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Bimbi in montagna
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Vezz



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 12:46 pm    Oggetto: Rispondi citando

simon ha scritto:
veloce per non andare off-topic:
il cortisone non salva la vita nelle emergenze respiratorie!
L'adrenalina!! (e simili)
Se hai un bimbo asmatico o allergico questo devi sapere
visto che Vezz ha giá confermato, chiudiamo la parentesi


No beh, in realtà, parlando di crisi asmatiche, il cortisone in endovena salva eccome. Va bene anche per via orale nelle crisi non estremamente gravi, ma che potrebbero evolvere in gravi.
Per aereosol non è efficace.
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Le montagne da lontano paiono azzurre...
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Vezz



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 12:50 pm    Oggetto: Rispondi citando

s_u ha scritto:
Vezz ha scritto:

[...], è una mia percezione: iniziare ad affrontare cose difficili da piccoli espone a un aumentato rischio di eventi spiacevoli in età adulta. Perlomeno a causa del voler costantemente alzare l'asticella.


Attenzione a non confondere la difficoltà con il rischio. In questo andrebbe trattata anche la percezione del rischio (molto personale) oltrechè il pericolo (oggettivo).

Non condivido l'equazione "alzare l'asticella" = potenziale aumento di "eventi spiacevoli" ....e perchè mai? Imparare a superare le difficoltà è un meccanismo di apprendimento assai ben consolidato e applicato in tutte le discipline sportive: nel bambino questo meccanismo è assai più sviluppato che nell'adulto.

In ultimo, sono sempre stato dell'opinione che prima ancora di insegnare a scalare le montagne si dovrebbe insegnare ad andare per mulattiere, sentieri e geroni a prescindere dall'età, solo perchè ritengo molto più importante saper riconoscere il terreno entro cui ci si muove.


Sì, mi sono espresso male. E pure la storia dell'asticella non è consequenziale.
Ma è innegabile che, tranne eccezioni, vie più difficili espongono a rischi oggettivi maggiori.
Essere preparati aiuta molto, ma quello che contesto è che fare cose difficili o pericolose fin da piccole aiuti in questo senso. A mio avviso è meglio, come tu stesso affermi, una lunga frequentazione di sentieri e ghiaioni, anche per non confondere l'ambizione con la passione.

E cmq lo spunto è nato da bambini di età minore o uguale a 10 anni. A 15-16 anni (età per la quale non definisco bambini) il discorso già cambia decisamente.
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s_u



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 2:10 pm    Oggetto: Rispondi citando

Non voglio fare disquisizioni da accademia, quindi dopo questa replica lascio spazio ad altri.

Vezz ha scritto:

Ma è innegabile che, tranne eccezioni, vie più difficili espongono a rischi oggettivi maggiori.


Quello che è innegabile è solo che vie più difficili richiedono esperienza e preparazione maggiore. I rischi maggiori te li assumi (o li fai assumere) se questo bilanciamento viene a mancare.

Vezz ha scritto:

quello che contesto è che fare cose difficili o pericolose fin da piccole aiuti in questo senso.


E’ “difficile” una via di IV grado per una adulto che non ha mai scalato così come è difficile una camminata di 3 ore su sentiero per un bambino che non ha mai fatto preparazione aerobica. Potrebbe invece essere più “rischiosa” la seconda attività se le tre ore di cammino comprendono attraversamenti di ghiaioni con massi instabili.

E’ oggettivamente “pericoloso” per un buon alpinista affrontare la via di IV grado con le ciabatte, è ancor più pericoloso (oggettivamente) percorrere un sentiero di croda dolomitica se chi lo pratica non possiede una benchè minima cognizione dell’ambiente in cui si sta muovendo.

L’età non è una variabile di rilievo nell'esposizione ai rischi, mentre lo è la competenza (o esperienza se preferisci): semplicemente ti “assumi” una porzione di rischio se lo fai in prima persona oppure ne “trasferisci” una parte se ti affidi ad altri.
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Vezz



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 2:22 pm    Oggetto: Rispondi citando

Si va bene, tutto giusto.

Uno stesso alpinista preparato può avere un incidente mortale su una parete verticale con una percentuale maggiore rispetto a un sentiero di fondovalle.
Che la preparazione sia fondamentale siamo d'accordo, che sia tutto non credo.
L'età può essere una variabile di rilievo nell'esporsi a certi rischi, come mi pare sostenga Simon.

