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   4 Piccole Dolomiti, 10/02/2024
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Veneto
Partenza  Rif. Battisti  (1265 m)
Quota attacco  170 m
Quota arrivo  1990 m
Dislivello della via  250 m
Difficoltà  PD+ ( pendenza 50° / I in roccia )
Esposizione in salita Sud-Est
Rifugio di appoggio  battisti
Attrezzatura consigliata  ramponi e picozza
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Sono in piena preparazione per la seconda maratona della mia vita e le giornate fredde e serene mi stimolano la voglia d’alpe. La domenica precedente ho appuntamento con Giamba per correre una mezza a 5’ al km secondo i ritmi da tabella. Dormo e respiro male la notte e nei vari risvegli do quasi per certo che a mattina avviserò Giamba che non andrò a correre (dubito di riuscire a correre in queste condizioni a RG-20). Poi mi alzo corro e terminiamo addirittura in crescendo con la media di 4.55 che mi porta ad abbassare il ritmo gara a 5.15 (..ho ormai 55 anni). Fatico nelle giornate successive a recuperare dallo sforzo e dalle condizioni fisiche un poco debilitate e al martedì mi chiama Filippo il mio giovane amico diciottenne per dirmi se andiamo in montagna domenica. Combinazione il turno è libero e dani di fronte alle richieste del cucciolo acconsente..in questo periodo che già per gli allenamenti mi vede spesso assente. Faccio le ripetute martedì, ahimè accetto la proposta del figlio ventenne di andarmi ad allenare a calcetto con la sua squadra il mercoledì e anticipo al venerdì la mezza in programma la domenica a 5.15. Venerdì sera sono distrutto e quando mi alzo al sabato per il turno del mattino, spero di non stare così l’indomani. La sera del sabato esco con moglie per una delle poche serate mondane della nostra vita in compagnia di una coppia amica e dopo il teatro andiamo a mangiar qualcosa sui Navigli…solo che Mario come me è una vecchia spugna e altro e allora finisce che vado a letto che son quasi le 2 abbastanza bevuto. In un impeto d’orgoglio (trovo fil che sta già dormendo a casa nostra...insieme a Giona) punto la sveglia alle 4.30..poi si vedrà. Stò incredibilmente bene al risveglio e in un’ora riusciamo a preparare tutto quello che avremmo dovuto fare la sera prima perché non era in programma il mio tardo rientro. Bello sveglio all’andata tra qualche nebbia e la luce che non arriva e poi prima di Vicenza, a Montecchio si svolta verso Valdagno e poi Recoaro Terme in direzione di quel grande incanto che sono le Piccole Dolomiti. Vista la strada sgombra da neve, saliamo in auto fino al grande parcheggio sotto il Rif. Battisti (q. 1275 m.) affollatissimo di auto e di alpinisti che affilano piccozze e ramponi…del resto questo è il Regno dei Vaj. Il nostro enorme imbuto bianco campeggia di fronte a noi punteggiato da macchioline nere che sono gli scalatori. Alla nostra destra illuminate dal sole le mille e più mille guglie del gruppo Obante Fumante mentre davanti le rocce dolomitiche del Tre Croci e dello Zevola spruzzate di neve sotto un benedetto cielo azzurro immacolato. Che bello essere qui. Iniziamo a marciare nella neve alle 8.30 e come da indicazioni sorpassato il rifugio, prendiamo il 110 in direzione del Passo della Lora o Tre Croci. Saliamo in direzione opposta e solitari (tanto che ci consideriamo fortunati) al grande canalone visto dal Park aspettandoci la svolta a sx che ad un certo punto diventa evidente non ci sarà. Riconsultiamo scarna relazione e app sul cell e scopriamo di esser giusti e che il canale che vedevamo e che son tutti andati a fare non è il nostro mail Vajo dell’Acqua. E intanto Sinner le sta buscando da Medvedev e ad