vantaggio, dal mio modesto punto di vista, resta nel fatto che la Montagna regala ad ognuno un'immagine nuova e sempre differente di ciò che invece è sempre lo stesso. La montagna ha il potere id ispirare sensazioni, gioie, dolori, piacere, desiderio di raccontare, parlare, sognare... Per cui, anche riproporre le trite argomentazioni di AM in una nuova forma, tutto sommato, non è una cattiva idea: è come ripercorrere un sentiero ben conosciuto nella direzione opposta o in un'altra stagione...

Allla fin fine farà semrpe piacere.

buone Montagne a tutti
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airborne



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MessaggioInviato: Lun Nov 02, 2009 10:17 am    Oggetto: Rispondi citando

mah, balle..

ad esempio in onice abbiamo un ragazzo classe 88 che sale le montagne ancora con lo stile dei pionieri Laughing Wink

e poi a chi fa la gara a chi l'ha più lungo, o meglio più vecchio e puro, sarebbe da ricordare che le montagne non le hanno inventate paccard e balmat, e che già secoli prima della loro ascensione persone giravano per le valli, facendo cose ben più pratiche che scalare inutili ammassi di ghiaccio e roccia..
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Arterio Lupin



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MessaggioInviato: Lun Nov 02, 2009 10:21 am    Oggetto: Rispondi citando

Il piacere dell'inutile è uno dei maggiori godimenti della vita...

Forse anche salire sulle montagne per gioco è inutile, ma tra i passatempi resta pur sempre uno dei più belli...

Per cui, ben vengano anche le ciàcole al riguardo, basta dar loro il peso necessario... E nulla di più.

Buone Montagne
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airborne



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MessaggioInviato: Lun Nov 02, 2009 10:30 am    Oggetto: Rispondi citando

vero. mi considero fortunato infatti ad avere il lusso di poter girare in montagna solo per il gusto di farlo. e la cosa bella è che al giorno d'oggi posso permetterselo tutti, e non solo i conti albani o i dottoroni di milano Wink
ci deve essere però una parte dei miei geni che mi fa sentire in colpa, indi per cui quando posso sedo la coscienza portando a casa un po' di genziana o di achillea Laughing


p.s ah, mi sono accorto che forse non sono stato chiaro, il mio messaggio di prima si riferiva al post di paopanza
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Fabri



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MessaggioInviato: Lun Nov 02, 2009 11:09 am    Oggetto: Rispondi citando

Anch'io come Guido (a proposito alla grande quest'anno) sono un vecchio ed anch'io ho vissuto quelli che alcuni definiscono "bei tempi" certo che lo erano ma solamente perchè eravamo molto più giovani.Ogni periodo è figlio del precedente e nel contempo si pone in disaccordo\antagonismo con lo stesso.Quando iniziavamo a parlare di falesie , di scarpette a suola liscia , di cascate di ghiaccio e non solo di vette conquistate venivamo definiti "drogati" c'era chi scriveva su Scandere (annuario del CAI Torino) che eravamo dei "parassiti sociali".A mio avviso è sempre sbagliato mettersi in cattedra , ogni attività è figlia dei propri tempi , io non capisco , ad esempio, il dry tooling , ma è un problema mio non di chi lo pratica.Dopo aver salito ( e mi auguro di continuare a farlo) montagne in ogni continente posso semplicemente dire che dobbiamo sì guardare al passato ma solo per poter andare avanti e non compiacerci dei ricordi , dei "com'eravamo bravi e forti"
L'unico appunto ( permettetemelo) che mi sento di fare è che i giovani adesso partono subito molto forte , sicuramente a dei livelli per noi inimmaginabili , ma spesso mancano di quello che io definisco l'apprendistato cioè di quella base escursionistica\alpinismo facile \conoscenza dell'ambiente che ti permette di trarti d'impaccio quando ti succede un qualsivoglia impiccio , vuoi che cambi il tempo , vuoi fare tardi , vuoi dover bivaccare e vero che siamo tutti ipertecnologici ma sovente l'unica risorsa possibile siamo noi.
Per il resto che tutti parlino e che tutti sparino sentenze l'importante è sempre fare una attività che ci piace , con chi ci piace e tutte le volte che ne abbiamo voglia.
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PAOPANZA



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MessaggioInviato: Lun Nov 02, 2009 11:19 am    Oggetto: Pensare Rispondi citando

