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LorenzOrobico
Registrato: 08/02/07 23:23 Messaggi: 9209 Residenza: Trescùr (BG)
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Inviato: Mer Set 16, 2009 2:08 pm Oggetto: Sass Maòr, 7 Settembre 2009 [ lungo racconto...] |
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Sass Maòr, 7 Settembre 2009
L’idea iniziale era di combinare qualcosa di bello in montagna con Giulio. Se n’era parlato ormai diverse volte e attendevamo solamente il momento propizio per partire...
Un’alta pressione stabile che si presenta all’improvviso ad inizio settembre è un regalo che non possiamo di certo rifiutare. Rimane da scegliere la destinazione. Tante sono le pareti interessanti in Dolomiti, ma poche suscitano in me un’attrazione particolare come la Est del Sass Maòr nelle Pale di San Martino. Questa montagna l’avevo ammirata molti anni fa dal Rifugio Pradidali durante una vacanza con la famiglia. Ero ancora un ragazzino, ma ricordo ancora perfettamente il profilo verticale di quel fungo di pietra emergere dalle nebbie dopo una giornata di pioggia. Di recente facendo ordine tra le vecchie riviste di montagna in soffitta mi ero come al solito perso a sfogliarle una dopo l’altra restando colpito dal numero di Maggio ’93 della Rivista del CAI. In copertina Manolo a torso nudo, fuseaux e maglietta attaccata all’imbrago sale in spaccata in un diedro giallo con una scioltezza imbarazzante. Sotto di lui il vuoto assoluto. Apro la prima pagina dove la didascalia recita: “Manolo sulla «Biasin» al Sass Maòr”. Di questa via mi aveva già parlato un amico veneto descrivendomela come la “via da fare” sulla Est. E una relazione dettagliata era presente anche nella ristretta selezione dolomitica di Ivo Rabanser. Ormai mi era entrata nella testa...
Nel freddo pomeriggio di domenica 6 settembre saliamo al rifugio del Velo, posizionato proprio sotto l’omonimo spigolo su una balza rocciosa molto panoramica. Sul sentiero incontro Lorenzo, un amico con cui ho condiviso qualche seduta di allenamento in falesia, forte alpinista e arrampicatore. Ha scalato lo spigolo del Velo con la sua compagna prendendo un freddo terribile a causa del vento da Nord, domani è diretto alla Cassin alla Torre Trieste. Essendo già le 15 non è il caso di fermarsi troppo a far chiacchiere e ci salutiamo, non prima però che lui abbia indovinato la nostra meta al primo colpo.
Arriviamo quindi al rifugio dove trovo Sebastiano, gestore e guida alpina, nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato molti anni fa: spaparanzato su una sdraio davanti al televisore e come se non bastasse i piedi appoggiati su uno sgabello. Al mio ingresso non batte ciglio, insieme a due ragazzi adolescenti sta guardando una puntata di Tarzan. Immaginate di entrare in un rifugio simbolo dell’arrampicata in Dolomiti e sentire un urlo nella jungla: “Ahoahoahoahoaaaaaaa!!”. Sebastiano è un tipo irriverente e che ti smonta facilmente: o lo ami o lo odi. Persino Giulio, uomo dalla calma proverbiale, capisce di avere davanti qualcuno di livello superiore: “A questo i problemi gli passano a chilometri di distanza...”. Io lo trovo simpaticissimo e inoltre è una fonte molto attendibile sulle vie e gli avvicinamenti, avendo percorso quelle montagne palmo a palmo. Quando gli dico “Biasin” si accende e ci tira fuori tre fotografie da angolazioni diverse per fornirci riferimenti visivi su approccio, attacco e via di salita!
La serata trascorre piacevolmente tra una cena perfetta e una lunga chiacchierata con una coppia di francesi, Philippe e Christine, che oggi hanno fatto la classica Solleder. Due persone che sprizzano voglia di vivere con cui passiamo in rassegna più o meno tutti i migliori luoghi delle Alpi dove arrampicare. Mi consigliano due perle della Spagna e una via da non perdere in Verdon, dopodiché sono talmente stanco solo al pensiero che andiamo a dormire, mentre la televisione trasmette X-Men primo episodio...
