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   Gli Anni ( del Ferrante in Inverno), 10/02/2008
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  colere  (1020 m)
Quota attacco  2300 m
Quota arrivo  2430 m
Dislivello della via  130 m
Difficoltà  PD+ ( pendenza 45° / II in roccia )
Esposizione in salita Sud
Rifugio di appoggio  cima bianca
Attrezzatura consigliata  ciaspe picche e ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Sono anni questi in cui complice la bella compagnia di amici cremaschi e non passiamo 4 domeniche sugli sci con lo ski club Vaiano, il più delle volte a Colere ma qualche anno dopo anche a Lizzola. Sono quasi sempre io a portare i nostri piccoli cambiando i turni quando posso per insegnare loro a sciare. Quando è possibile, li lascio al maestro o a qualche mamma o con i loro amici e vado in fuga vs le montagne adiacenti, soprattutto il Ferrante che domina con la sua possente mole la stazione d’arrivo della Seggiovia Cima Bianca. Il 21/02/2006 sono eccezionalmente con Robi Tosca. Raggiunta la frazione di Carbonera di Colere(1040 mt.) col bus, che parcheggia nel piazzale sottostante la stazione di partenza della seggiovia per Polzone, salutiamo amici e figli e calzate le ciaspe imbocchiamo alle 10 il segnavia 403 CAI che con moderata pendenza sale lungo la strada forestale. Poco oltre, raggiunta l’indicazione del percorso scialpinistico (piccolo cartello giallo con la figura di uno scialpinista), abbandoniamo la strada forestale e proseguiamo sul classico sentiero montano che con qualche zig-zag si alza di quota sino a raggiungere il bivio per la malga Polzone (… 30 minuti dalla partenza). Lasciamo a sinistra il sentiero che prosegue per il rifugio Albani e pieghiamo a destra, Il sentiero si alza pian piano sino a quando, con ampio semicerchio, piega verso destra e, finalmente uscito dal bosco, raggiunge malga Polzone(1520 mt.) e la stazione di arrivo della seggiovia. Ci sono sentieri che stupiscono per la loro bellezza naturale e per il panorama mozzafiato che offrono, altre volte per il profumo che emanano mentre attraversano il fitto bosco oppure perché si perdono nell’infinita distesa nevosa. Il sentiero invernale che porta al monte Ferrantino stupisce per tutto questo ma anche per la sua capacità di destreggiarsi in quell’intricato serpeggiare delle piste da sci del comprensorio di Colere mantenendole sempre a quella debita distanza, non troppo vicino e neppure troppo lontano, che consente all’escursionista di percorrerlo, stupendosi, in totale silenzio e solitudine. Ripartiamo lasciando alle spalle lo Chalet Plan del Sole, che spara musica atutto watt per la gioia degli amanti della neve firmata che trasformano la Natura in una sala da sballo, e risaliamo, standone all’esterno, un breve tratto della pista da sci; poco sopra, dove la pista da sci a monte si divide in due, pieghiamo a destra e abbandoniamo le piste per proseguire verso malga Conchetta: il sentiero si immerge nel rado bosco e serpeggia tra fantastiche dune nevose mentre pian piano aumenta la sua pendenza. In prossimità della malga Conchetta, risaliamo a sinistra alcune dune di neve che anticipano i contrafforti rocciosi del monte Ferrante. La salita è fronte sole e la fatica si fa sentire ma ben presto, oltre l’ennesimo panettone nevoso, inizia una breve e ripida discesa che ci avvicina ancor più alle pareti del monte Ferrante. Proseguiamo ora verso la stazione di arrivo della seggiovia di Cima Bianca; alla nostra sinistra si apre il magnifico panorama montano sulla Valle di Scalve, dove domina il complesso e torreggiante gruppo del Pizzo Camino. Raggiunta la stazione di arrivo della seggiovia, pieghiamo nettamente a destra e risaliamo il ripido versante che ci consente di guadagnare quota; proseguiamo ora risalendo l’evidente dorsale che diviene ripida e a tratti piuttosto stretta, sino al suo culmine, l’ampia cresta del monte Ferrantino, la nostra meta, a quota 2325 metri di altitudine. Sono le 12.40 e su