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   Cimon della Pala, traversata sud-nord, 04/07/2009
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Onicer  al   
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  San Martino di Castrozza  (1565 m)
Quota attacco  2100 m
Quota arrivo  3184 m
Dislivello della via  1000 m
Difficoltà  AD- ( pendenza 50° / III in roccia )
Esposizione in salita Sud
Rifugio di appoggio  Bivacco Fiamme Gialle
Attrezzatura consigliata  Picca, ramponi, almeno 30 metri di corda
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Quando il gestore del rifugio Rosetta mi ha suggerito di portare una seconda picca per salire al Cimon ho sognato di salire camini sommitali trasformati in goulotte; in realtà salendo da San Martino per la ferrata e la via normale oggi, fino in cima, si pestava a malapena qualche nevaio pianeggiante. Il motivo per cui il report è in questa sezione è che sono sceso dall’attacco della normale fino a Passo Rolle per il Ghiacciaietto del Travignolo, trovando tra l’altro un degno compagno, Matteo, per questa seconda parte, un alpinista mimetizzato tra i ferratisti. Aggiungo sotto qualche breve considerazione sull’itinerario, le cui varie parti sono ampiamente relazionate in giro, che completa/smentisce quanto sapevo. La difficoltà complessiva tiene conto della lunghezza, facendo presente che per evitare le nebbie del Cimon consiglio caldamente di partire molto presto (io alle 4 da San Martino).

Innanzitutto, senza tutto quel metallo, la via di salita sarebbe a mio avviso la più bella via normale su roccia, tra quelle da me percorse, che porta su una grande cima delle Dolomiti (parlando di bellezze, in questo caso sferrate ma anche più facili, cioè II, una sorta di rampa sulla parete sud-ovest di Cima Brenta concatenata con la cresta sud-est del Cristallo). Inoltre, sulla via normale finale, il primo passo sul camino dopo la paretina con il cavo mi è sembrato delicato da fare con gli scarponi ai piedi ed il materiale completo da goulotte sulle spalle; è invece più facile traversare a sinistra e salire più o meno direttamente sullo spigolo (Mulet) anziché raggiungerlo dopo (in questo modo non si vede l’anello di calata nel camino, ma c’è e sarà dura levarlo). Infine, la traversata dall’anticima est a quella principale, descritta in modo allarmante da varie relazioni, è facile e su roccia più che degna, come il colore e l’esposizione fanno immaginare, per cui la consiglio vivamente, mandando i relatori sopra dove si meritano (ad esempio sulle Dolomiti di Sesto, per vedere cos’è la roccia rotta).

Per quanto riguarda la discesa dal Travignolo, non c’è più la cornice minacciosa descritta dalle relazioni di questa primavera, ma è comunque rimasto un nevaio sospeso per circa sei metri sopra la quota normale della forcella (muretto verticale spettacolare); un anello di calata è beffardamente e inutilmente alla base del muretto. In ogni caso la corda serve solo sul salto alla base del canale, ormai in parte scoperto, dove al momento è comoda una doppia (con meno neve in passato sono passato slegato senza problemi). Per questa doppia bastano 30 metri di corda, e mi sembra anche per quelle sulla via normale (io ne avevo 40). Infine, anche qui come in molti altri posti al momento è irrilevante che sotto ci sia un ghiacciaio, una spiaggia, o altro, perché si vede solo neve …

Ultimo dettaglio: anche per i migliori ravanatori, usciti dal Travignolo, non c’è modo ragionevole di scendere direttamente verso San Martino tagliando fuori la Baita Segantini e il Passo Rolle, quindi seconda macchina, oppure autostop (la nostra soluzione, essendoci conosciuti in cima), oppure partenza dalla malga poco sotto il passo, da cui si sale direttamente verso la ferrata.

Foto 1: La cresta che porta alla cima principale vista dall’anticima est.

Foto 2: Il nevaio sospeso incombe su Matteo.

Foto 3: La via di discesa dai prati di Passo Rolle, con il saltino ed il canalino finale.

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