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fabiomaz
Registrato: 25/10/07 10:15 Messaggi: 3178 Residenza: Bergamo
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Inviato: Lun Lug 11, 2022 12:14 pm Oggetto: Pizzo del Salto, via Alessandro Ritter o del gran Diedro |
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Quando nel 2015, avevo finalmente salito nel modo che piaceva a me la cresta Corti allo Scais, i miei obbiettivi "orobici" si erano come esauriti.
Nessuna salita mi appassionava e affascinava abbastanza, nessuna che fosse compatibile con le mie capacità (la nord della Presolana in libera non è nelle mie capacità), nessuna con lunghezza e complessità tale da farne "un obbiettivo", nessuna con roccia abbastanza buona, tranne forse, appunto, il Gran Diedro al Pizzo del Salto.
Ma la solitaria parete del Salto, le scarse ripetizione, le poche notizie disponibili mi intimorivano.
L'arrivo di mio figlio mi ha portato a cambiare l'attività, riducendo i miei già ristretti tempi e l'accettazione dei rischi, e così con l'altro neopapà, Davide, ci siamo concentrati su piccoli progetti o salite corte e veloci, magari lavorando un pò più sul grado e privilegiando la proteggibilità e l'uso delle corde.
Quest'anno la stagione proseguiva sui "nuovi canoni" e il Gran Diedro era lì, sospeso, come un vago desiderio difficilmente avverabile, poi lunedì Davide mi chiama e con gran nonchalance butta lì: sabato bel tempo stabile, andiamo a fare la Cassin al Badile?
Sussulto sulla seggiola e velocemente vado a riprendere una relazione della Cassin con il dubbio di ricordare male: 22 tiri di corda, 1100 metri di sviluppo, difficoltà fino al VI+..il modo migliore per farci ripescare dall'elicottero dopo un bivacco involontario in parete, e il conseguente, inevitabile, bando alle attività alpinistiche da parte delle rispettive mogli!
Con in mente Anna che mi strilla nelle orecchie rinfacciandomi la mia imprudenza e impreparazione tento il colpo con Davide: andiamo piuttosto a fare qualcosa di un po' più corto ma comunque su gradi simili, in ambiente isolato e selvaggio!
Andiamo a fare il Gran Diedro, poi valutiamo la Cassin.
Così messa Davide non può rifiutare, e così sabato mattina, alle prime luci, risaliamo la val Vedello.
In fondo alla valle, imponente e solitario, con la sua parete di quasi 600 metri incombente sulle vestigia della piccola morena, con il sole che ne illumina di arancione l'ultimo appicco della cima triangolare, svetta il pizzo del Salto.
L'approccio è veloce e per lunga parte pianeggiante. Ci teniamo a destra della morena dove il piccolo ghiacciaio si è oramai ritirato sul fondo della concavità in cui era insediato, e sfruttando una cengia che permette di evitare le rocce lasciate libere (e sporche) dagli scarsi apporti nevosi dell'inverno, ci portiamo a sinistra, al centro della parete.
La valle di Vedello, verde e dolce, con in fondo l'occhio azzurrissimo del lago di Scais, e i rumori lontani della casera portati dal vento, fanno da contrasto alla possente solitudine minerale da cui siamo avvolti.
Qui i telefoni non prendono, qui quando si entra nel lungo labirinto verticale che abbiamo sulla testa c'è una sola vai d'uscita, in alto e in avanti. La ritirata in doppia è difficile.
Qui è l'unico posto in cui vorrei essere ora.
Fatichiamo un po' a trovare l'attacco, non c'è il cordone arancione della relazione, ma arrampicando slegati arriviamo alla sosta del primo tiro, dove troviamo i resti di un recupero in parete effettuato lo scorso anno dal soccorso alpino.
Proseguiamo slegati fino all'attacco del 3 tiro. Qui i giochi, quelli veri, cominciano.
Sale Davide, su difficoltà di V+, VI- e in 50 metri trova 1 chiodo. Questo sarà il mood della salita, tiri lunghi lunghi e protezioni scarsissime. Poi è il mio turno sul tiro del traverso di 20 m con l'unico chiodo rosso a metà.
Vado io e sento una sensazione di piacere e leggerezza che però, scaramanticamente, non voglio confidare a Davide. Mi piace essere qui, mi piace viaggiare lontano dai chiodi, mi piace e il grado lo consente, cercare la sicurezza in tutti i miei movimenti più che nelle protezioni.
Il tiro successivo Davide finisce leggermente fuorivia, sotto una fascia di strapiombi.