Alle cinque meno dieci siamo in piedi, io ho dormito talmente bene che faccio veramente fatica ad alzarmi, mentre Giulio... beh Giulio fa sempre fatica ad alzarsi... rapida colazione, ci copriamo con quasi tutto quello che abbiamo, indossiamo gli zainetti da parete, la corda e usciamo al freddo. Il cielo è sereno la luna illumina tutta la valle. Saliamo per sentiero verso la Cima della Stanga con un venticello che ci fa tremare, passiamo una cresta e scendiamo sul versante opposto, più riparato. Poi prendiamo la diramazione del Sentiero del Cacciatore, che scende per roccette e tratti erbosi verso la Val Canali. Mentre scendo uno dei tratti di roccette più esposti, dove non è il caso di cadere, mi viene in mente che proprio su questo sentiero il 3 Agosto 1964, dopo aver aperto la via con Samuele Scalet con due bivacchi in parete, morì Giancarlo Biasin. Questo particolare ha reso tristemente famosa questa via. Lo sarebbe stata comunque data l’importanza della linea e della parete. Nel tempo divenne infatti una classica dolomitica di alta difficoltà. Il grande Renato Casarotto venne qui per effettuare la prima solitaria invernale nel 1980. Questi pensieri svaniscono quando raggiungiamo i più dolci prati sottostanti: alzando lo sguardo verso i primi bagliori possiamo ammirare una splendida alba, una di quelle vedute da sogno con il mare di nebbia e le cime dolomitiche che emergono...
Passa meno di un minuto e improvvisamente ci appare la parete Est, illuminata dalla primissima luce. È una visione che in parte spaventa, ma il fascino dell’ambiente grandioso prevale su tutto. È un monolite massicccio alto circa settecento metri da questo lato.
Restiamo lì ad ammirarlo per un po’ prima di traversare alla sua base e percorrere le rocce che portano all’attacco, una rampa di arrampicata facile, ma su roccia solidissima che conduce alle cenge della Solleder. Breve pausa per imbragarci, Giulio indossa le sue nuove e comode scarpette fiammanti da via lunga.
Senza perdere troppo tempo ripartiamo slegati e con molta cautela sui primi tiri della Solleder fin dove, in corrispondenza di una comoda terrazza, parte la nostra via. La sequenza di entrata la trovo ostica a freddo, uno strapiombino a buchi veramente faticoso valutato solamente quinto nella nostra relazione, poi un traverso facile mi consente di inserirmi in mezzo a quel mare di ripide placche grigie che formano la prima sezione della parete. Queste si salgono con difficoltà medie su roccia favolosa e arrampicata entusiasmante: puro divertimento dove perdiamo decisamente il conto delle clessidre che si usano sia come protezioni intermedie che per fare sosta.
Finito il grigio tocca a me il primo tiro interlocutorio sui gialli, mentre a Giulio tocca il successivo traverso in obliquo, il primo tratto di sesto della via (e da lì fino all’uscita sarà una costante presenza...). Mi ero già accorto che il mio socio oggi era in giornata, infatti sale cauto nel friabile, ma ne viene fuori piuttosto rapidamente e va a sostare su un pulpito in piena esposizione con la corda che scende nel vuoto... Tocca a me: anche io non mi trovo male su questo tratto, forse quello con la roccia peggiore, ma decisamente più tecnico che faticoso. Una volta in sosta posso constatare che il vuoto è veramente totale ed è meglio farci da subito l’abitudine. Riparto con un traversino verso destra su roccia gialla ripulita, ma non del tutto affidabile, sotto i piedi l’abisso... ne vengo fuori in qualche modo e sopra di me trovo un bel diedro verticale con fessura nel mezzo. Parto subito deciso, non si riesce a scaricare bene sui piedi... con qualche patema mi riesco ad alzare di un paio di metri, ma non abbastanza per arrivare al successivo chiodo. Calma... cerco vagamente di riposare e piazzo un buon friend, poi riparto e finalmente riesco ad allargare i piedi in spaccata e raggiungere il chiodo che si vedeva dal basso. Ma certo! Questa era la famosa spaccata dove Manolo passeggiava in copertina... “fanculo” mi verrebbe da dire, ma non ce n’è il tempo, devo continuare a salire perché la benzina inizia a scarseggiare. Finalmente arrivo nel punto in cui si riesce ad uscire dal diedro per traversare a destra fino ad un piccolo terrazzino perfettamente orizzontale sospeso sul precipizio. Nella nicchia a fianco trovo la clessidra di sosta, incredibile un tiro del genere e neanche un chiodino in sosta, ma la clessidra è bella grossa. Qui bivaccarono i primi salitori. È il turno di Giulio, che sale con eleganza in libera e io dalla mia posizione laterale scatto fotografie a raffica.