Per andare sul concreto, come ben hai fatto tu:
io credo che un 14enne con esperienze su vie di V-VI grado in ambiente sia più invogliato, nel corso della sua vita a tentare esperienze "Himalayane", rispetto a un 14enne con esperienze di lunghe escursioni a rifugi.
Il primo sarà più preparato, ma secondo me, sui grandi numeri, campa di meno.
Non dico che sia un bene o un male, mi limito ad osservare.
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Chomolangma



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 3:19 pm    Oggetto: Rispondi citando

Capisco il discorso.

Sarebbe interessante capire se vale di piú una vita passata a fare cio che ami che ti porta morire a 30 anni in himalaya ( o ovunque ma comunuque scalando), o una passata dietro a una scrivania a servire il sistema fino ai tuoi 70 anni dietro una scrivania per poi morire a 100 anni...

Poi ci sono le eccezzioni, ma per l'appunto, sono eccezzioni, basta pensare a Bonatti, o a chiunque abbia un lavoro che ama, purtoppo queste cose sembrano rare al giorno d'oggi e siccome non é possibile considerare tutte le eventualitá ho espresso il concetto mostrando due estremi. Questo per evitare di andare off-topic con commenti inutili, spero l'esempio sopra sia chiaro.
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A salvare le alpi non saranno gli ecologisti,
ma chi rifiuta il consumismo,
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Vezz



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 5:22 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ieri sono andato per la prima volta a pescare e mi sono divertito parecchio (s mio padre avesse avuto questa passione magari sarei rimasto uomo di pianura e avrei evitato un'attività rischiosa).
Stamane ho fatto il mio dovere ascoltando necessità di una ventina di pazienti e credo di essere stato utile, ora sto andando dalla morosa un'ora prima di incominciare il turno notturno del quale ne farei a meno.

Questo per dire che di cose da fare, belle o brutte, ma comunque intense, ce ne sono a iosa.
La montagna ci porta spesso a volerla considerare tutta la nostra vita, ma lo è veramente?

Mi accorgo di non aver espresso a dovere il concetto, ma appunto sono in viaggio e spero si faccia comprendere.
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Chomolangma



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 6:40 pm    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
La montagna ci porta spesso a volerla considerare tutta la nostra vita, ma lo è veramente?


Bella domanda, mi prendo il mio tempo per rispondere.
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simon



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 6:58 pm    Oggetto: Rispondi citando

Chomolangma ha scritto:
Citazione:
La montagna ci porta spesso a volerla considerare tutta la nostra vita, ma lo è veramente?


Bella domanda, mi prendo il mio tempo per rispondere.


la risposta é NO!
non fare questo errore!
Wink
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guidoval



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 10:23 pm    Oggetto: Rispondi citando

I contenuti sono traslati fatalmente da 'bimbi in montagna' a 'bimbi troppo cresciuti in montagna'. cioè si è finiti a un millimetro dalla montagna assassina da un lato, e a un altro millimetro dai grandi perché dell'alpinismo sul lato opposto. Proprio questo mordersi la coda mi fa chiedere: non è che forse, invece, sia umano e naturale e cosa buona e giusta che i padri proiettino sui figli le loro aspirazioni? Rolling Eyes dato che qui si cimentano in queste cose addirittura e maggioritariamente dei non-padri, l'interrogativo mi pare pertinente. Chissà? In fondo proveniamo da decenni nei quali, sotto varie forme, si sono tentate infinità di pedagogie alternative a quelle tradizionali, che hanno sempre compreso tassi sensibili di discrezionalità, autorità, autonomia, e perfino coercizione da parte dei genitori nei confronti dei figli. A me non pare che i risultati delle pedagogie contemporanee siano così positivi. Mentre ho molto ben presente che io stesso e TUTTI i miei TANTI coetanei portati presto in montagna, oppure lasciati pascolare allo stato brado senza la Gestapo a controllare se avessimo o no il casco quando ci arrampicavamo in cima alle piante, siamo ben contenti di quel che abbiamo potuto fare e giudichiamo quegli obblighi e quelle libertà, con i rischi connessi e gli incidenti successi, una fase fondamentale della nostra educazione nonché divertimenti e giochi eccitanti e ineguagliabili. Mentre giudico due perfetti coglioni i miei due nipoti, materiali inerti coltivati secondo i criteri moderni della sicurezza totale. Come puoi fidarti di un bambino che torna a casa senza ginocchi e gomiti sbucciati, e possibilmente un dente rotto?
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Bù ma mia cuiù


