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stavolta l'ho vista brutta
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Autore Messaggio
Eva K



Registrato: 14/10/08 11:29
Messaggi: 1109
Residenza: ex rovatese... ora a Milano (sigh)

MessaggioInviato: Lun Nov 28, 2011 2:17 pm    Oggetto: stavolta l'ho vista brutta Rispondi citando

Ho voglia di scambiare due chiacchere forse un po' personali ma credo che riflettano una situazione purtroppo troppo diffusa tra noi 30-40enni.

Stavolta, davvero, l'ho vista brutta.
Ho passato un anno incasinato e difficile dal punto di vista lavorativo: in questo periodo, un anno fa, partivo per la Francia dopo una brutta esperienza lavorativa alla quale per scelta avevo posto termine. Dopo 3-4 mesi torno in Italia, trovo un lavoro come sostituzione maternità, siccome l'azienda non va tanto bene l'ambiente è ancora una volta orribile e opprimente.
Vietate le pause, vietato parlare di cio che non è lavoro, il caffè te lo fai e te lo bevi mentre lavori, ti fanno sentire un'idiota anche se sai benissimo che non lo sei. Un sabato mattina su due si lavora e i ponti sono vietati, non te li danno neanche se piangi.
Questo a 50 km da casa che mi costano 200 euro al mese di gpl (meno male che ho quello) e un bel po' per mangiare fuori nelle ben 2 ore e mezza di pausa pranzo imposta.

Finisce l'incubo il 30 settembre (torna la neomamma, con una voglia sotto i piedi, ma del resto...), ad essere disoccupata mi sento quasi sollevata...
Inizio a mandare cv, una 10ina al giorno, mi iscrivo alle liste di disoccupazione.... in un mese e mezzo NON SONO MAI STATA CHIAMATA NEMMENO PER UN COLLOQUIO. MAI. Nemmeno quando ho risposto ad annunci per i quali ero perfettamente in linea. Nemmeno i colloqui preliminari delle agenzie di collocamento (famigerate, di solito una gnarellina con la cicca in bocca ti chiede cosa hai studiato, che lingue sai e cosa sai fare quando ha il tuo cv davanti al naso). Nemmeno quello.
Cerco a Brescia e a Milano, dove non voglio tornare, dopo 4 anni.... ma piuttosto di niente va bene.
La vedo brutta, stavolta davvero.
E' stato un caso che una mia amica mi abbia detto che in un negozio di Milano cercavano una persona per Natale ma da poi riconfermare, lei non poteva per motivi suoi e voleva portarmi a fare un colloquio.
Al colloquio i proprietari mi riconoscono, (ero stata cliente), chiaccheriamo, e finalmente arriva la fatidica telefonata una sera che tornavo dalla falesia.

Per la prima volta nella mia vita sono stata addirittura felice di tornare a Milano (la odio, non si vede mai il cielo) e di lavorare nei week end fino a Natale....
E so di avere avuto un colpo di culo che mai nella vita, perchè ora va tutto bene, (almeno fino a fine gennaio.... poi la speranza è sempre l'ultima a morire), colpo di culo perchè la mia amica si è ricordata di me, perchè lei non poteva, e pensare che 3 settimane prima ero passata di lì come cliente, ma al ragazzo che mi ha servito mi ero troppo vergognata di chiedere se cercavano per Natale, perchè quando non hai un lavoro finisce che ti vergogni, ti senti senza una tua identità e dignità. Mi vergognavo anche a cercare soci qui sul forum per le infrasettimanali...
Guardavo i marocchini in bici in giro a Rovato e pensavo che anche loro stavano andando al lavoro, mentre io andavo a scalare perchè il lavoro non ce l'avevo e chissà quando sarebbe cambiato qualcosa.

