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   canaloneri senza picche, 28/06/2016
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  vallesinella 1500  (1500 m)
Quota attacco  2300 m
Quota arrivo  3150 m
Dislivello della via  900 m
Difficoltà  AD ( pendenza 55° / II in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  brentei pedrotti
Attrezzatura consigliata  picche ramponi e 2 corde 30 mt o 1 da 50 per le doppie in discesa dalla tosa 2 viti per sicurezza
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Dopo il giretto dell’anno scorso alle bocchette di brenta, ritorno in montagna con il vecchio stefano che ultimamente si dedica soprattutto alla roccia con altri amici. E’ tempo che puntiamo al canalone neri ma lavoro e meteo ostacolano il tentativo che procrastiniamo fino all’ultima settimana di giugno quando vaghe speranze di finestra stabile nelle precipitazioni, ci inducono ad un preaccordo che ratifichiamo giorno dopo giorno man mano che si rafforzano le previsioni. I nostri timori della vigilia si condensano nella mia frase “ il ghiaccio quando è duro è duro..alludendo alla possibilità accennataci telefonicamente di trovare del ghiaccio vivo. Persi per strada Alessio e Max per impegni di lavoro e Nicola che verrebbe solo se lo facessimo in giornata partiamo giovedì 23 dalla calura padana terminati i nostri turni del mattino. Abbandoniamo insieme Brescia alle 15 del pomeriggio puntando Madonna di Campiglio. Un paio d’ore dopo facciamo sosta in quel di Bondo dove insieme ad una gran bevuta ad una bella fontana visitiamo il bel gierdino in ricordo dei 700 morti di guerra e con le rocce del brenta che iniziano a far da sfondo: si vedono la Cima Tosa con la sua calotta bianca la cima d’Ambiez e appare dietro anche il corno del Crozzon. Mezz’oretta dopo ormai alle porte di Campiglio saltan fuori cime da ogni parte: PietraGrande, Grostè, Mandron fino a quando faccio fermare Stefano per abbracciare l’incredibile parata di pareti straordinarie che ci stanno davanti: uno spettacolo incredibile! Da sinistra la Cima Mandron e le Punte di Campiglio e poi dietro, Torre di Brenta, Sfulmini, Campanile Alto, Brenta Alta e Bassa, Cima Margherita e il gigantesco spigolo Nord che sale fini alla punta più alta del Crozzon di Brenta. Che meraviglia già qua dal bordo di una strada. Parcheggiamo a Vallesinella (q.1510) e alle 18 iniziamo a salire: c’è afa, caldo e coliamo di sudore trasportando gli zaini sulla breve ma ripida salita vs il Rif. Casinei (q.1850) dove transitiamo 40 minuti dopo e beviamo tutta l’acqua possibile dalla sua bella fontana. Poi iniziamo il lungo traverso quasi sempre in falsopiano vs il Brentei. Dieci minuti dopo dal bosco di abeti emergono lo spigolone del Crozzon e la cupola della Tosa: cornice verde per l’oro delle rocce, il bianco della neve e il blu del cielo. Che spettacolo. Lo spigolo,immenso, cui siam proprio di fronte, incanta e reclama shooting fotografico. Bellezza maestosa e imponente. Le nevi sembran parlarci di altri mondi lontane mentre saliamo in maglietta sotto il sole. Dito e Campanile di Vallesinella ci salutano mentre arriviamo al cartello che indica la Valle del Fridolin(q.2050, h 19).