Per rientrare devo fare un traverso discendente di una decina di metri e quando tocca a Davide, una presa si stacca facendogli fare un volo, senza gravi conseguenze, ma in cui picchia la schiena e che gli condizionerà la giornata.
Inizia la lunga serie dei tiri in diedro: la mia specialità. Adoro l'arrampicata in opposizione. Davide mi raggiunge e mi sgrida: in 50 metri hai messo tre protezioni!
Negli ultimi tiri Davide, risentendo dei postumi della caduta, mi cede definitivamente il comando. La via è bella, bellissima, logica, selvaggia. Il grado si tiene sul IV-V ma serve testa e oggi la mia testa ha deciso di essere una specie di Fort Knox che custodisce buone sensazioni.
Un ultimo tiro più duro e poi usciamo a 50 metri dalla vetta. Sono le 15.30. Otto ore in parete, con le giuste pause per mangiare e bere e il contrattempo del voletto.
Il Diavolo gioca a nascondino con le nuvole (rare) e cela il suo piccolo ghiacciaio.
Recupero Davide, un po' provato.
Sono soddisfatto e appagato.
Ci attende la discesa, che da queste parti è sempre una sofferenza e anche stavolta non sarà da meno.
La Cassin magari la facciamo un altro anno
Il pizzo del Salto, illuminato dal primo sole.
Ai piedi della parete, il ritiro della vedretta e le scarse nevicate hanno scoperto una nuova fascia rocciosa che aggiriamo per cengia.
La bucolica val Vedello alle spalle.
Davide sul traverso del 4° tiro
Momenti di arrampicata
Iniziano i lunghi tiri in diedro, prima il piccolo.
350 metri di aria sotto di noi ed è ancora lunga
Ma io mi diverto
Inizia il "gran diedro". Parte semplice e pian piano si impenna.
L'uscita è un passaggio stretto stretto
Ma subito dopo il panorama si allarga!
In vetta!
Dopo la faticosa discesa da canalone roccioso un ultimo sguardo al nostro "gigante".
Dalla diga di Scais verso la vedretta di Porola, attraversata da una grande frana
[/i] _________________ "TUTTO e' piu' facile delle Orobie" G.Valota
L'ultima modifica di fabiomaz il Lun Lug 11, 2022 5:43 pm, modificato 1 volta |
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Domonice Site Admin
Registrato: 08/02/07 23:39 Messaggi: 10745 Residenza: Franciacorta
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Inviato: Lun Lug 11, 2022 5:34 pm Oggetto: |
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Per un attimo ho pensato avessi linkato qualcosa di vecchio... Che spettacolo Fabio!!! Proprio sabato ripensavo a quando si postavano le gite fatte sul Forum, con una certa nostalgia. Le Orobie erano una palestra clamorosa e, vedo, lo sono ancora! Complimenti ad entrambi! _________________ www.on-ice.it
- i limiti sono nella tua testa - |
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LorenzOrobico
Registrato: 08/02/07 23:23 Messaggi: 9209 Residenza: Trescùr (BG)
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Inviato: Mar Lug 19, 2022 7:31 am Oggetto: |
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Gran bel racconto, come non ne leggevo da un po' e di cui si sente la mancanza qui su On Ice.
Grazie anche per lo spunto, di questi tempi servono alternative piantate verso il Nord.
La foto del diedro di uscita ricorda i camini della Cassin
Mi sono andato a rileggere questo topico storico: http://www.on-ice.it/onice/viewtopic.php?t=11250 _________________ Ascolta e dimentica, vedi e ricorda, fai e capisci.
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Zeno
Registrato: 26/06/14 17:59 Messaggi: 361 Residenza: Torre Boldone
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Inviato: Mar Ago 02, 2022 5:30 pm Oggetto: |
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Avevo letto sibito ma poi non avevo avuto tempo di rispondere.
Che spettacolo Fabio, grazie della condivisione.
Penso che sia una via che tanti scalatori orobici hanno desiderato: sembra davvero l'anello di congiunzione tra le vie plaisir (s.l.) della Presolana e del Pinnacolo apprezzate anche fuori provincia (ancora una volta s.l.) e i vari marcioni avventurosi che piacciono solo a noi nostrani.
Detto ciò non mi immagino una frequentazione abbondante... bravi che siete andati e che avete pubblicato.
Avrei dovuto fare quest'estate la mia tesi proprio lì in Val Vedello ma alla fine si è infortunato il mio compagno di studi e quindi ho dovuto cambiare piani. Ma una visita a questa via sarà proprio da fare in ogni caso.
Alcune foto sono proprio belle e dal punto di vista collezionistico non mi resta che concludere: una di meno per fare 88! (a proposito, a quanto sei?)
Alla prossima _________________ Mola mia, leu! |
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