Ho scritto perchè so che qui dentro, tra chi legge, c'è più di qualcuno che ha passato o sta passando situazioni simili, perchè avevo voglia di dire qualcosa su come ci si sente.... La roccia, gli amici, i compagni di cordata mi hanno dato la forza di non abbattermi, di passare giornate stupende e non pensare troppo per qualche ora, in cui li pensiero era uscire da quella cazzo di parete dove ci si era infilati
Wink
A volte condividere aiuta, sentire storie, potersi sfogare, io ne avevo solo voglia.
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[...] strade che si sgretolano sui "deserti dell'irrazionale", balzano nella dimensione dell'instinto, si polverizzano nell'infinito deserto della creazione. (I. Guerini)

il mio blog: http://evak.altervista.org
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Fabrizio Righetti



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MessaggioInviato: Lun Nov 28, 2011 6:47 pm    Oggetto: Rispondi citando

Cara Eva, grazie per avermi reso partecipe delle tue emozioni così ben raccontate e sintetizzate. Penso che nelle tue parole, purtroppo, si ritroveranno in molti, e questo non è una cosa piacevole. Consolati pensando che anche questo poco gratificante periodo che ti sei lasciata alle spalle in qualche modo ti ha fatto altri aspetti di questa 'tribolata' vita.
Un'ultima cosa: è vero che una passione, nel nostro caso quella per la montagna, può aiutare a superare i momenti di sconforto ma, concedimi, che è pur vero che spesso per fare certe cose bisogna avere la mente rilassata e libera dalle preoccupazioni.
Se capiterà passerò a trovarti dal negozio e magari, visto che il lavoro c'è l'ho, farò pure un acquisto Very Happy
A presto per un'arrampicata
Fabrizio
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leo



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MessaggioInviato: Lun Nov 28, 2011 8:27 pm    Oggetto: Rispondi citando

Questo me lo sono letto tutto e con piacere Wink ... anche se le infra sono comunque vietate Laughing

Fabrizio Righetti ha scritto:

Se capiterà passerò a trovarti dal negozio e magari, visto che il lavoro c'è l'ho, farò pure un acquisto Very Happy


Già che sei li puoi comprarmi un regalino per natale, non mi offendo Cool Cool
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“quello che facciamo non viene mai compreso, ma sempre e soltanto apprezzato o disprezzato.”
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Luca Bono



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MessaggioInviato: Lun Nov 28, 2011 9:00 pm    Oggetto: Rispondi citando

bella storia, mi ci ritrovo tanto, soprattutto se penso a un annetto passato nella tua situazione...e mi ritrovo anche nel pensnsiero di Fabrizio: quando l'angoscia dell'essere disoccupato ti rode dentro, non è facile trovare la serenità necessaria per la montagna, almeno per me era così

io ho dovuto passare qualche mese di "purgatorio" prima di trovare quello che non posso non definire un buon lavoro, ma non credo di esagerare nel dire che oggi per guadagnarsi la pagnotta, soprattutto nel cosiddetto ambito "libero professionale" quello per intendersi di architetti, avvocati, veterinari (questo è il mio caso"), si fanno i salti mortali, e non è una frase fatta ma vuol dire lavorare a volte anche 14 ore al giorno (come è successo a me ieri), far fronte a spese non considerate come tasse, commercialista, corsi di formazione, e soprattutto avere a che fare con la gente che oggi secondo me è sempre più difficile. Tengo a precisare che nel mio caso i miei superiori non si esimono dal fare loro stessi sacrifici sia in termini economici che di tempo personale, il che non è sempre scontato (anzi)

il grosso problema è che la situazione del lavoro italiana è sempre più paradossale e non credo che l'estro italico e la grande produttività che sappiamo esprimere possa più far fronte e controbilanciare le troppe difficoltà: mancanza di tutela ai lavoratori, far west e anarchia nei contratti, burocrazia folle, classe politica-casta che si autoalimenta e vive nello sfarzo soffocando nelle tasse chi lavora.
Last but not least, la politica dissennata delle università per cui in Italia tutti devono essere dottori in nome di un demagogico "DIRITTO ALLO STUDIO" che suona tanto di libertè fraternitè egalitè (e aggiungerei anche inculattè) ma ha prodotto una massa di giovani disoccupati/operatori di call center laureati/emigranti e una carenza di professionisti del lavoro manuale, che evidentemente è diventato nellla nostra mentalità una specie di gradino inferiore del sistema sociale tipo sistema delle caste indiano.

ora vado a cucinarmi le scaloppine allo yogurt, attendo con ansia il riscontro del valota (sulle scaloppine ovviamente)
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leo



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MessaggioInviato: Lun Nov 28, 2011 9:12 pm    Oggetto: Rispondi citando

Luca Bono ha scritto:
...


