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   Cengalata, 14/09/2013
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Onicer  Vezz   
Regione  Lombardia
Partenza  Bagni di Masino  (1172 m)
Quota attacco  2950 m
Quota arrivo  3369 m
Dislivello della via  2200 m
Difficoltà  F+ ( pendenza 30° / II in roccia )
Esposizione in salita Varia
Rifugio di appoggio  Rifugio Gianetti, 2534 m
Attrezzatura consigliata  Da escursionismo se asciutto.
Altrimenti, utili i ramponi ed uno spezzone di corda.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Partiamo dalle considerazioni finali: gran bella gita, non tecnicamente difficile, fattibile, con grande impegno, in giornata, che si svolge in una delle più belle vallate delle Alpi Retiche. La presenza di neve oltre il colle (3057 m) ha aggiunto fascino alla già di per sé soddisfacente ascesa. Il termine Cengalata riassume a mio avviso bene il concetto di gita intensa, ideata così su due piedi, rubata al maltempo. Si è trattato insomma di prendere e partire, non curandosi troppo delle tante incognite presenti.

Dopo una troppo breve notte in tenda al campeggio di Sasso Remenno, ci portiamo in auto a Bagni di Masino. Sono appena passate le 5.30 ed è ovviamente buio. Risaliamo, alla luce della frontale, il sentiero che, zigzagando nel bosco, ci permette di prendere quota rapidamente. La preoccupazione principale è quella di minimizzare gli sforzi, evitando i passi troppo lunghi e le parole inutili. Oltrepassata la strettoia delle "Termopili", proseguiamo a testa bassa per pascoli: alcune mucche sembrano dormire ancora placidamente nonostante il nostro passaggio. Il respiro si fa via via più cadenzato; lo sguardo può ora spaziare verso le cime circostanti in cerca di profili noti. Il primo a colpire è senz'altro il Ligoncio, alla testata della valle dell'Oro, già risplendente al sole. L'aria è frizzante e la stellata sta lasciando spazio ad un cielo terso, talvolta però interrotto da, si spera innocue, nuvolette.
La piana della casera Porcellizzo è magica come la ricordavo: provvidenziale per dimenticare la noia della prima parte di salita, favolosa per le vedute sui colossi di granito, rigenerante. Il rifugio Gianetti è seicento metri più in alto, eppure, con un tale scenario, sembra ad un tiro di schioppo.
Siamo in perfetto orario, così, mentre il socio sorseggia un tè, ne approfitto per un'accurata osservazione del mio amato Badile e di tutte, ma proprio tutte, le cime della valle.
Ripartiamo in direzione della nostra montagna, seguiamo per un breve tratto il sentiero per l'Allievi, deviando poi per gande con direzione nord. Alcuni ometti ci guidano nell'aggiramento dell'estetica punta Sertori. Per raggiungere il colle del Cengalo, ci infiliamo istintivamente nel canalino di destra, più scomodo di quello attrezzato sulla sinistra. Poco male: la corda ce l''abbiamo, tanto vale usarla.
L'arrivo al colle è un sussulto per l'animo. A darci il benvenuto è la prima neve nuova di stagione. La veduta sulla vertiginosa parete nord-est del Badile è mozzafiato; il percorso ancora da compiere una dura realtà. Peccato solo che si stia rannuvolando. Indossati i ramponi, prendiamo a salire un pendio esposto a nord, superando alcuni intagli con l'aiuto di una catena. Con qualche tentennamento ci spostiamo sul lato Masino per poi, aggirando un ultimo torrione, portarci sull'ampia cuspide sommitale. Da qui alla croce è solo questione di minuti. Stretta di mano... alla faccia dei gufi!
In vetta abbiamo giusto il tempo di gettare un'occhiata ad oriente: subito dopo quelle cime saranno preda delle nebbie.
Per non fare la stessa fine, decidiamo di scendere. Con estrema rilassatezza, ripercorriamo pendii e roccette a ritroso: la mente è sgombra, i muscoli finalmente decontratti, le mani impegnate a tendere o far saltare la corda. Chiacchieriamo del più e del meno e, come in un rito, snoccioliamo tutte le desiderate salite future.
Saltellare tra i sassi è sempre stata una mia passione, lo facevo da piccolo sul greto del torrente. Farlo tra i graniti del Masino è impagabile, le gambe non sentono la fatica, è il cervello a comandare. Ammirare spigoli e pareti, perdermi tra gli speroni rocciosi, scivolare sui nevai, è un'altra cosa che adoro fare. La balconata del rifugio Gianetti è il luogo ideale per farlo.
Tornare a valle è spesso un dispiacere. Ma se il fuoco della montagna ti arde dentro e vuoi tornare a salire, non potrebbe essere altrimenti.

Con Marco.

TEMPISTICHE REALISTICHE:
Bagni di Masino - piana di Porcellizzo: 1.30 h
Doverosa sosta alla piana di Porcellizzo: 15 min
Piana di Porcellizzo - rif Gianetti: 1.30
Doverosa sosta al rif Gianetti: 15 min
Rif Gianetti - Colle del Cengalo: 1.45 h
Contemplazione della parete est del Badile: un momento
Colle del Cengalo - Vetta: 1.15 h

Totale: 6h (+30 min)

FOTO:
1- Di fronte a un tale scenario la fatica è solo un dettaglio.
2- La veduta sulla nord-est del Badile è mozzafiato.
3- Magie alla piana di Porcellizzo.
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