Arriva in sosta contento, ma piuttosto affaticato. Nel ripartire la corda muove un sasso che parte nel vuoto... io non ho neanche il coraggio di voltarmi a guardarlo, ma giuro che non ricordo di aver sentito alcun rumore... ci guardiamo in faccia e scoppiamo a ridere. Il tiro successivo è un lungo traverso obliquo che riporta nel diedro e ne esce a sinistra.
Questa è stata sicuramente l’intuizione più geniale dei primi salitori, una diagonale che porta fuori dai gialli strapiombi centrali in una porzione di parete grigio-nera che, pur essendo verticale, è molto lavorata dall’acqua e consente una strepitosa scalata in libera. Ci lanciamo su questi muri a buchi con decisione e concentrazione, ben consapevoli che le nostre energie iniziano ad essere messe in discussione. E la via non ha intenzione di mollare. A un certo punto la relazione parla di VI+ senza artificiale. È il turno di Giulio che si ritrova su una placca nera piuttosto secca, la stanchezza è percepibile. Raggiunge con fatica una buona tacca orizzontale, ma non è ancora abbastanza in alto per rinviare il chiodo successivo, più spostato a sinistra. È stanco... con delicatezza estrae il cliff dall’imbrago, lo posiziona sulla tacca, lo carica, si appende, si riposa. Io trattengo il respiro, per quanto sono abituato a vedergli fare questi numeri. Nel settembre di undici anni fa esatti sulle vie moderne di Mongioie aveva affinato questa tecnica di riposo su cliff tra uno spit e l’altro. Riparte e raggiunge il chiodo, poi continua in obliquo e per fortuna le difficoltà calano di quel tanto da rientrare in carreggiata.
Ancora un tiro, poi un altro... e un altro... ci alterniamo al comando dandoci reciproco supporto. È incredibile ma quando uno dei due è in difficoltà, l’altro recupera energie che non pensava di avere, sono gli scherzi della testa, le cui risorse hanno sempre risvolti misteriosi. Ad ogni cambio si condivide la bellezza dell’arrampicata, la roccia, l’esposizione. Si dà un occhio al compagno per cogliere segnali di stanchezza e di gioia. Si scoppia a ridere alla prima battuta senza senso. Mi chiedo: che cosa è una cordata senza questa complicità ? Si può godere della roccia e della scalata, ma se ci si vuole bene si apprezza il tutto doppiamente e si crea un affiatamento che rende queste giornate indimenticabili.
L’ultima sosta prima di uscire dalle difficoltà è veramente appesa nel vuoto assoluto, ma oramai ci abbiamo fatto l’abitudine. C’è un’ultima pancia strapiombante con alcuni spit da agguantare e staffare per saltar fuori (in apertura erano chiodi a pressione). Mi produco in questo ultimo sforzo e sono finalmente in sosta aldilà della verticale.
Giulio mi raggiunge e continuiamo con cautela, ma ormai rilassati, sulle placche di terzo grado che portano in una zona di massi e quindi in vetta. Sono le 16:30, la luce pomeridiana inonda la Val Pradidali e la Val Canali, una giornata spettacolare...
Come da tradizione Giulio tira fuori il meritato premio per la vetta: un salamino da gustare lentamente...