ogni aggiornamento, va sempre peggio. Proseguiamo in direzione del Passo e prima di raggiungerlo deviamo a destra per il 111 Forcellino del Plische, bivio che raggiungiamo 1 ora dopo la nostra partenza. Venti minuti dopo si vede un canale incunearsi alla nostra sx solo che non vedo alcuna traccia battuta…possibile che siamo i primi con tutta la gente che c’era in giro?..anche se in effetti da dopo il park non abbiam trovato più nessuno. Fil prosegue lungo il sentiero mentre io vado a dare un occhiata al canale che però non somiglia alla foto che è scattata da altra posizzione. Vedo salire dal bivio un gruppo e decido di tornare per aspettarli e chiedere. Mi confermano che il canale è questo e allora richiamo Fil e facciamo pausa colazione/ramponi/piccozze. Mezz’oretta dopo ci lanciamo anche noi nel canale sulle tracce dei ragazzi che ci hanno preceduto e hanno lasciato i loro solchi nella neve molle ormai riscaldata dal sole. Saremo circa a 0°..un poco mi spiace perché sul duro è più bello e un poco son più tranquillo perché è la prima volta per Fil su pendenze costanti attorno ai 45/50° e con la neve molle diventa molto più sicuro anche se meno bello difficile e pericoloso. Comunque fil è molto sicuro e sale senza nessun problema..gli spiego come sarebbe con la neve dura o ghiacciata cercando di allargare la percezione della sua esperienza che in queste condizioni risulta un poco ristretta. Sale bene, spinge e io tengo il passo..contento di sentirmi ben allenato e non spompato o a pezzi. Dopo la svolta a dx si vede la forcella d’arrivo che raggiungiamo rapidamente incassata fra mughi e rocce alle 10.30 poco meno di mezz’ora dall’inizio del canalone. Immortalo Fil nei mughi fra il blu, fotografo il canale dall’alto e guadagno il poggio per vedere oltre. Si vedono gli altipiani della Lessinia, il Baldo, le Orobie e poi la nostra montagna verso cui ci dirigiamo seguendo tracce e segni nella neve salvo poi scoprire una volta giunti al culmine, esser solo l’anticima. Per facile cresta di misto con saliscendi, raggiungiamo Cima Plische poco dopo alle h 11 (q.1990). Bella la vista sul proseguio della nostra avventura con la sfilata di cime incorniciate fra neve e mughi e che dal Tre Croci, passa per lo Zevola e infine il Gramolon. Oltre, emergono dalle nebbie della Piana Padana, i Colli berici e quelli Euganei. Il Carega si dispiega dall’altra parte e lontane ad Est si distinguono le mie Dolomiti con la poderosa perfino da qui parete Sud della Marmolada e tutto il gruppo Pale-Agner. Zoomo anche su Talvena Schiara e Sass de Mura custodi del Bellunese. Dorme Vicenza fra solenebbia e l’Appennino saluta oltre la bianca Padania coperta di nubi. Sinner incredibile, ha perso anche il secondo set, le nostre speranze di slam si affievoliscono. Perdiamo quota troviamo tracce battute del sentiero che passando sopra il Vallone di Campobrun viaggia vs il Passo della Lora cui approdiamo a mezzogiorno(q.1715)con Sinner che dopo il break ha vinto il set. Chiediamo ad alpinisti di tutto punto bardati la via per il Tre Croci e c’indicano la loro traccia che prende a salire per ripido pendio gelato vs sinistra. Fil mette i ramponi, io no solo che in alto sopra lo scivolo un traverso gelato sul quale le punte degli scarponi incidono troppo poco, m’induce alla paura e allora metto le punte anch’io. Sono pochi decisivi metri e poco dopo usciamo sulla Cima Tre Croci (q. 1940, h 12.50. Sinner ha vinto anche il quarto set e noi ora torniamo a sperare. Selfie, zoom su Adamello e Carè Alto e poi velocemente via per la cresta di collegamento che conduce alla nostra terza cima. Velocemente avanziamo con io che scatto qualche foto a Fil sul