Grazie, siete molto stimolanti per il mio cervello.
La bozza del vecchio mi ha fatto molto pensare sull'evoluzione velocissima della società e quindi dell'andare a quattro zampe degli ultimi tempi.
Io ho visto questo complicato e forse contorto scritto come un richiamo al piacere del mettersi in gioco totalmente, non un ritorno al passato o un difendere antichi valori che non interessano più a nessuno.
Mi è piaciuto il senso della libertà se vissuta fin al limite di se stessi.
ciao
Ps:dove trovo la documentazione dell'annosa diatriba?
Pps: io sono sempre libero e mi piace scalare...ma non su ghiaccio...e non oltre la difficoltà naturale, cioè non faccio allenamenti specifici...se qualcuno ha voglia mi scriva
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Arterio Lupin



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MessaggioInviato: Lun Nov 02, 2009 7:39 pm    Oggetto: Re: Pensare Rispondi citando

PAOPANZA ha scritto:
Grazie, siete molto stimolanti per il mio cervello.
La bozza del vecchio mi ha fatto molto pensare sull'evoluzione velocissima della società e quindi dell'andare a quattro zampe degli ultimi tempi.
Io ho visto questo complicato e forse contorto scritto come un richiamo al piacere del mettersi in gioco totalmente, non un ritorno al passato o un difendere antichi valori che non interessano più a nessuno.
Mi è piaciuto il senso della libertà se vissuta fin al limite di se stessi.
ciao
Ps:dove trovo la documentazione dell'annosa diatriba?
Pps: io sono sempre libero e mi piace scalare...ma non su ghiaccio...e non oltre la difficoltà naturale, cioè non faccio allenamenti specifici...se qualcuno ha voglia mi scriva


Lo scritto non è né complicato, né contorto. Per chi segue da tempo il dibattito sull'evoluzione dell'alpinismo, è una sorta di summa di quanto spesso detto e ridetto...

Mettersi in gioco totalmente versus ritorno al passato...
No, non mi pare sia quello il succo. Il mettersi in gioco totalmente non è in contrapposizione alla riproposizione di antichi valori, anzi...
I grandi degli "antichi valori" si mettevano in gioco totalmente (vedi Preuss).
I grandi valroi del passato non è che non interessino più nessuno, anzi... Molto semplicemente il passato è passato e tutto si evolve... Magari a spirale, ma si evolve...

La documentazione della diatriba la trovi su Planet Mountain, cercando i topic sui quali scrive Alpine Man.

vedrai che anche lui ripropone, spess in forma provocatoria e scherzosa, la diatriba che può essere ritrovata nella lettera/scritto del vecchio.

Mi spiace declinare il tuo invito, ma sono troppo pippa per poterti accompagnare a scalare...
Sono un sesotgradista della parola, ma una vera pippa in roccia... Mi accontento di salire le classiche di Iv grado, dato che non mi alleno e sono dedito a tutti i vizi del mondo...

In ogni caso, è stato un piacere

Arterio
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Pastore Serafino



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MessaggioInviato: Mar Nov 03, 2009 10:56 pm    Oggetto: Rispondi citando

Magari fossi nato 50anni fa...
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leo



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MessaggioInviato: Mer Nov 04, 2009 12:50 pm    Oggetto: Rispondi citando

Pastore Serafino ha scritto:
Magari fossi nato 50anni fa...


Almeno incontravi il 10 di ogni mese il Grigna in posta???
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fabio palma



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MessaggioInviato: Sab Dic 19, 2009 9:24 am    Oggetto: Rispondi citando

Qualche passaggio ben scritto, il resto un pò così. Sul contenuto, che dire...io ormai viaggio per i 45, sono più verso una terza età che verso una prima, ma spero di ricavare ancora a lungo un prurito fastidioso verso certi atteggiamenti tutti radicati nella partenza "ai miei tempi". Su fuorivia addirittura qualcuno ha commentato la sintassi di una ragazzina, fortissima in falesia, sentenziando che stiamo diventando un mondo di superatleti ignoranti.
Mah.
La sintassi la si giudica a scuola, un racconto o un romanzo in un concorso letterario, e il modo di andare in montagna appartiene a tutti e a nessuno. Chi può affermare che Simon Anthamatten non vada oggi in montagna son uno Spirito peggiore di un Bonatti? A me viene quasi da dire il contrario, ma poi mi blocco e dico che ognuno porta la sua sensibilità, e vivaIddio è fantastico che di sensibilità ce ne siano ancora migliaia, tutte diverse.
Poi magari fra qualche anno o mese comincerò anch'io a scrivere frasi colme di rimpianto e malinconia verso i tempi andati...autorizzo tutti a darmi sane bastonate. sarò davvero vecchio, non solo fuori. Vecchiaia è un indice non tanto anagrafico, quanto piuttosto spirituale
_________________
Fabio
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