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Chachacomani, Via Normale, 16/07/2024 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Zeno |
Regione | Altro |
Partenza | Alto Cruz (4400 m) |
Quota attacco | 5000 m |
Quota arrivo | 6076 m |
Dislivello della via | 1000 m |
Difficoltà | F+ ( pendenza 35° ) |
Esposizione in salita | Sud |
Rifugio di appoggio | Nessuno |
Attrezzatura consigliata | Normale attrezzatura da alpinismo classico su ghiacciaio |
Itinerari collegati | nessuno |
Rischio valanghe | 1 - Debole |
Condizioni | Ottime |
Valutazione itinerario | Eccezionale |
Commento | Quando Asso viveva ancora in Italia organizzava sempre per il suo compleanno una gita “comunitaria” in montagna ed ora che siamo nuovamente insieme qui in Bolivia manteniamo la tradizione. Proprio il giorno del suo compleanno decidiamo di salire al Chachacomani.
Si tratta di una montagna di oltre seimila metri, imponente e con un enorme e tormentato ghiacciaio che si vede bene dalla parrocchia di Peñas (questo ghiacciaio è stato studiato dal Servizio Glaciologico Lombardo in una spedizione ideata tra gli altri anche dal Franz). Abbiamo solo due giorni per la salita e decidiamo così di avvalerci di quattro muli dell’amico Roberto per portare il materiale al campo alto. La valle glaciale attraverso cui si svolge l’avvicinamento è meravigliosa: selvaggia, ricca di acqua e di lama che pascolano beati. Dopo circa 8 km di cammino in piano lasciamo le rocce metamorfiche, iniziamo a salire ed entriamo nel regno del granito. Passiamo nel mezzo di un pianoro umido vegetato tipico dell’ecosistema andino che si chiama “bofedal” a cui segue una pietraia che ci porta al campo alto. Qui montiamo le tende, ceniamo e andiamo a dormire. Iniziamo la salita nel cuore della notte divisi in tre cordate: Asso (che ha salito la montagna già numerose volte), Leonel e Lindberg seguiti dai due “Lorenzo” e Camilla ed infine Lia, Danilo ed io. Dopo una mezz’oretta di marcia Danilo finisce in un piccolo crepaccio fino a mezzo busto ed io mi arrabbio un po’ per la sua disattenzione (sarò punito quando cadrò nello stesso modo anche io sulla via di discesa). Tutta la salita la passiamo bisticciando all’interno della nostra cordata vuoi perché la corda non è tesa o perché si va troppo veloci e troppo lenti. In realtà ridiamo sopra le nostre piccole beghe e poco dopo dell’alba siamo sulla cresta sommitale baciati dal sole. È un grande spettacolo e ci troviamo avvolti in una solitudine e vastità immensa. Giunti in vetta Danilo tira fuori dallo zaino una torta (con la teglia!) e così cantiamo e facciamo gli auguri ad Asso che è tutto contento e sorpreso. La discesa è bella lunga ma la passiamo felici chiacchierando di cose più o meno serie. La chicca finale è una sorgente a mezz’ora dall’auto che avevo trovato in salita: io la aspetto con trepidazione per dissetarmi decantandone la bellezza mentre gli altri ridono delle mie aspettative. Arriviamo all’auto all’ora del tramonto e rientriamo in parrocchia dove ci attende un’ottima cena e accoglienza. Mòla mia, leù! |
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