La Cima di Fridolin che ci sovrasta col suo tozzo monolite finale impone il suo status di regina. Mezz’ora dopo attraversiamo con emozione il tristemente famoso canalone dove persero la vita nel 1991 sette ragazzi travolti da una slavina di fango. Oggi, l’enorme colatoio normalmente poco appariscente è completamente carico di neve e segna come una bianca e lunga ferita il fianco della montagna e aiuta a capire la disgrazia di quel giorno. Traverso con tristezza quei quindici metri di neve calpestata e ci addossiamo alle ciclopiche pareti della tosa e del crozzon divise dal magico filo nevoso che intendiamo percorrere. L’arrivo al Rif. Brentei (q.2180,h 20) a parte la stanchezza (quest’anno è insolitamente dura..) e il sudore, è da sogno in un ambiente fra i più belli delle Dolomiti. Prato verde brillante cosparso di massi dorati, rifugio in muratura con persiane verdi e bianche e per sfondo il muro di roccia arancione e nera di Tosa e Crozzon suturate di bianco dal nostro canalone. La copertura nevosa sembra abbondante e solo all’altezza dell’ex ginocchio emergono due macchie di ghiaccio grigio: il cordiale Michele, figlio di Luca, ci racconta poi che il canalone ieri è stato percorso perfino in bastoncini da un solitario salito per dare un occhiata. Buon auspicio e dopo esser saliti in camera e una cena più che abbondante usciamo nel fresco della sera alle 21.30 per qualche foto alle ultime luci della giornata con il gruppo della Presanella che è illuminato dalla tenue luce del tramonto. Il buio in montagna sscende rapido e un quarto d’ora dopo faccio l’ultima foto al canalone Neri in versione serale col bianco che splende fra le scure pareti e il cielo ormai scuro. Pronti al sonno ci ritiriamo in stanza e per le 22 saremmo pronti a dormire se non fosse per il casino che accompagna rapidi sonni spezzati. Alle 3.30 la sveglia, alle 4.15 la partenza in concomitanza con tre trentini. Incredibile luna piena campeggia sulla Cima tosa e lancia bagliori appena accennati sulle nevi del Canalone ancora immerse nell’oscurità delle pareti che le contengono. Ci mettiamo in marcia e solo mezz’ora dopo comincia leggermente a schiarire mentre risaliamo il ghiaione verso l’imbocco sorvegliati attentamente dagli Sfulmini schierati e rigidi in attesa dell’aurora. L’albeggiare rapido mi fa rimpiangere l’ora in più che potevamo avere di vantaggio sulla luce che annuncia una giornata fantastica e mite. Sono le 5 si vede bene e solo l’inizio del canale è ancora nascosto dietro una quinta rocciosa. Ci portiamo rapidi in 1 ora dalla partenza sul nevaio che fa da base all’impennarsi del canale che visto da vicino fa meno paura nella sua progressione morbida verso l’alto e che ora si stende proprio davanti a noi. Passiamo sotto le grandi e fantastiche colate nere della Via delle Guide e risaliamo fino a quando la pendenza ci consiglia a far pausa e prepararci per la scalata: imbraghi,casco,ramponi..io tengo ancora i bastoncini..la neve è molla per niente rigelata. Attacchiamo alle 5.30: i trentini sono poco sopra e cominciamo a risalire con la pendenza che piano piano si accentua passando dai 20 ai 45° gradi gradualmente. Le guglie famose del Brenta salgono al nostro fianco e fan paura per tanta bellezza: Torre di Brenta, Sfulmini, Campanile Alto e Basso, Brenta Alta. Un fascio di luce intensamente arancione colora le sommità del Crozzon cui risponde poco sopo la Tosa. Ste usa le piccozze io proseguo con i bastoncini e ci inoltriamo nel canale che resta comunque molto ampio. Ci stiamo avvicinando tranquillamente al tratto chiave rappresentato dal restringimento delle pareti, dall’incremento della pendenza e da tratti di ghiaccio vivo che forse però dovremmo riuscire ad evitare. Alle 6.10 la pendenza tocca i 50°, passando a lato sulla dx, del ghiaccio vivo che segnava il ginocchio: la salita è sempre elementare per via della neve molle che permette ampie peste, tant’è che non abbandono i bastoncini e propongo a Ste di fare un pezzo di ghiaccio vivo, ma per lui va bene così e allora non stiamo a perder tempo. Proseguiamo allora abbastanza rapidi , ormai certi del successo con le pendenze che in alcuni tratti s’inclinano ancora d’un poco (max 55°)per evitare la parte centrale più appoggiata ma percorsa da una grossa rigola traslucida: m’aiuto con le mani nella neve molle ma lascio