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Eva K
Registrato: 14/10/08 11:29 Messaggi: 1109 Residenza: ex rovatese... ora a Milano (sigh)
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Inviato: Lun Apr 27, 2009 2:29 pm Oggetto: |
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nikkor ha scritto: | michelealebardi ha scritto: | come disse Stefan Sicgrest (spero di averlo scritto giusto) in una sua serata: quando sei al rifugio non vedi l'ora di essere sulla parete, invece quando sei in parete non vedi l'ora che finisca tutto e di essere al rifugio....è un mondo inspiegabile l'andar per monti,che io amo più di ogni altra cosa  |
In effetti e' cosi anche per me, o come dice Franz, e anche un po' come per Messner.
Come Sicgrest desiedero essere gia' fuori quando sono in sosta ad aspettare che il socio finisca il tiro, e ancora quando salgo da secondo. Ma quando si presenta la parete da salire allora si svuota la testa e, se ho fatto le cose a dovere e il grado e' mio allora non penso piu' e salgo. Ma il lunedi gia' si affievolisce la paura, e il we dopo son di nuovo in pista.
Cos'e' che ci spinge?
Io credo di infilarmi in posti simili per dimostrarmi che ce la faccio, per godere della mia capacita' di risolvere il problema e cavarmela.
Senza dubbio, come raccontava Roberto Ciri (www.vienormali.it) nella serata di giovedi scorso all'Ugolini, il momento piu bello di un'ascensione sono quei pochi passi prima della croce di vetta, che vorresti durassero in eterno: fuori dalle difficolta' ma ancora provato, felice di essere sopravvissuto, ma ancora in viaggio verso la tua meta che ora e' li facile e vicina. Al contatto col legno della croce svanisce tutto e torna la fatica e ricomincia un'altro viaggio, di sola fatica stavolta, verso l'auto.
Ciao! |
Quotissimo Nikkor!
Anche se spesso occorre, dopo lo spuntino e le foto in vetta, rimettersi in gioco anche per tornare all'auto. E non è sempre facile ritrovare la giusta concentrazione, a volte la tensione della salita si dilegua, e trovare la tensione positiva per scendere è dura.
Mi sa che abbiamo divagato (noooo!).
Cmq credo che il concetto di estremo sia relativo: se per Messner lo è farsi l'8000 senza ossigeno, per me potrebbe essere una via di VI da attrezzare, insomma è il grado "oltre il proprio limite". E' dove sei oggettivamente in pericolo e devi puntare tutto sulla concentrazione, sull'essere lì senza divagare e lasciar entrare la paura, dove ogni movimento conta, e un minimo errore può essere fatale.
Messner ha usato la frase ad effetto, ma in fin dei conti è così. Anche se il suo estremo è più estremo di quello di noi comuni mortali. _________________ [...] strade che si sgretolano sui "deserti dell'irrazionale", balzano nella dimensione dell'instinto, si polverizzano nell'infinito deserto della creazione. (I. Guerini)
il mio blog: http://evak.altervista.org |
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Kliff 62
Registrato: 26/04/08 18:34 Messaggi: 646 Residenza: Valle Seriana
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Inviato: Lun Apr 27, 2009 5:41 pm Oggetto: |
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Per me anche se non mi è simpatico , Messner ha ragione.In poche parole ha espresso moltissimo...  _________________ Tante cose buone a TUTTI |
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leo
Registrato: 25/02/08 21:43 Messaggi: 6823 Residenza: 3gasio
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Inviato: Lun Apr 27, 2009 7:40 pm Oggetto: |
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Al di là della differenza abissale che c'è tra un noi qualunque e il signor Messner secondo me ci sono varie analogie, prima fra tutte l'andare in posti dove c'è un potenziale pericolo e uscirne, meno margine c'è tra le nostre capacità e le difficoltà da superare e maggiore sarà il pericolo, però la sostanza penso sia quella, il cercare, chi più chi meno, il nostro limite, o magari solo avvicinarlo, ma comunque il metterci alla prova e trovare il modo per superarla! Nel mio caso questo vivere la montagna è valido solo in minima parte, generalmente preferisco girare in compagnia e divertirmi senza troppe farfalle nello stomaco  _________________ “quello che facciamo non viene mai compreso, ma sempre e soltanto apprezzato o disprezzato.” |
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skihaserl
Registrato: 24/04/09 12:55 Messaggi: 4
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Inviato: Mar Apr 28, 2009 9:50 pm Oggetto: |
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Quindi alla fine non siamo dei pazzi fanatici, ma dei sani appassionati  |
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paolo75
Registrato: 08/04/08 19:59 Messaggi: 1834 Residenza: Sesto San Giovanni
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Inviato: Mer Apr 29, 2009 6:58 pm Oggetto: |
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Boh... io non la vedo mica tanto come Messner, per quel che riguarda me è un po' troppo(non che mi voglia confrontare con lui sia chiaro).
Tutto è relativo, cosa vuole dire chi non vuole morire non va in certi posti? Qualsiasi cosa si faccia comporta dei rischi (anche a non fare niente e stare in casa può cadere il tetto), il fatto è quanto si cerca di stare lontano da questi.
Nelle rare volte che mi è capitato mio malgrado di essermi cacciato in una situazione pericolosa la cosa non mi è piaciuta per niente e mi è servita da lezione per restarmene alla larga prima di ricaderci.
Per come intendo io andare in montagna qualsiasi rischio cerco di calcolarlo e tenerlo alla larga, il piacere adrenalinico lo posso trovare anche quando il rischio massimo è quello di cadere e non farmi niente (non mi piace cadere nemmeno in falesia), ma sicuramente non è quello il motivo perchè scalo.
Sono disposto a torturare ma solo relativamente il mio corpo (forse temprare è la parola migliore) con la fatica nel portare uno zaino pesante o gli sci ai piedi, il freddo e il dolore dellle riscalddate alle mani quando scalo una cascata, alla stanchezza dei musculi e della testa quando salgo una fessura per me difficile e da proteggere (ma deve essere proteggibile!!!), o sopportare il mal di testa della quota ecc, ma nulla di più, perchè forse quella è la moneta con cui si deve pagare la soddisfazione della riuscita di un obiettivo più o meno grande (che per me può essere una via ai miei estremi o semplicemente una passeggiata immersa nei colori dell'autunno) o proprio perchè sono quelle "sofferenze" che rendono ancora più preziosa una giornata in montagna.
Le parole di Messner mi sembra dicano che nell'alpinismo ci sia una sfida con la vita, per mè stesso c'è al massimo una sfida con il mio corpo e con il mio spirito, la vita la considero un dono e quindi una cosa sacra che non la si può mettere a repentaglio solo perchè cosi si ottiene piacere o perchè si soddisfano le proprie ambizioni; poi va bè lui è stato un alpinista ai vertici mondiali e io sono uno a cui alla domenica se posso piace fare un giretto in montagna (non so nemmeno se mi posso definire alpinista), ma questo non significa che la mia passione sia debole, alla domanda "perchè vai in montagna" credo di non saper rispondere se non con cento spiegazioni che non riescono a trovare in profondità i veri motivi.
Secondo il mio parere ci possono essere già troppi rischi che a volte non si è in grado di valutare bene o che a volte l'ambizione non mi fa vedere (anche solo un bel pendio di polvere da scendere che ti fa venire una voglia...) per andare a rischiare un minimo di più.
La vedo anch'io come una sana passione (sana???) che non come un pericoloso fanatismo. |
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