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   Bishorn 4153, 07/09/2023
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Svizzera
Partenza  Zinal  (1700 m)
Quota attacco  3200 m
Quota arrivo  4153 m
Dislivello della via  900 m
Difficoltà  F+ ( pendenza 40° / I in roccia )
Esposizione in salita Nord-Ovest
Rifugio di appoggio  Cabane de Tracuit
Attrezzatura consigliata  corda 30m e ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Il piano era quello di raggiungere Fil a Falzes e il Gran Pilastro per fargli fare un poco d’esperienza coi ramponi che si è appena comprato e che aveva una gran voglia di provare. Sarebbe stata la prima nostra uscita d’alta quota, toccando la cima a oltre 3500m. Aspetto che Giona torni dall’Africa per verificare se vuol esser della partita ma Fil mi comunica nel frattempo che scende a Ferragosto per una festa e allora i programmi cambiano. Gli orizzonti si aprono e comincio a pensare di portarli su un 4000 facile che poi mi servirebbe come preparazione per il tentativo alla Dufour da fare con Billy. La scelta cade sul Bishorn in Svizzera che ha anche il vantaggio di poter esser “quasi” salito in giornata. Noi saliremo fino a circa quota 3000 dove piazzeremo la tenda per dormire tranquilli e soprattutto gratis. Cambi meteo mi costringono a improvvisi cambi turno ma riesco comunque a liberare i giorni ma con purtroppo l’aggravante di dover partire subito dopo il turno della notte in ospedale. La notte passa abbastanza tranquilla e alle 7.30 del 17/08/2023, passo da casa di Fil a recuperarlo e poi a casa nostra per recuperare Giona. Non ho sonno e decido di partire immediatamente per le Alpi. Domodossola Sempione Briga Val d’Anniviers e su fino ai 1700 m di Zinal dove parcheggiamo sotto la pioggia che cade fitta e fatta spesa in un supermarket pranziamo al riparo di un garage con wurstel pane salumi e banane. Poi risaliamo in auto e localizzato il park di partenza ( Plat de la Lèe) diamo il via ai preparativi per la partenza dividendoci materiale e cibo ma una nuova perturbazione ci raggiunge e ci costringe in auto a dormicchiare. Sono già le 16.30 quando torna a splendere il sole e usciamo all’aria aperta. Cambiamo monete per il park e alle 17 siamo pronti per dare il via alle danze. Gli zaini sono pesanti ma sembriamo tutti in forma discreta..meglio che il massacro della Translagorai dove gli zaini erano proprio dei nemici! Saliamo per il bel sentiero pieno di deviazioni e che alterna tratti pianeggianti a strappi decisi in direzione della Roc de la Vache e delle nubi che soggiornano sulla Dent Blanche impedendocene la vista. Dopo mezz’ora abbondante raggiungiamo i 2060 m. dell’Alpe Chiesso e continuiamo sul bel sentiero che ora traversa verso la Roc e la cascata del fiume Tracuit. Alle 19 superato un tratto ripido stile muro, entriamo nei bei prati che s’aprono oltre la valle da cui siamo partiti. Mi sento bene.. e sono fiducioso perché se anche stanotte non ho dormito molto…domani dovrebbe andare meglio. A destra nelle nubi incombe il Weisshorn, superiamo un baitello da cui esce fumo e profumo di formaggio e prendiamo a salire dolcemente per prati fino ad un bell’altipiano cui passiamo sopra invidiano le mucche al pascolo attorno ad un laghetto. La punta del Besso spunta oltre la linea di cresta e alle 19.30 a quota 2900, individuiamo un bel prato che sembra pianeggiante e promette d’esser l’ideale per il nostro accampamento. Lo raggiungiamo e lo spiazzo perfetto sta proprio a pochi passi da un rivolo d’acqua che allieta col suo dolce canto. Improvvisamente esplode la “golden hour” col sole che s’abbassa oltre il crinale e tutto illumina di giallo abbagliante. C’è una luce fantastica e il momento è solenne, appaiono arcobaleni nel cielo e scatto foto a destra e manca. Poi nel giro di qualche minuto mentre stavamo aprendo gli zaini