appese le picche allo zaino. Si vede il cielo non lontano e lo scivolo nevoso ci guida verso il blu. Manca poco e l’impennata sarà l’ultimo ostacolo prima della gioia. Facciamo con fatica e grondiamo di sudore e di gioia in questi ultimi passi assaporando la felicità di questo nostro piccolo sogno realizzato e finalmente siamo sotto il candido colletto d’uscita che si fonde nel cielo. Alle 7.15 dpo 3 ore dalla partenza e 2 dall’attacco sbuchiamo assieme ai trentini sulla colma nevosa di Cima Tosa: lo spettacolo è fantascientifico con la luna che bianca buca il cielo azzurro oltre la candida cresta nevosa luccicante. Momento incredibile: la foto che faccia con la grande palla bianca dietro di me sembra ritoccata a photoshop. Man on the moon. Lo sguardo alla linea di salita è accattivante, si vede quasi tutto lo scivolo sprofondare centinaia di metri più in basso. Con Ste ci abbracciamo un poco emozionati. Si vede anche la cima del Crozzon di Brenta che dopo tanta verticalità decide di regalarsi un piano di pace. Ancora pochi passi e questo deserto di neve d’alta quota che si scioglie nel blu del cielo,viene circondato da un panorama a 360°. Camminiamo sulla bianca piatta e rilucente calotta come astronauti sulla luna, con movimenti lenti ed estasiati per tutta la bellezza e profondità che ci circonda e che spazia dalle Dolomiti (emergono dalle nebbie e dalle nubi stese sotto di loro come un sudario per metterle in evidenza) alle Alpi Austriache passando per Cevedale Presanella Bernina Adamello,Ortles e tantissime altre cime e sottogruppi. Ci abbracciamo felici come uomini che han raggiunto. Un occhiata al seducente bivacco Castiglioni che brilla chiamandoci per il futuro in cima al Crozzon e all’incredibile sequenza di rocce verticali e costoni che lo sostengono facebdolo apparire così vicino e così irraggiungibile. Poi foto tante, qualche chiacchiera coi trentini, berghail a tutti. Mezzora di sogno dopo ,via, sulle tracce della striscia che rompe l’immacolata calotta nevosa scintillante e Ste comincia a perder quota. Mi soffermo ancora un attimo in questo deserto di dune e neve ora tutto per me e abbandonato dagli uomini. Ora restituito al suo silenzio e alla sua solitudine urla ancora più forte la sua straordinaria grazia e bellezza. Le rocce emergono come velieri e io salpo verso l’infinito. Mi ridesto dopo aver assaporato ad occhi chiusi questi momenti straordinari e muovo come un palombaro, lento i miei passi nella neve molle e fradicia verso il basso che sembra tardi ma è prestissimo (q.3175,h 8). I tre trentini sono tre puntini bianchi in discesa sul nevaio e che come le lumache hanno lasciato una scia dietro di loro. Dal nevaio improvviso appare pochi minuti dopo l’obelisco del Campanile Basso in una prospettiva insolita e sorprendente. Dieci minuti dopo siamo sopra la prima paretina dove stanno armeggiando i trentini con le corde per attrezzare una doppia (15mt) su spuntone ben rifornito di cordini vari. Poco dopo scendiamo ancora in doppia un altro saltello roccioso (25 mt) e veniamo depositati sul nevaio sotto le paretine della Tosa dove scalzati i ferri cominciamo a scivolare sulla neve traversando in diagonale verso il Croz del Rifugio e il Rif. Pedrotti che raggiungiamo alle 9.30 con vista su Cima Ceda e il Monte Daino. Pausa gatorade per ste, veloce risalita alla vicina e innevata Bocca di Brenta(h 10.30) e poi giù fino al Brentei dove dopo scambio di mail salutiamo per l’ultima volta i trentini che si fermano a mangiare. Sono le 11 e mi dedico alla fotografia in questo angolo di paradiso fra le cime più belle di questo pianeta tutte concentrate in quest’angolo magico: Torre di brenta, sfulmini, Campanile alto e Basso, Brenta Alta e Bassa e poi Margherita Tosa e Crozzon si tengon per mano facendo festa e provando a consolarci mentre scendendo le guardiamo allontanarsi e poi piano piano sparire dietro altre rocce e valli. Scendendo scatto ancora emozioni sul Crozzon che diventa sempre più bello e imponente. Alle 13 dopo tanto sole e caldo ci laviamo e beviamo nelle gelide acque del torrente Vallesinella: neppure lassù abbiamo patito tanto freddo! Berg hail stefano, buon ritorno all’alpinismo…e alla prossima.
Foto1: il canalone il giorno prima Foto 2 l’uscita del canalone Foto 3 io e ste in cima
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