bel pianoro nevoso sommitale dove ci ritroviamo improvvisamente soli immersi nel bianco e nel blu e lui che spinge e non si ferma quando gli chiedo di Jannick. Bello l’ultimo tratto di cresta nevosa che poco prima del punto sommitale precipita nel grande Vajo dell’Acqua che quasi tutti hanno risalito oggi. Potremmo anche scendere da qua ma mancherebbe ancora una cima per l’en plein e tiriamo dritto. Pochi minuti dopo ci sediamo su una chiazza d’erba libera dalla neve in cima allo Zevola (q. 1975, h 13.30) e sinner incredibilmente sta servendo per il match. Fotografo il cell di Fil con il match point e pochi attimi dopo Sinner vince l’ open d’Australia con le nostre grida d’entusiasmo che riempiono il vuoto attorno a noi. Felici pranziamo e cerchiamo di localizzare il Gramolon utilizzando la cartina perché abbiamo il dubbio fra due colli. Alla fine indovino la discesa vs il Passo Zevola, troviamo tracce ed un ampio sentiero poi che ci guida vs il Passo di Ristele che non raggiungiamo per salire a destra vs la nostra cima. Nel frattempo ho vinto una birra scommettendo con Fil su quale era la montagna giusta. Sotto l’ultima salita, alle 14.30, lasciamo gli zaini nascosti fra i mughi per salire più leggeri e poi troviamo uno strano tipo che ha perso i suoi guanti(…e che noi non ritroveremo..). Saliamo leggeri felici sapendo che è l’ultimo sforzo e salendo si apre una visuale fantastica su tutto il giro appena fatto con lo sfondo del gruppo Carega, Mosca Obante Fumante. Raggiungiamo una sorta di vallo nevoso con la vista che si proietta sulle nubi padane che stanno sotto di noi abbacinate di sole e poi puntiamo la tonda cima con bella croce dove posiamo alle 15.15.(Cima Gramolon, q 1840). La cresta prosegue in discesa nel sole vs la pianura fino all’ultima elevazione del Monte Cornetto ma noi dobbiamo tornare e dopo aver preso commiato dal Carega e dal Rif. Fraccaroli che si eleva sulla cresta, iniziamo a tornare. Tre camosci pascolano fra le erbe secche e gialle e le chiazze di neve e mi fermo a fotografarli zoomandoli vs il cielo. Le loro macchie bianche risvegliano pensieri di cui sorrido e ne ammiro la sinuosità ed eleganza delle movenze. Oltre di loro, la piana è un mare di nubi da cui emergono i Colli Berici e d Euganei. Scendiamo veloci a recuperare gli zaini fra i mughi e risaliamo al pochi metri sopra Passo Ristele (q.1640, h 15.45). Oltre il sentiero precipita a nord nel buio e nella neve e abbandoniamo a malincuore il solatio versante sud. Scendiamo vs le ultime luci che colorano la piana lontana e osservando le creste di Carega Obante e Fumante, trattenere le ultime arancioni luci del tramonto. Alle 16.40 all’ombra passiamo dal Rif. Battisti sotto le grandi pareti di Zrvola e Tre Croci che ora gelide ci osservano. L’ultima fiamma di luce si spegne sugli scudi di Punta Lovaraste e raggiungiamo l’auto. Ci fermiamo poco dopo in un barettino per saldare la scommessa e mangiare un buon panino. Poi sulla via del ritorno torna la nebbia e s’infiltra nel mio cervello causandomi una sonnolenza incredibile che fatico a gestire. Le due ore soltanto di sonno si fanno sentire e Fil mi indica la strada ad ogni rotonda fra le varie suggerite dal navigatore. Dialoghi surreali fra di noi. Poi inizio a fermarmi agli autogrill per il solito rituale di coca cola e bombi gommosi frizzanti che mi aiutano a non crollare. Mastico e resisto, mastico e resisto e sani e salvi torniamo a casa. Stavolta troppo stanchi per essere felici. Lo saremo domani, al risveglio. Grazie Fil..alla prossima.
Foto1 Fil nel canale del Plische Foto2 da Cima Plische Foto3 io e Fil sul Plische
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