Per me c'è una piccola differenza tra te e la Eva. Lei cerca/va un lavoro qualsiasi, te, invece, hai sempre cercato nel tuo ambito Arrow

Per il discorso studi sarebbe meglio davanti ad una birra, ma se escono 20000 fiilosofi l'anno (sparo a caso sia chiaro Laughing ), diventa dura per loro trovare lavoro Idea
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Luca Bono



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MessaggioInviato: Lun Nov 28, 2011 10:24 pm    Oggetto: Rispondi citando

però dovrebbe far riflettere che, da una parte è difficile trovare un lavoro qualunque (non ho pretese, mi va bene qualunque cosa ma non trovo), dall'altra chi è qualificato anche a livello universitario fatica a mettersi in luce nella massa di un titolo che è più svalutato del rublo

poi c'è la grande beffa finale: spesso chi, pur essendo qualificato, scende a compromessi e cerca un lavoro qualunque mettendo nel cassetto anni di università, si sente rimbalzato in quanto "troppo qualificato" Rolling Eyes
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guidoval



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MessaggioInviato: Lun Nov 28, 2011 11:44 pm    Oggetto: Rispondi citando

Bono: il riscontro del Valota è che di scaloppine non so niente, ma di quello che ha raccontato Eva molto. E dal dentro del sistema - pantano. Io sono uno di quelli dalla parte sbagliata e in più ho quasi 50 anni.
Massima solidarietà a Eva come ai molti della mia età, magari amici personali da sempre, senza più prospettive future concrete.
Be', per i molti di loro ex dipendenti ci sono TFR e incentivi, MA.....!
....sapete tutti quanto durano i soldi quando servono.
Che se poi dovesse anche saltare l' euro o svalutarsi di un 30-50% ...


Rolling Eyes van bene falsi invalidi & compagnia, va'
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corvo nero



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MessaggioInviato: Mar Nov 29, 2011 7:49 am    Oggetto: Rispondi citando

guidoval ha scritto:

Che se poi dovesse anche saltare l' euro o svalutarsi di un 30-50% ...
'

questa è la cosa che si incomincia a temere.....nell'immediato una catastrofe, nel lungo un bene,perchè nel lavoro la manodopera è ancora la parte preponderante, almeno x la nostra italia. Wink
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mame



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MessaggioInviato: Mar Nov 29, 2011 8:28 am    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
perchè nel lavoro la manodopera è ancora la parte preponderante, almeno x la nostra italia.

non ne sarei così sicuro: tu sei del lecchese come me e se ti guardi intorno puoi vedere quante realtà piccole e grandi hanno chiuso o lo faranno a breve .
Magari molte di queste producevano beni di poco valore che i cinesi fanno ad 1/10 del costo, ok, ma intanto davano da mangiare ad n persone (magari poco specializzate, per usare un eufemismo) e ad n famiglie: ora non più e quanti di questi fuoriusciti troveranno lavoro ?? Pochissimi.E lo stato non può/vuole far nulla o quasi in questa situazione attuale e visto il nostro passato politico/economico.

E non pensate che attività/lavori ritenuti blindati siano esenti da rischi anzi: se domani mi lasciano a piedi, le probabilità di trovare il medesimo lavoro a quasi 50 anni di età sono pressochè nulle!!!
[nel mio settore questi f.d.p. lasciano a casa i "vecchi" ( fondi esuberi, prepensionamenti, ecc..) per poter "rubare ancora di più " e assumono giovincelli con nulla esperienza ma ricattabili con orari e pretese assurde, ecc... e a metà dello stipendio o quasi!!]

Citazione:
van bene falsi invalidi & compagnia, va'


citando ciò che dice (e che io condivido in pieno) un mio amico:" si arriverà a far scorrere sangue..." [ma sarà troppo tardi: l'edera avvolge e molto lentamente uccide l'albero, appunto, lo uccide senza speranza mentre lei continua ancora a vegetare e magari riesce poi ad avvinghiare un altro albero e ricomincia la storia].

Vabbè, si potrebbe andare avanti all'infinito.
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rediquadri



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MessaggioInviato: Mar Nov 29, 2011 9:02 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Eva, conoscendo sia te che la tua storia so bene come ti sei sentita e come vanno queste cose.

