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   Monte Disgrazia, Canalone Schenatti, 21/06/2011
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Piana di Preda Rossa  (1955 m)
Quota attacco  3387 m
Quota arrivo  3678 m
Dislivello della via  1120 m
Difficoltà  AD ( pendenza 50° / III in roccia )
Esposizione in salita Ovest
Rifugio di appoggio  Rifugio Ponti, 2559 m
Attrezzatura consigliata  Normale dotazione per una via normale su cresta di misto e avvicinamento su ghiacciaio
Itinerari collegati  Monte Disgrazia (3678m), Cresta O-NO (via normale)
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento All’alba, alle 6 del 21 giugno 2011 in ritardo secondo i calcoli svizzeri di max( avendo trovato lavori in corso), arriviamo al parcheggo di Preda Rossa (m 1955). Abbiamo viaggiato attraverso Lecco Colico, la Valtelina e poi risalita la Valmasino fino al la frazione di Filorera (m 841). Qui si imbocca sulla destra una carrozzabile asfaltata che si alza sul versante opposto passando dai casolari di Valbiore, da una strada sterrata percorribile in auto e a tratti accidentata e si giunge infine alla piana del park. Proseguiamo a piedi su una larga carrareccia per poi abbandonarla laddove questa valica un ponte, per continuare su un sentiero(segnavia bianco-rosso) che attraversa tutto il verde e bellissimo piano di Preda Rossa solcato dalle anse del torrente. Il sentiero risale poi con strette serpentine la costa di sinistra per continuare obliquamente per pendii erbosi. Alle 7 siamo ancora nell’ombra del vallone ma il sole colora d’oro le rocce granitiche che ci sovrastano. Mezz’ora dopo spuntiamo sul terrazzo morenico, dove sorge il rifugio Ponti (2559 mt ore 1.30) che inquadra dietro le sue belle mura in pietra, la nostra montagna. Facciamo una breve pausa-colazione e ripartiamo sulla destra e con una traversata raggiungiamo una grande morena, che iniziamo come fossimo bambini sul muretto a percorrere sull’esatto filo di cresta fino ad arrivare sotto la bastoniata a quota 3000m dove inizia il circo nevoso in bella vista della Sella di Pioda che puntiamo a raggiungere. Perdiamo un poco di tempo a cercare di capire quale sia il canalone giusto e poi iniziamo a salire alle 10.30 su buone pendenze tra i 40 e i 50 °. Max parte forte e io lo seguo ad una cinquantina di metri di distanza. Un’ora dopo Max arriva al colletto (3550m), dove il canalone termina e si ricongiunge con la via normale che percorre la cresta dalla Sella di Pioda fino alla cima. Ora la cresta che percorre il vuoto tra ardite cornici fino alla cima che svetta oltre la possente anticima, è interamente davanti ai nostri occhi e mi appare splendida ed invitante. Max inizia a percorrerla ma dopo qualche tratto quando diventa impegnativa ed un poco esposta si ferma e decide di iniziare a scendere. Non sono in giornatissima e le mie insistenze per provarci comunque non trovano spazio . Come al solito Max se decide qualcosa è irremovibile e non mi resta che scattare qualche foto alla cima,vicinissima in linea d’aria. Più oltre avremmo (forse!) trovato il passaggio del cavalo di Bronzo breve passaggio di 5 metri di III° grado aggirabile sul lato nord strisciandoci sotto. Mentre ancora assecondo la cresta sinuosa Max ha già iniziato la discesa e a mezzogiorno non mi resta che assecondarne la direzione. Per un lungo tratto scendiamo faccia a monte e poi quando mi rigiro un misto di stanchezza e delusione rende ciondolante il mio passo e devo scuotermi per non veder allontanare troppo Max. Alle 13.30 fotografo degli stupendi fiori cresciuti chissà come sulla morena e alle 15 veramente cotto rimetto i piedi sulle fresche erbe della Piana di Preda Rossa. Mezz’ora dopo tra prati,acque,rocce, cascatelle e ponticelli, in un ambiente veramente idilliaco coi raggi del sole che rimbalzano e si tuffano divertiti nel torrente, siamo nuovamente al parcheggio.
Foto1 Max in cresta Foto 2 io in cresta Foto3 l’irraggiungibile cima

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