per preparare la tenda qualche goccia d’acqua isolata ci saluta. E’ un attimo e il cielo si copre e inizia a piovere a dirotto e riusciamo a malapena a proteggerci sotto il telo semitarp. Siamo in tre sopra gli zaini accatastati e sotto la leggera protezione.. io brivido per il freddo improvviso ma dieci minuti dopo riappare il sole e sembra che tutto sia passato…anche se siamo abbastanza bagnati. Vapori risalgono la valle e si sciolgono in cielo regalandoci il secondo tramonto della giornata col cielo ritornato limpido e gli arcobaleni che saltano fuori un po' dappertutto. A ovest esplode l’arancio mentre la capanna sopra di noi galleggi8a su rocce violette. Alle 20.30 il buio cala e noi abbiamo appena terminato di sistemare la tenda. Mangiamo di fretta al buio un poco infreddoliti il nostro pane e salame e poi cerchiamo tepore nei sacchi a pelo all’interno della tenda. Ho freddo per un poco ma poi mi scaldo e apro anche il mio nuovo sacco semileggero. La notte passa tranquilla anche se spesso mi risveglio dopo brevi sonnellini e alle 5 suona il cellulare. Facciamo colazione in un mattino non gelido e lasciamo poco dopo le 5.30 la nostra tenda ben chiusa avviandoci vs la Cabane. Poco dopo spegniamo le frontali e ammiriamo le moli dello Zinalrothorn e della Dent Blanche alla nostra destra. La capanna si avvicina come il fronte del Turtmanngletscher che fa capolino alla sua destra ma non si arriva mai. Alle 6.30 siamo sotto un pinnacolo roccioso che mi ricorda per la struttura rocciosa a faglie e rossastre il Cervino del cui gruppo la nostra montagna fa parte. Un piccolo camino attrezzato ci porta in cresta e passando dietro la punta in pochi passi raggiungiamo la Cabane de Tracuit ( q. 3255, h 6.40). Impressionante la vista sul ghiacciaio che la lambisce risparmiandola e gettandosi sul versante nord. Bella anche la vista panoramica sullo Zinalrothorn e la Dent Blanche gli unici colossi fra i tanti, le cui calotte nevose si tingono d’arancione. Lontano, occhieggia anche il Grand Combin. Salutiamo rapidi la Cabane coi tozzi roccioni che le fanno da sfondo che si colorano di sole e per pietrame in dieci minuti, raggiungiamo il ghiacciaio. Iniziamo i preparativi imbragandoci e calzando i ramponi. Li aiuto essendo per loro praticamente la prima volta( per Gio la seconda…) e intando fotografo l’imponente Dent Blanche con il fido Grand Cornier che ne controlla i dintorni e poi più a destra Grand Combin che zoomo fino a vederne le tre sommità distinte e poi il Bianco. Terminato il reportage mi metto a salire sul poco inclinato piano ghiacciato perché m’è venuto freddo a star fermo e mi muovo verso il sole. Raggiuntolo, mi fermo ad aspettare un tempo che mi sembra infinito e finalmente alle 7.40 i due si scollano dalla terra e mettono i loro piedi sul ghiaccio. Non siamo legati per ora essendo la superficie compatta. Non vedo tracce sul duro ghiaccio e mi chiedo dove siano finite le cordate che fino a poco fa avevamo davanti. Ignoro che si debba svoltare a sx e quando Fil me lo suggerisce mi rendo conto dell’errore. Prendo in mano la relazione e vedo il roccione a cui dobbiamo puntare. Ci leghiamo perché ora si aprono bocche nere e a fatica cerco di leggere le tracce dei ramponi di chi ci ha preceduto. Zigzaghiamo fra i buchi in leggera discesa col Bishorn e il Weisshorn che uniti da cresta stan sospesi alla nostra destra. Noi puntiamo ad un colle nevoso oltre il ghiacciaio passando sotto le rocce che sostengono la nostra montagna. Superiamo la zona crepacciata e cominciamo a risalire faticosamente il pendio nevoso. Ora che l’inclinazione è aumentata sentiamo un poco tutti la fatica ma è Giona che sembra accusare di più la stanchezza. Io tiro e la corda si tende perché Fil è fermato da Giona. Andiamo avanti finchè la velocità d’ascesa sembra calare troppo. Chiedo a Gio come va, se se