Spero che adesso le cose possano migliorare, la situazione generale è grama, però credo che tu abbia le capacità (anzi le skills come le chiamano ora Rolling Eyes ) per poter superare brillantemente questo primo periodo in negozio ed essere confermata.

Ci sentiamo stasera! Wink
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claus_



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MessaggioInviato: Mar Nov 29, 2011 12:06 pm    Oggetto: Rispondi citando

Grazie per aver condiviso la tua esperienza personale che, credo, sia comune a tanti anche qua dentro.

Come qualcun'altro mi trovo dentro quello che, in maniera edulcorata, chiamano mondo delle professioni.
Non ho esperienza di prolungati periodi di disoccupazione ma, da quando lavoro, è sempre e solo stato in condizioni di precarietà oggettiva.
Nel mio settore, progettazione architettonica ed edilizia, si lavora nella stragrande maggioranza dei casi come partita individuale.
Tolto infatti il pubblico e rarissime realtà private, non esistono forme contrattuali alcune.
Nell'altrettanto grande maggioranza di casi, le partite iva individuali, in una stortura del diritto del lavoro tutta italiana, celano veri e propri rapporti di dipendenza, con orari fissi e vincoli d'ogni sorta, camuffati da prestazioni professionali.
Il datore di lavoro azzera ogni onere economico-sociale verso il lavoratore, il cui compenso è un costo deducibile al pari delle spese telefoniche o della carta igienica.
Per contro il lavoratore finto-autonomo-vero-dipendente deve provvedere, col proprio magro compenso, ad ogni costo, imposta e contributo: imposte sul reddito, iva, contribuzione previdenziale obbligatoria e integrativa, assicurazione malattia, vita e R.c. professionale, trasporti, cibo, telefono, contabilità, formazione, ordine professionale...
Il tutto trovandosi sempre in posizione assolutamente ricattabile e spesso soggiogato a pretese vessatorie di flessbilità senza limite. Nell'epoca del lavoro ultra-parcellizzato la contrattazione è stata resa del tutto innocua, disarmata della leva della soggettività collettiva, sostituita dall'inganno dell'autoimprenditorialità e della concorrenza (il modo in cui nella new economy si chiama la guerra tra affamati).

Tutto questo non è una condizione temporanea e transitoria di chi esce dagli Esamifìci e dai Laureifìci, ma è la regola di vita di una moltitudine di lavoratori,anche di alto profilo, di 30-35-40 anni, di fatto espropriati del diritto a progettare il proprio futuro.

Nel mio caso, pur essendo valide le condizioni di cui sopra, sono riuscito, hic et nunc, ad evitare la ricattabile condizione della monocommittenza, lavorando contemporaneamente in forma libera e come prestatore di servizi per una società privata. Di pari passo cerco di fare la mia quotidiana resistenza, che purtroppo e inevitabilemente non può che essere individuale e instabile, sulle condizioni e i tempi di lavoro, usando al meglio quel minimo di forza individuale di rivendicazione che ancora rimane.

Io inizio a pensare che quella che sta investendo vastissimi territori dell'economia reale non sia una crisi finanziaria, economica nè, tanto meno, dei debiti sovrani. Forse è anche quello, ma ad essere in grave crisi è il lavoro in quanto tale, il lavoro per come per si è configurato nei passati due secoli di economia capitalistica. Credo che, in qualche modo, sia la crisi del lavoro "astratto", ovvero il lavoro come vendita di forza-lavoro in sè, il cui valore non è il valore d'uso del bene-servizio prodotto ma solo la funzione di valorizzazione capitalistica.
Se nel modello fordista-taylorista la crisi del lavoro è stata aggirata con forme di intervento statale anche a sostegno della domanda e dell'occupazione (per esempio nel settore auto e relativo indotto), dopo la "terza rivoluzione industriale" la contraddizione e la crisi del "lavoro astratto" sono sempre più evidenti e manifeste. Se infatti da un lato tutti sappiamo, fin nei più remoti meandri del nostro pensiero, che bisogna lavorare, dall'altra parte c'è un'economia reale che ha sempre meno bisogno di forza-lavoro (che assuma la forma della bassa manovalanza o del manegement di alto livello). Lo sviluppo tecnologico non ha portato nel campo del lavoro a miglioramenti della vita degli individui.
L'aumentata produttività non si traduce in maggior tempo a disposizione, ma in minor fabbisogno di merce-lavoro e quindi minor costo di produzione. Del resto l'esponenziale finanziarizzazione dell'economia ha fatto in modo che il lavoro sia diventato una via secondaria per la valorizzazione dei capitali, che avviene oggi per la maggior parte, e in modo autoreferenziale, sui mercati finanziari.

