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   Huayna Potosí, Via Normale, 13/01/2024
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Onicer  Zeno   
Regione  Altro
Partenza  Passo Zongo  (4750 m)
Quota attacco  5250 m
Quota arrivo  6088 m
Dislivello della via  800 m
Difficoltà  PD ( pendenza 45° / I in roccia )
Esposizione in salita Varia
Rifugio di appoggio  Casa de guias e altri rifugi
Attrezzatura consigliata  Normale attrezzatura da alpinismo classico su ghiacciaio
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Il Huayna Potosí si trova nella parte centrale della Cordillera Real ed incombe sopra la città di La Paz. È una cima esteticamente molto bella ed è una delle vette più frequentate della Bolivia perché permette di raggiungere i seimila metri senza dislivelli e difficoltà tecniche eccessive.
Io mi trovo qui in Bolivia da due mesi vivendo nella parrocchia di Peñas dove sta da quasi cinque anni il mio caro amico Asso.
Per questa salita siamo in sette: il padre Topio (parroco di Peñas), Stefano, Tino, Techy, suo fratello Josè ed io. Il padre, Asso e Tino si portano gli sci mentre noi altri quattro saliamo a piedi.
Dopo un pollo fritto nella periferia di El Alto raggiungiamo in auto il campo base al Passo Zongo (4750 m) ed iniziamo a salire verso un bel rifugio autogestito posto al lato del ghiacciaio. Spendiamo il pomeriggio cucinando, mangiando e ripassando un po’ di manovre di corda.
Al mattino iniziamo a camminare verso le quattro ammirando in lontananza le luci di El Alto. Stefano – con cui sono legato in cordata – soffre un po’ di mal di montagna e siamo indecisi se continuare. L’alba gli infonde tuttavia forze e calore per cui riesce a proseguire. Io per me sono felicissimo: il contesto glaciale è affascinante e da tanto tempo non camminavo con ramponi e picozza. La prima parte di ghiacciaio è in ghiaccio vivo mentre nella seconda parte si cammina su neve ben tracciata e consolidata superando crepacci spettacolari. Arriviamo in cima con Stefano che sta meglio; tutti contenti ci abbracciamo e ci riuniamo in una breve preghiera. La discesa è altrettanto bella ed ammiriamo con gusto i tre sciatori che scivolano verso valle tra il dedalo dei crepacci. Alle dieci siamo di nuovo al rifugio e – dopo un lauto pranzo – scendiamo all’auto con cui poi ritorniamo in parrocchia.

Mola mia, leù!
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