la sente.. dice che ci vuol provare…ma dieci minuti dopo dice che non ha più energie. Conveniamo che è meglio dividerci e gli diciamo di scendere fino all’inizio del ghiacciaio crepacciato e di aspettarci lì. Lo salutiamo alle 9.45 ad una quota presumibile di 3650m perché gli altimetri nn funzionavano bene e davano valori inferiori. Mi spiace lasciarlo, so che gli brucerà ma era troppo in crisi. Riparto quasi di slancio ma dopo 10 minuti mi si svuota anche a me il motore. Rallento convinto magari di aver forzato un poco troppo ma continuo a non riuscire a fare più di dieci passi alla volta..a volte anche meno. Sono le 10 e davanti a me si vede bene il miraggio della candida sella fra il Bishorn e la Pointe Barnaby. Arrivare là è fatta..ma è così dura. Sprofondo nella fatica e vado su di testa..per me e soprattutto per Fil a cui non voglio negare la gioia del primo suo 4000. Ad un certo punto anche lui mi chiede se me la sento. Poco più su incrociamo altra gente che scende ed ogni volta è una scossa d’orgoglio perché mi vergogno a salire così lento. Ad un certo punto da un mondo lontano mi giunge una dolce voce di ragaza che gentilmente mi chiede: “are you okay?” e poi ci informa che ci sono buchi grossi più su. Non ho la forza di sorriderle e ancor meno di gridarle…ma lo sai chi sono io???. E’ già lontana, troppo rapida per i miei riflessi da bradipo che non sono riusciti a formulare neanche una risposta. L’episodio m’interroga ma mi sento solo privo di energie…non sto male e quando mi fermo mi ripiglio immediatamente. Per poi cadere nell’affanno respiratorio 5 passi dopo! E vabbè comunque salgo e mi metto a contare la velocità d’ascesa che il mattino è giovane e la speranza non muore mai. Vedo la gente scendere con passo affaticato e mi chiedo che ne sarà di me che son già cotto ora…eppure son convinto ci siano buone possibilità che in discesa mi ripiglierò..altrimenti sarà la fine! Ma son convinto di non avere più forze per via delle poche ore dormite nelle due notti precedenti. Per il resto sto bene…non sento la quota. Alle 10.30 incrociamo degli Italiani che mi confortano, mi dicono di bere e mangiare che mancherà circa unora e un quarto..che non si può mollare ora. Parliamo con simpatia e si ripromettono di prender con loro Giona e di portarlo alla Cabane. Ahh…les Italiens! Pendii immacolati di fatica s’alzano bianchi e luccicanti verso il blu della sella agognata che ora pare più vicina. Decido che è fatta perché al massimo arriveremo a mezzogiorno e va bene. Neve bianca neve bianca passo passo cielo blu cielo blu..come un mantra m’accompagna verso l’alto. Nuove genti scendon dalla cima e ora siamo proprio sotto la sella. Tracce a zigzag da scialpinismo rubano centimetri di dislivello che diventan affannosamente metri. Bianco e blu siamo sotto la calotta e poi a sinistra la Pointe Barnaby non è più così in alto. E si vede la cima( forse… perché la quota degli altimetri è bassa) dopo la svolta a destra verso l’ultimo pendio. E oltre la neve ora escono i Mishabel con l’imponente Dom e dalla cupola scendono le ultime 4 persone. Ma cosa ci sarà dietro? Il Weisshorn occupa il cielo e la cupola è davanti a me indifesa..un seno che si concede con dolcezza. Salgo deciso senza badare alla stanchezza col cuore che esplode in petto e quando la vista spazia oltre l’ultimo baluardo nevoso della cresta sommitale… mi metto a piangere perché ..oltre solo cielo.. e non me l’aspettavo.. e ho proprio dato tutto.. per me ..per Fil e per la montagna. Per l’altimetro mancherebbero ancora 70 metri. A noi invece non manca nulla e abbraccio commosso Fil. Sono “solo” le 11.30 spaccate e siamo sulla quieta e accogliente palla di neve della Cima del Bishorn a quota 4153m…non ricordo neanche più da quanto tempo mancavo a queste quote. Sto bene.. mi sento carico.. dico Fil che sono quasi certo che