Quella che viviamo non si chiama disoccupazione, nè crisi occupazionale. E' apartheid sociale. Gli individui la cui forza-lavoro risulta ormai superflua sono, con disarmante semplicità, conferiti alle discariche sociali. Non può che essere così quando l'identità dell'individuo nella società è unicamente il suo lavoro, o meglio l'appetibilità commerciale della sua merce-lavoro.

Colui che si trovi temporaneamente privo di occupazione (ovvero la sua offerta di forza lavoro non trova domanda), vede messa in dubbio la sua stessa utilità sociale. Il condizionamento culturale è tale che ci si vergogna di questa condizione.

Sarebbero discorsi da fare attorno a un tavolo e non di corsa qui

Per ricollegarmi all'intervento di Eva, che così bene ha descritto la sensazione di "disagio" guardando chi si reca al lavoro, chiudo con un passaggio de La Gaia Scienza, 1882, in cui mi sono recentemente imbattuto.

Il lavoro ha sempre più dalla sua tutta la buona coscienza: l'inclinazione alla gioia è già "bisogno di ricreazione" e comincia a vergognarsi di se stessa.[...]
Si potrebbe ben presto andare così lontano da non cedere all'inclinazione alla vita contemplativa,senza disprezzare se stessi e senza cattiva coscienza.


.


L'ultima modifica di claus_ il Mar Nov 29, 2011 2:23 pm, modificato 1 volta
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ZioPunzo



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MessaggioInviato: Mar Nov 29, 2011 1:14 pm    Oggetto: Rispondi citando

Miii!!!!

Ho faticato a leggere tutto!
A capire un po' meno (ma solo perchè ne abbiamo parlato insieme per una giornata intera domenica!) Wink

Comunque, come già detto domenica... sarebbe un bel discorso, ma, purtroppo, in questa società nessuno ci sente in questo senso!!! Evil or Very Mad
Ognuno pensa a se stesso, al suo posticino, al suo cadreghino a Roma, ... ... ...

Purtroppo viviamo in un mondo così! Bisogna galleggiare e cercare di non farsi tirare a fondo....
Ho appena finito di leggere un libro di Paul Pritchard (s'intitola "Deep-play"), dove racconta la sua storia di arrampicatore/alpinista e da tutto il merito del suo successo, sulle pareti di tutto il mondo, alla crisi del lavoro inglese, che lo ha investito in pieno appena uscito dalle scuole!
I ragazzi uscivano dalle superiori, sapendo che, per un bel po', sarebbero rimasti nelle liste di disoccupazione, fu così che lui, con altri, decisero di fregarsene del lavoro e fare ciò che più gli piaceva.... Arrampicare... in condizioni precarie, rubando per comprarsi un friend, utilizzando i pochi soldi degli assegni di disoccupazione per le corde, mangiando quel che c'era..... Rolling Eyes Beh! ci vuole fegato e un po' di pazzia.... lui aveva anche talento....Noi continuiamo a galleggiare e cercare di cambiare un po' questa società! Chissà che per i nostri figli arrivino tempi migliori! Rolling Eyes Wink
_________________
Ho spiegato a mio nipote cos'è il compromesso: se per le vacanze tua madre vuole andare al mare e tuo padre invece in montagna, il compromesso è che si va al mare, ma il papà può portarsi gli sci!!!
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ilteo