questa piccola grande vetta siamo attorniati da tutto l’anfiteatro orobico, che emerge incredibilmente dal mare di nubi che copre le vallate: prima su tutte spicca la vicinissima Presolana, con la sua severa parete nord smaltata di neve e ghiaccio ed il suo poderoso e slanciato spigolo settentrionale sul quale la neve non s’incolla. E poi il pizzo Camino, i monti Redorta, Coca, Gleno, Benfit e l’Arera che buca le nubi con la sua piramide tozza ma elegante e tantissime altre cime delle Orobie. C’è una luce tenue, soffusa, un cielo lattiginoso che si mescola con le nubi che sono stese come un tappeto dando all’ambiente un incredibile tonalità pastello. Poi un poco preoccupati volgiamo lo sguardo al nostro sogno: tutti si son fermati qua! Nessuno sciatore si è avventurato sull’esile cresta che collega la cima del Ferrantino alla dorsale nevosa che sale per la ripida pala sud del Ferrante. Ce la faremo? Non sarà troppo rischioso? c’è veramente tanta neve e stiamo a metà tra l’entusiasmo e il timore. Tiriamo fuori la picca e iniziamo a traversare sulla dolce cresta: per ora teniamo ancora le ciaspe per galleggiare meglio. Veloci iniziamo a salire per la pala nevosa che adduce la cima: la neve sfonda ma sembra compatta e sicura e rapidamente raggiungiamo la cima con solo qualche timore di smottamenti nel tratto centrale più verticale. Quando poi oltrepassato questo tratto la pendenza del pendio decresce, capiamo di avercela fatta e con rinnovata energia sprintiamo verso la croce di vetta(2430 mt.) che emerge dalla neve. La raggiungiamo alle 13 e 20 e sentendoci molto bene e avendo ancora qualche tempo a disposizione decidiamo di proseguire lungo la cresta che corre aerea, sinuosa e precipite verso il Vigna Vaga. Dopo alcuni passaggi un poco azzardati(creste nevose su pareti verticali, sembra di stare in Patagonia…) e aver scattato alcune foto molto belle, alcuni salti rocciosi troppo pronunciati per essere affrontati senza corda pongono fine alla nostra avventura. Sono le 14.30 e dobbiamo tornare per non perdere il bus. Alle 15.20 siamo al Ferrantino e poco dopo prendiamo la seggiovia e torniamo giù in paese appena in tempo per non essere sgridati e riabbracciare i figli felici per la giornata passata sugli sci.
L’anno dopo il 4/02/2007, decido di fare un apuntata verso lo spigolo nord della presolana, in previsione di una futura scalata estiva che poi non si è ancora realizzata. Arrivo con i figli a malga Polzone in seggiovia e dopo averli consegnati a maestri o amici, parto per il mio viaggio alle 11 in direzione del Rifugio Albani. Seguo una sorta di pista da sci, non molto battuta, ma dal fondo solido, che mi permette di camminare agevolmente fra muchhi, dossi e dune di neve. C’è un sole che quando sorge dietro le creste, è stupendo e io proseguo nel seguire la paleria che guida vs il rifugio, in neve che non resta più portante e in cui comincio quindi a sprofondare. Metto le ciaspe e raggiungo l’Albani quasi a 2000 metri e quasi a mezzogiorno. Qualche anno dopo ( il 15/02/2015), mi ricapiterà di “ trovare” letteralmente questo rifugio durante una bufera di neve così massiccia da impedirmi visibilità oltre pochi metri e aver perso completamente l’orientamento. Ricordi come fosse oggi la gioia per quell’ormai inaspettato avvistamento. Poi per piccoli avvallamenti e colli imbiancati cercando di scegliere la linea dove sprofondo meno, raggiungo in mezz’ora la dolce linea di cima della Corna Tonda a 2100 metri. Mezz’ora dopo calpestando un terreno che diventa sempre più ripido e pericoloso mi avvicino al colletto d’attacco dello Spigolo Nord che parte magnifico come un’infinita prua rocciosa verso il cielo. Mi fermo ammirato a contemplarlo, cerco di avvicinarmi ancora un poco ma l’esposizione cresce e la neve diventa troppo dura: ci vorrebbero ramponi e picche per traversare e quindi mi fermo collo all’insù a sognare di arrampicarci sopra…e poi faccio dietrofront. Alle 15 sono alla seggiovia Polzone a riabbracciare i mei figli.