in discesa mi riprenderò completamente. Mangio un Twix e poi comincio a fotografare l’infinita bellezza che ci circonda e piove su di noi. Un infinita cresta nevosa interrotta dal pilastro poderoso del Gran Gendarme sale vertiginosa fino in vetta al Weisshorn. Oltre la Pointe Barnaby esplode il tripudio dei Mishabel con le pinte indomite del Dom del Tashorn del Nadelhorn e della Lenspitze e poi ancora a fianco Durrenhorn Weissmies Alphubel Allalinhorn e Rimpfishorn. Più discosti a sx Fletshorn e Lagginhorn mentre a destra è coperto il gruppo del Rosa. A destra appena oltre la cresta del Weisshorn, sbuca la Dent d’ Herens e poi la Dent Blanche. Fra loro la piccola, a confronto, Grivola. La zona del Bianco è coperta e così le cime di cui si vedono i grandi ghiacciai di Monch Eiger e Jungfrau. La cima è pulita, un solo bastone di abete chissà portato quassù da chi è poggiato nella neve e tiene compagnia alla nostra solitudine ricordandoci del mondo vegetale in questo regno solo minerale. Mezz’ora d’estasi dopo cominciamo la discesa e subito come pensavo e speravo mi sento rigenerato: a grandi balzi scendo giù nella neve ormai molle e chiedo a Fil se il ritmo va bene dato che è cambiato completamente. Sono contento che sto bene e che ormai conosco bene il mio corpo. Galoppiamo in discesa senza soste giù veloci per l’ampio pendio nevoso sotto la sella e che tanta fatica m’era costato in salita. Vediamo avvicinarsi le sagome di quanti ci precedono e incredibilmente solo mezz’ora dopo siamo già nella zona dei crepacci e un quarto d’ora dopo siamo risaliti nella parte piatta del ghiacciaio. Superiamo varie cordate cui indichiamo la via nel dedalo di buchi e alle 13.30 siamo al fronte dove ci leviamo i ramponi e gli imbraghi. Selfie ad impresa riuscita e un quarto d’ora dopo siamo alla capanna…freschi e riposati. Fil perché mai veramente sotto sforzo ed io perché mi sono proprio ripreso. Giona non c’è..sarà probabilmente già sceso al campo. Altre foto vs la nostra cima e poi in un cielo ora più libero zoom vs Zinalrothorn e Obergabelhorn con i loro arpioni di cima che s’attaccano al cielo e verso le due grandi Dent d’Herens e Blanche. Riaffrontiamo il tratto roccioso disarrampicandolo e poi giù per pietre verso il nostro campetto beato. Inquadro e saluto in prospettiva laterale la Cabane il fronte del Turtmanngletscher e l’acoppia inscindibile Bishorn-Weisshorn. La roccia gradualmente si colra di ciuffi d’erba fino a cedere il passo al verde e appare la nostra tenda gialla priva di copertura. Vediamo Gio steso e lo raggiungiamo alle 14.45: ci racconta della simpatia degli italiani (veneti) e di come sia arrivato stremato alla tenda e di non aver dunque rimpianti sulla scelta presa. Disfiamo tutto, beviamo e ci rinfreschiamo i piedi all’acqua gelida, reimpacchettiamo gli zaini che tornano a pesare e via che in discesa tutti i santi aiutano. Traversiamo pascoli di beate mucche stese al sole a ruminare e alle 16 siamo sopra la valle di Zinal che adagiata ci attende nel fondo. Gli scarponi cominciano a dare un poco di fastidio, Gio tira dice lui per esser giù il prima possibile, traversiamo boschi di verdissimi larici dal fusto rossiccio e perdiamo quota sotto un sole che diventa sempre più caldo ed insopportabile. Con gli occhi pieni delle cime che ci circondano, felici di pestare morbida erba, tocchiamo terra poco dopo le 17 più o meno all’ora a cui eravamo partiti ieri. 24 ore di felicità. Grazie Fil e Gio..è bello stare con voi e la vostra giovinezza. Alle prossime! Senza soste, riesco anche a guidare fino a casa sognando dopo una notte in ospedale ed una in tenda una notte senza campanelli e piedi in faccia nel comodo lettone di casa. Foto1 trio in partenza Foto2 pendii immacolati di fatica sotto la cima Foto3 io e Fil in cima


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