...e a seguire cioccolata e leccornie di ogni genere. Intanto il tempo passa e il sole cala sull’orizzonte. Ci aspetta una discesa lunga da fare con attenzione, calate in corda doppia, ghiaioni, infine il rifugio e il sentiero verso valle con i camosci che si rincorrono tra le ultime luci prima della notte. Ma ormai che fretta c’è ? Restiamo qui ancora un po’ a goderci la nostra vetta e a fare nostro questo paesaggio per sempre...
Lorenz
15 Settembre 2009 _________________ Ascolta e dimentica, vedi e ricorda, fai e capisci.
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bughy
Registrato: 15/02/07 21:16 Messaggi: 641 Residenza: bergamo
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Inviato: Mer Set 16, 2009 2:24 pm Oggetto: |
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Che bel racconto! e ovvio, bella via....
Lorenzo, le foto sono fatte con la famosa nuova compatta che dicevi? noetvoliiiii |
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nikkor
Registrato: 16/02/07 19:36 Messaggi: 1529 Residenza: nei pressi di Rovato...
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gcavalli
Registrato: 03/09/09 13:22 Messaggi: 9
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Inviato: Mer Set 16, 2009 2:39 pm Oggetto: |
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Bellissimo racconto Lore !
La giornata ha dato emozioni fortissime. Leggendo qui, ho ri-vissuto (in parte) quelle bellissime sensazioni.
Il desiderio di affrontare nuove avventure e nuove ascensioni adesso è fortissimo.
... e improvvisamente non ho più voglia di lavorare. |
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Franz Event manager
Registrato: 13/02/07 00:33 Messaggi: 9722 Residenza: Berg...scia...Verona
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Inviato: Mer Set 16, 2009 2:54 pm Oggetto: |
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Festival verticale!
Ma quelle mani...quelle di Giulietto nella prima foto...
come fa ad averle così "effemminate"???
Lisce, vellutate,...
Non fa il pianista o la maglia per hobby,...  _________________ -Per me i fotoreports di Franz sono come i giornalini pornografici: non leggo il testo, guardo solo le foto. Quindi Franz, continua a postare i tuoi reports che altrimenti mi tocca riabbonarmi a "Le Ore" (un forumista di OTT) |
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gcavalli
Registrato: 03/09/09 13:22 Messaggi: 9
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Inviato: Mer Set 16, 2009 3:04 pm Oggetto: |
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Franz ha scritto: |
Ma quelle mani...quelle di Giulietto nella prima foto...
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Le mani della prima foto sono del Lorenz
Non ci si può sbagliare. Io non porto l'orologio  |
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Franz Event manager
Registrato: 13/02/07 00:33 Messaggi: 9722 Residenza: Berg...scia...Verona
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Inviato: Mer Set 16, 2009 3:06 pm Oggetto: |
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gcavalli ha scritto: | Franz ha scritto: |
Ma quelle mani...quelle di Giulietto nella prima foto...
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Le mani della prima foto sono del Lorenz
Non ci si può sbagliare. Io non porto l'orologio  |
Azzz...m'era sorto il dubbio!!!
Lorenzaaaaaaaaaa
PS: avevo frainteso, perchè le material-pictures sono Lorenz-style
PPS: ma la Nivea la mette prima o dopo le salite??  _________________ -Per me i fotoreports di Franz sono come i giornalini pornografici: non leggo il testo, guardo solo le foto. Quindi Franz, continua a postare i tuoi reports che altrimenti mi tocca riabbonarmi a "Le Ore" (un forumista di OTT) |
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gcavalli
Registrato: 03/09/09 13:22 Messaggi: 9
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Inviato: Mer Set 16, 2009 3:13 pm Oggetto: |
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[quote="Franz"][quote="gcavalli"] Franz ha scritto: |
ma la Nivea la mette prima o dopo le salite??  |
LorenzOrobico non invecchia mai
E' sempre giovane sia dentro che fuori.