L’anno successivo,10/02/08, parto ancora dalla stazione di arrivo della seggiovia a Polzone alle 11, in una splendida giornata di sole e appena scaracollo sotto le arancioni e traforate reti di protezione per seguire la traccia che s’inoltra nel bosco sono colpito dalla luce silenziosa che accarezza i morbidi cuscini di neve che decorano il sottobosco. I gialli larici salgono nel blu del cielo e non sembra di essere a pochi metri dallo schiamazzo domenicale. Come in un esercizio di meditazione trascendentale mi allontano dai suoni finchè rimane solo il mio respiro e l’alito che a nuvolette si fonde con l’etere. Lascio la mia scia solitaria nel deserto di neve come fosse un autografo,una creazione della mia fantasia che si fonde con quella della natura bianca. A sinistra mi osserva l’imponente mole della Presolana e ni trovo ad un certo punto a dover traversare per duri sastrugi formati dal vento che spazza la neve farinosa e modella a scultura quella che rimane. Poi da un bianco pendio solcato da scie e merge la parete del Ferrante che dona il suo colore giallo bruno all’ammirazione. Emerge man mano che salgo fino a mostrare tutta la sua poderosa bastionata basale che sembra poggiare ed essere sostenuta dalla neve che come marmo bianco ne sostiene la struttura. Poco dopo mezzogiorno passo dall’arrivo della seggiovia Cima Bianca e per begli spazi nevosi guadagno la spianata cimettina del Ferrante per le 12.30. Mi fermo al sole ad ammirare nell’aria fredda il panorama,(immenso vero l’Adamello) e a mangiare. Mezz’ora dopo riparto con le 2 picche, scivolo sull’esile crestina del Ferrantino dove mi fermo a fotografare l’eccezionale prospettiva vs la conca dei Giganti e tutti i 3000 orobici. Procedo poi fino ad arrivare alla comba nevosa da cui parte la salita vs la cima. Sfruttando la neve ben rigelata, rimonto rapido la pala sud e alle 13.45 sono alla croce del Ferrante,quasi totalmente sommersa dalla neve. Sublime il panorama sull’Arera e i suoi satelliti che formano una poderosa parete azzurra perché all’ombra di questa giornata così limpida e dall’altra parte invece brilla nel sole tutta la catena del Pizzo camino. Mentre scendo le nubi riempiono le valli e scatto tante belle foto sul versante Adamello, Pizzo Camino che galleggiano sul bianco tappeto. Due ore dopo sono nuovamente a Polzone e scendo in seggiovia con i miei figli.
Negli anni a seguire ricordo di un’altra salita al Ferrante nella nebbia e nella tormenta più fitta che non riuscivo a vedere che a pochi metri. Tornai giù, fra l’incredulità degli amici, imbiancato e gelato come arrivassi da una vetta himalayana. Un’ altra volta attorno al 2015, invece successe l’episodio inverosimile di David e Giona cui avevo spiegato che essendoci molto vento in alto e poca neve in basso, potevano prendere la seggiovia ad una specie di intermedio dove la neve era stata appositamente spianata e le seggiole passavano basse…ma non abbastanza per le loro gambette corte. Cercavano di saltare con gli sci ma poi cadevano subito o si scostavano. Successe ad un tratto che il poggiapiedi della seggiovia si incastrasse nel colletto della giaccavento di David (14 anni) che rimase appeso e sollevato da terra appeso. Passò cinque minuti un poco spaventato e piagnucolante (alt. max 7/8 metri!) fino a quando lo videro arrivare così appeso alla seggiovia ma non poterono far altro che districarlo e venirmi a chiamare al bar dove ancora un poco spaventato lo accolsi e tranquillizzai con una bella cioccolata. Poi arrivò anche Giona (10 anni) che nel frattempo era sceso con altri sciatori e poi risalito con la seggiovia. Era molto preoccupato e si rilassò solo vedendo che il fratello stava bene. Cioccolata anche per lui. Ricordo che mentre lo raccontavo a Dani, non riuscivo a non ridere e lei si arrabbiava tantissimo!!!
Foto 1 lo spigolo Nord della presolana Foto 2 possente Ferrante Foto 3 robi sulle creste oltre il Ferrante






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