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MessaggioInviato: Mar Nov 29, 2011 3:05 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Eva!
Non ci conosciamo, leggo qui delle tue imprese, credo che più o meno saremmo coetanei... ed in effetti il tuo racconto è molto toccante.
Purtroppo temo condiviso da tanti.
Io non ho grandi risposte in merito. Provo però a rispondere anche a claus_ di cui condivido l'intervento, ma forse con un finale differente.
Anch'io sono un così detto "libero professionista", nel gruppo degli ing. In vita mia non ho mai avuto un contratto, non son mai stato dipendente. Da studente lavoretti vari (black), laureato via di stage, poi un contratto di somministrazione, poi ho aperto la partita iva. Ho collaborato con uno studio, e devo dire che son stato fortunato a trovar buoni maestri, ed ora mi barcameno fra collaborazioni e miei clienti, che nel frattempo sono aarivati.
Quello che vorrei dire è che un insegnamento datomi dai vecchi (moooolto old economy) è: "impara a rubare il mestiere" che va insieme alla domanda "cosa sai fare?"
Questi due punti, secondo quanto detto da claus (credo), sono proprio la differenza fra lavoro "dematerializzato" (quello dei lavori che non hanno valore se non in un ottica di valore "finanziario") ed il lavoro che "ti serve".
Detto ciò, visto che oltretutto tengo famiglia, ogni giorno vivo una certa inquietudine e precarietà.
Però mi dico che fin tanto che al mattino mentre mi faccio la barba (non per te Eva!) davanti allo specchio, in fondo, non mi pesa andare in ufficio, bhe allora si può andare avanti.
un abbraccio a tutti gli amici in difficoltà lavorative
teo
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guidoval



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MessaggioInviato: Mar Nov 29, 2011 5:29 pm    Oggetto: Rispondi citando

Secondo me l' interpretazione del momento attuale del lavoro che dai tu Claus è corretta, e purtroppo in questa fase qui in Italia interagisce anche con fattori locali distruttivi.

Se in un' ipotesi remota di grave svalorizzazione dell' euro il sistema smettesse di funzionare secondo modi che nessuno sa veramente prevedere, altri paesi si troverebbero con strutture e sistemi sociali da cui ripartire; noi invece dovremmo continuare a fare i conti con un sistema misto mafioso-sovietico-medievale - detto in senso tecnico e non (necessariamente) spregiativo. Non so: magari l' interesse diffuso globale a salvaguardare singole posizioni oggi così interdipendenti ( se salti tu sono fottuto anch'io) alla fine riporterà tutto ad una specie di normalità, un nuovo equilibrio almeno apparente. Forse invece proprio un mondo così piccolo potrebbe essere il luogo adatto a velocizzare quegli impazzimenti che ogni tanto, fino a qualche decennio fa la storia si permetteva. Se una situazione come questa si fosse verificata 50-80 anni fa, i bombardieri sarebbero già in aria, v. Pearl Harbour. Adesso viviamo in un mondo che, PER CERTI ASPETTI, è un altro pianeta. Per certi altri ospita ancora dei pazzi e / o dei trogloditi che hanno in mano armi nucleari, o risorse finanziarie decisive.

Credo di essere uno dei più vecchi qui dentro. Sono nato nel 62 e, non avendo mai visto succedere niente di veramente grave, traumatico e decisivo nel posto in cui viviamo, mi manca la percezione del fatto che certe cose possano succedere come sono sempre successe. Però la seconda guerra mondiale , non esattamente le elezioni anticipate, era finita da 16 anni e nella mia città c' erano zone dove erano ammucchiate le macerie dei bombardamenti. Be', eppure io non ne ho mai avuto percezione; la guerra è sempre stata una cosa da film, libri di storia, fumetti e manifestazione se era in Vietnam (in Afghanistan andava benissimo perchè c' erano andati i buoni). In pratica una cosa che non esiste e non ci riguarda (oltretutto la ripudiamo quindi siamo salvi, e appena prima stabiliamo che siamo fondati sul lavoro, quindi siamo altrettanto a posto...dov' è il problema?).