L'ultima modifica di guidoval il Mer Mag 20, 2015 11:45 pm, modificato 3 volte
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guidoval



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 10:46 pm    Oggetto: Rispondi citando

Vezz ha scritto:

La montagna ci porta spesso a volerla considerare tutta la nostra vita, ma lo è veramente?


Ma tu Vezz Idea per caso, guardi spesso Marzullo Question
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Bù ma mia cuiù
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guidoval



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MessaggioInviato: Mer Mag 20, 2015 11:43 pm    Oggetto: Rispondi citando

Una volta esisteva la sana abitudine di mandare i figli 'in colonia'. Erano luoghi nei quali la numerosa figliolanza delle prime generazioni italiane post belliche si addestrava alla normale convivenza tra esseri viventi simili, alla conoscenza degli altri, al rispetto di regole elementari di educazione, a divertirsi in un modo diverso dallo spiaccicare settimane intere a fare un cazzo dalle 11 del mattino, attuale orario medio di risveglio al mondo dei giovin signori, alle 01.00, attuale orario medio di rientro dalle imprese estive allo smartphone sdraiati sulle sedie del bar per gli appartenenti alla fascia quinta elementare-terza media.
Le colonie montane erano condotte perlopiù dalle parrocchie, e per qualche settimana estiva stormi di bambini (e bambine!) passavano quotidianamente sotto il naso a noi bambini local per le mete tradizionali: il torrente, il mulino, il castello, il picnic di qua, la gitarella di là, i minitornei al campetto e settimanalmente, eventi clou, le grandi imprese dell'escursionismo eroico: preti indomabili (vestiti da prete!) conducevano file di centinaia di bambini normalmente disciplinati e normalmente parlanti a livelli di volume ancora definibili come umani verso i templi orobici dei Laghi Gemelli, del Branchino, del laghetto di Pietra Quadra ecc. Dalle stelle alle stelle: partenza e rientro al buio. E poi, verso la fine del mese di grande alpinismo orobico, c'era la programmatissima gita-evento alla madre di tutte le montagne: l'ambìto, bramato e temuto Corno Stella!
E così per decenni, ogni estate, uno o più bambini lasciavano le penne nelle Orobie con particolare frequenza appunto sul Corno Stella cadendo verso i Carisoli nell'ultimo tratto di sentiero pianeggiante ma esposto su prato verticale. Lo sapevi dall'Eco, dalle voci circolanti in valle (al mercato), e a messa. Lo so che sarebbe stato meglio che quei bambini non fossero caduti, che bisognava legarli, mettergli il casco, educarli progressivamente alla montagna ecc ecc. Cioè, in pratica: non portarli sul Corno Stella e sul Menna, per i tempi. Però so anche che gli altri decine di migliaia di bambini sopravvissuti hanno fatto esperienze che li hanno messi nelle condizioni di scegliere tra quel tipo di cose e quell'altro, che ai tempi consisteva in una diffusa e recalcitrante evasione dell'obbligo scolastico soprattutto tra i figli dei genitori meno abbienti, impegnati entrambi a lavorare senza poter parcheggiare la prole nel tempo pieno, nella diffusione dell'alcolismo anche tra giovanissimi, nelle prime droghe pesanti, ecc.
...mutatis mutandis Wink
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MessaggioInviato: Gio Mag 21, 2015 2:04 am    Oggetto: Rispondi citando

La risposta alla domanda di vezz, per me, é no.
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Detrito Hdemico



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MessaggioInviato: Gio Mag 21, 2015 11:45 am    Oggetto: Rispondi citando

A questo mondo l’unica cosa di cui tutta l’umanità non può fare a meno è l’aria che respira, tutto il resto è discutibile e sostituibile.
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MessaggioInviato: Gio Mag 21, 2015 5:59 pm    Oggetto: Rispondi citando

guidoval ha scritto:
Vezz ha scritto:

La montagna ci porta spesso a volerla considerare tutta la nostra vita, ma lo è veramente?