Ad ogni modo arrampica da invidia, ed è questo quello che conta. Arrampica talmente bene che non ha bisogno di sporcarsi le mani  |
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Franz Event manager
Registrato: 13/02/07 00:33 Messaggi: 9722 Residenza: Berg...scia...Verona
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Inviato: Mer Set 16, 2009 3:16 pm Oggetto: |
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gcavalli ha scritto: | Arrampica talmente bene che non ha bisogno di sporcarsi le mani  |
Aspettavo solo e nient'altro che questa risposta...
Del resto te l'ho messa su un piatto d'argento...
...io invece per le mie passeggiate rocciose uso polpastrelli, palmo, dorso, unghie...e anche il c...  _________________ -Per me i fotoreports di Franz sono come i giornalini pornografici: non leggo il testo, guardo solo le foto. Quindi Franz, continua a postare i tuoi reports che altrimenti mi tocca riabbonarmi a "Le Ore" (un forumista di OTT) |
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gcavalli
Registrato: 03/09/09 13:22 Messaggi: 9
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Inviato: Mer Set 16, 2009 3:25 pm Oggetto: |
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bughy ha scritto: | Lorenzo, le foto sono fatte con la famosa nuova compatta che dicevi? noetvoliiiii |
In realtà no. Sono state tutte fatte con la mia Canon G9. Ce la scambiavamo ogni tanto sulla via (trattenevo il fiato quando ce la passavamo di mano in sosta).
In uno degli ultimi tiri strapiombanti, io ero da secondo ma con la macchina foto. Per amor di cronaca il Lore ha calato la corda (nel vuoto completo) e gliel'ho passata per fare qualche foto dalla sosta. Me la vedevo già precipitare nel vuoto e sfracellandosi sugli alberi 1200 metri più in basso.... non è successo niente  |
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Eva K
Registrato: 14/10/08 11:29 Messaggi: 1109 Residenza: ex rovatese... ora a Milano (sigh)
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Inviato: Mer Set 16, 2009 3:34 pm Oggetto: Re: Sass Maòr, 7 Settembre 2009 [ lungo racconto...] |
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LorenzOrobico ha scritto: |
Mi chiedo: che cosa è una cordata senza questa complicità ? Si può godere della roccia e della scalata, ma se ci si vuole bene si apprezza il tutto doppiamente e si crea un affiatamento che rende queste giornate indimenticabili.
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A parte i complimenti ecc ecc, questa frase mi ha colpita.
Quando la cordata è "giusta" la salita, la montagna e la giornata sono immensamente più belli e riempiono il cuore.
Grazie per il bel racconto e delle emozioni trasmesse! _________________ [...] strade che si sgretolano sui "deserti dell'irrazionale", balzano nella dimensione dell'instinto, si polverizzano nell'infinito deserto della creazione. (I. Guerini)
il mio blog: http://evak.altervista.org |
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brozio
Registrato: 16/02/07 20:46 Messaggi: 5151 Residenza: seriate (BG)
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Inviato: Mer Set 16, 2009 5:28 pm Oggetto: |
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racconto fantastico per una gran via ...complimentoni a tutti e due!!!!!
bravissimi!!!!!  _________________ se guardi bene c'è tutto!!!
infondo una cascata o l'altra...ol gias l'è sempre gias!!! |
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leo
Registrato: 25/02/08 21:43 Messaggi: 6823 Residenza: 3gasio
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Inviato: Mer Set 16, 2009 7:34 pm Oggetto: Re: Sass Maòr, 7 Settembre 2009 [ lungo racconto...] |
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Bellissimo racconto, pur non essendo un amante della roccia me lo sono proprio gustato
LorenzOrobico ha scritto: | Mi ero già accorto che il mio socio oggi era in giornata |
In effetti l'espressione è decisamente migliorata  _________________ “quello che facciamo non viene mai compreso, ma sempre e soltanto apprezzato o disprezzato.” |
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Pastore Serafino
Registrato: 06/09/08 14:15 Messaggi: 262 Residenza: Grigna Meridionale
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Inviato: Mer Set 16, 2009 9:23 pm Oggetto: |
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te fet semper delle belle foto, che compatta usi?? |
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mau
Registrato: 16/02/07 02:10 Messaggi: 205
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Inviato: Gio Set 17, 2009 8:03 am Oggetto: |
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mi inchino. |
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