Questo per la guerra, una cosa inintelligibile fuori dai miei orizzonti e figuriamoci dai vostri, cari amici mediamente 30enni: con i quali vado in montagna nella vita di tutti i giorni, non nipotini a cui la racconto rincoglionito al ricovero.
Ma vale lo stesso per una impossibile crisi di portata tale da costringerci a preoccuparci per la minestra nel piatto. Finora noi, PERSONALMENTE, abbiam visto un sacco di crisi e crisette, svalutazioni, anni di piombo e andreotti e berlusconi. Eppure ne siamo sempre usciti vivi. Perfino dal berlusca, e per la nostra gioia tra un po' potremo nuovamente votare commossi grati e riconoscenti in libere elezioni per i partiti democratici... chi l' avrebbe mai detto qualche anno fa?
Uno di noi perdeva il lavoro? prima o poi ne trovava un altro, o lo stato lo ricollocava nelle poste o nelle ferrovie. Adesso, per la prima volta nella nostra vita, no. Basta.
Non si vedono molto, queste situazioni, per via di pudore, vergogna e finchè resta qualche euro sui cc , magari dei genitori e finchè arrivano le pensioni dei nonni. Ma ce ne sono in quantità sistemica: chiedere a qualcuno che lavori in banca, come funzionano le famiglie!

Qui, neh?! Wink dai cugini sfortunati si va dal medico o alla sede locale del racket (c' è fuori il cartello "Partito ecc ecc" van bene tutti) e ci si fa certificare l' invalidità. Anche oggi altri 300, da statistiche. E grande affluenza ai seggi alle prox elezioni. Segno di grande maturità democratica.
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corvo nero



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MessaggioInviato: Mar Nov 29, 2011 9:06 pm    Oggetto: Rispondi citando

mame ha scritto:
Citazione:
perchè nel lavoro la manodopera è ancora la parte preponderante, almeno x la nostra italia.

non ne sarei così sicuro: tu sei del lecchese come me e se ti guardi intorno puoi vedere quante realtà piccole e grandi hanno chiuso o lo faranno a breve .
Magari molte di queste producevano beni di poco valore che i cinesi fanno ad 1/10 del costo, .

il mio dire <paese manifatturiero> era x sottolineare il fatto che essendo tale, subiamo più di altri o in pari numero, l'effetto della delocalizzazione.
allargando l'orizzonte, io ho un'idea mia sul cosa stia succedendo. . noi più di altri (paesi evoluti tecnologicamente ) paghiamo il fatto di avere sto enorme fardello del debito . il debito c'era anche 20 anni fà, ma non era così centrale come in questi gg.oggi si colpiscono quei paesi (dell'area euro ) che sono più vulnerabili sotto questo aspetto.perchè se guardiamo a livello mondiale abbiamo 1° il giappone che è di gran lunga il più indebitato , seguito dagli stati uniti. ma la speculazione và a colpire la parte più debole, (l'europa ) e all'interno di essa gli stati membri con il debito publico + elevato, (facile no ?). il soldi non si fermano mai, devono sempre generare profitto. quando l'economia va bene li generano long, contrariamente ,short.ormai è più di un anno che fanno riunioni su riunioni questi della bce, senza arrivare al dunque. quello che va bene alla germania non lo va alla francia, noi siam quasi tagliati fuori per via di un precedente (governo fancazzista puttaniere ) e cosi continuano a passare i giorni senza fare quello che serve. ce chi dice che servirebbe una cura ,tipo quella americana (stampaggio moneta )altri che han paura di un'eccessiva inflazione in tal caso , e noi che siam messi come grecia spagna e portogallo ecc ecc. stiamo nel mezzo con aste di debito che vanno sempre al rialzo di rendimento. si capisce benissimo che così non si potrà reggere all'infinito, fra poco il banco salta, nessuno vorrà più sottoscrivere debito di questi paesi. e noi nello specifico, con un pil in recessione nel 2012, come faremo a finanziare il nostro debito '... ma ritornando a monte , perchè tutto questo ????
per ora mi son venuti in mente 2 motivi correlati.
1° le gerarchie economiche mondiali stanno cambiando, i (vecchi paesi poveri ) son progrediti , laddove il popolo era confinato nelle (risaie ) ora ha il posto in fabbrica , le nostre fabbriche con tutto quel che ne consegue a livello di benessere
2° a livello di materie prime sia industriali che alimentari, non è possibile soddisfare la domanda enorme che si andrà a creare in futuro.....
perciò (spero di no ) se stanno nascendo nuovi ricchi per forza di cose siamo destinati a condividere con loro cio che di buono e utile esiste...
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