Ma tu Vezz Idea per caso, guardi spesso Marzullo Question


Mai. Sono autodidatta Very Happy


guidoval ha scritto:
Una volta esisteva la sana abitudine di mandare i figli 'in colonia'. Erano luoghi nei quali la numerosa figliolanza delle prime generazioni italiane post belliche si addestrava alla normale convivenza tra esseri viventi simili, alla conoscenza degli altri, al rispetto di regole elementari di educazione, a divertirsi in un modo diverso dallo spiaccicare settimane intere a fare un cazzo dalle 11 del mattino, attuale orario medio di risveglio al mondo dei giovin signori, alle 01.00, attuale orario medio di rientro dalle imprese estive allo smartphone sdraiati sulle sedie del bar per gli appartenenti alla fascia quinta elementare-terza media.
Le colonie montane erano condotte perlopiù dalle parrocchie, e per qualche settimana estiva stormi di bambini (e bambine!) passavano quotidianamente sotto il naso a noi bambini local per le mete tradizionali: il torrente, il mulino, il castello, il picnic di qua, la gitarella di là, i minitornei al campetto e settimanalmente, eventi clou, le grandi imprese dell'escursionismo eroico: preti indomabili (vestiti da prete!) conducevano file di centinaia di bambini normalmente disciplinati e normalmente parlanti a livelli di volume ancora definibili come umani verso i templi orobici dei Laghi Gemelli, del Branchino, del laghetto di Pietra Quadra ecc. Dalle stelle alle stelle: partenza e rientro al buio. E poi, verso la fine del mese di grande alpinismo orobico, c'era la programmatissima gita-evento alla madre di tutte le montagne: l'ambìto, bramato e temuto Corno Stella!
E così per decenni, ogni estate, uno o più bambini lasciavano le penne nelle Orobie con particolare frequenza appunto sul Corno Stella cadendo verso i Carisoli nell'ultimo tratto di sentiero pianeggiante ma esposto su prato verticale. Lo sapevi dall'Eco, dalle voci circolanti in valle (al mercato), e a messa. Lo so che sarebbe stato meglio che quei bambini non fossero caduti, che bisognava legarli, mettergli il casco, educarli progressivamente alla montagna ecc ecc. Cioè, in pratica: non portarli sul Corno Stella e sul Menna, per i tempi. Però so anche che gli altri decine di migliaia di bambini sopravvissuti hanno fatto esperienze che li hanno messi nelle condizioni di scegliere tra quel tipo di cose e quell'altro, che ai tempi consisteva in una diffusa e recalcitrante evasione dell'obbligo scolastico soprattutto tra i figli dei genitori meno abbienti, impegnati entrambi a lavorare senza poter parcheggiare la prole nel tempo pieno, nella diffusione dell'alcolismo anche tra giovanissimi, nelle prime droghe pesanti, ecc.
...mutatis mutandis Wink



Mala tempora currunt.
Si può passare sopra i due bambini "sacrificati" in nome della sana educazione degli altri mille, almeno finchè non sono i figli tuoi.
Il mondo si è evoluto (ho involuto), sarei stato felice di vivere un'infanzia simile. Come ho sempre guardato con una certa invidia i bimbi africani scorrazzare per le polverose strade dei villaggi.
Ma fortunatamente esistono anche le vie di mezzo, tra il libero scorrazzare dei bimbi e la campana di vetro. Essere genitore oggi è, sotto questo aspetto, più difficile di un tempo.

Detto ciò, non stiamo affermando che portare i bimbi in montagna sia sbagliato, stiamo riflettendo su come farlo.


Detrito Hdemico ha scritto:
A questo mondo l’unica cosa di cui tutta l’umanità non può fare a meno è l’aria che respira, tutto il resto è discutibile e sostituibile.


Amen
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Vezz



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MessaggioInviato: Gio Mag 21, 2015 6:01 pm    Oggetto: Rispondi citando

Chomolangma ha scritto:
La risposta alla domanda di vezz, per me, é no.


No, anche per me.
Eppure la montagna condiziona non poco i miei impegni, la mia socialità e plasma e contribuisce al mio modo di essere.
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