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   campanile di Val Montanaia, 14/07/2009
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Friuli Venezia Giulia
Partenza  park sotto Rifugio pordenone (1170m)
Quota attacco  1900 m
Quota arrivo  2173 m
Dislivello  300 m
Difficoltà  D / V ( V- obbl. )
Esposizione  Sud-Ovest
Rifugio di appoggio  pordenone
Attrezzatura consigliata  nda, due corde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Da quando nel gennaio del 2007 ci provai con dell’Osbel e mancammo i due tiri finali, il campanile mi aveva folgorato e non vedevo l’ora di tornarci per poter anche io suonare la famosa campanella di cima. L’occasione si presenta nell’estate del 2009 in cui trovandomi a Caprile in vacanze famigliari con l’amico Robi Tosca (grande amante della montagna, amico di vecchia data e vecchie salite, dai mezzi fisici incredibili..ma con poche occasioni a disposizione) gli propongo di accompagnarmi. E’ tantissimo che non arrampica più, ma lui è un sempre pronto e poi sono fiducioso sulle mie possibilità avendoci già provato in un giorno tanto freddo da non essere proprio quello giusto per arrampicare. Partiamo prestissimo, il 14 , visto che ci attendono circa 2 ore di viaggio scendendo a Belluno e poi attraverso Longarone, recuperare la Val Montanaia. Parcheggiamo al Pian Meluzzo, poco sotto il rifugio Pordenone e alle 6 siamo già pronti zaini in spalle per andare a vivere il nostro sogno. Saliamo fra blocchi di toccia quando ad un certo punto la nostra attenzione è attratta da un bellissimo furetto che nel suo scuro mantello estivo gioca a nascondino fra i sassi permettendoci di fotografare e filmare le sue acrobazie…chissà se saremo anche noi così bravi quando sarè il nostro momento? alle 7.15 dalle brume mattinali di una bella giornata che sarà di sole emerge,ancora indefinita la sagoma del campanile più bello del mondo così impossibilmente in piedi in un miracolo di pesi ed equilibri dove l’armonia è sostanziale e non estetica. A chi non è mai stato al cospetto di questo monolito, unico nel suo genere, consiglio di fare almeno una bella camminata nella sua valle: si tratta di una guglia di 200m eretta verso il cielo proprio al centro di una bucolica conca della Val Montanaia, dove sorge anche il bivacco Perugini. La via che saliremo si svolge per i primi tiri sulla parete sud, in pieno sole, mentre gli ultimi 2 salgono la più ombrosa parete ovest. Poco prima di arrivare al bivacco, dalla forcella ad est del Campanile, si stacca una evidente traccia verso sinistra. Con alcuni passi di primo grado si traversa alla base del campanile fino all’evidente camino con chiodo cementato e un chiodo normale alla base. Alle 8 sono bardato di tutto punto pronto a partire e a tirare tutti i tiri più duri. Salgo le rocce dello zoccolo basale, qualche breve passaggio usando le mani e poi traverso verso sinistra fino ad un terrazzo con sosta su chiodi, 35 m. l’attacco vero e proprio. L1: Salgo le rocce articolate a destra del camino per poi riportarmi a sinistra, fino alla sosta. Roccia abbastanza unta. III+, 25m. L2: Robi si sposta un po’ a sinistra, supera un breve strapiombo, IV+, poi una placca con clessidre verso sinistra, fino alla base di un diedro con fessura dove sosta su anelli cementati, 35 m. L3: salgo un muro, IV+, mi sposto un po’ a sinistra, IV-, e poi dritto nel diedro, IV, da cui si esce a destra, III, e ancora a destra fino ad un muretto, IV, oltre il quale sosto su anello cementato, 45 m L4: salgo un muretto, IV, poi vado a sx su una rampa di III°, che porta al “Pulpito Cozzi” ove si sosta. 40 m. L5 Decido di evitare l’ostica Fessura Cozzi e salgo la bella placca alla sua sx, IV e poi attraversare a sx in cengia sempre più esposta sul vuoto della parete Nord, II, fino alla base di una fessura camino,20m. Questo tratto è incredibile perché ad ogni passo l’esposizione sebbene si stia “solo” camminando aumenta sempre più e si arriva dall’altra parte con le gambe molli e ben felici di avvinghiarsi all’anello cementato. Ma c’ero già stato e mi sento tranquillo per il passaggio decisivo che m’aspetta sopra la testa. L6: questo tiro è il famoso “Camino Glanvell” che si rivelò il passaggio chiave durante la prima ascensione, superare la fessura leggermente strapiombante, -V, con decisione (movimento molto esposto) e sfruttando le buone prese per le mani, poi continuare sempre nel diedro, III+, fino a guadagnare il ballatoio e sbucare sulla grande cengia, sosta su chiodo cementato, 35 m . Sono le dieci e mezza. L7: ormai è fatta, parte Robi che sale un po’ a destra e a sinistra, III, poi dritto per un un ampio camino, III, e infine per facili placche, II, fino ad un comodo terrazzino ove sosta su chiodo cementato, 35 m L8: emozionato arrampico a destra un pilastro, III, poi direttamente verso la cresta, III e per cresta, II, raggiungo la vetta con la sua campana, ove sosto e recupero Robi. 40 m. Sono le 11 e ci abbracciamo infinitamente felici su questo pulpito al centro del mondo e del vuoto che ci circonda. Suoniamo e facciamo festa attorno alla campana in questa giornata in cui le nubi sono tornate a coprire il mondo che ci circonda e a rendere ancora più accentuato il nostro isolamento. Siamo soli, credo evento raro su questa cima in un giorno d’estate in cui domina il silenzio rotto solo dal fender l’aria di qualche gracchio. Poco prima del mezzogiorno Robi scende la cresta per circa 10 m, II, fino alla sosta da calata con 2 chiodi cementati dalla quale si cala alla sosta successiva. Qui un’altra calata riporta al ballatoio che si segue verso sinistra (faccia a monte) per circa 40 metri fino all’ancoraggio della famosa “Calata Piaz” che, con una discesa di circa 40 metri nel vuoto, porta ad atterrare su una grande cengia. E’ impressionante questa lunga calata distante dalla parete in cui si prende a girare sulle proprie corde e pare di non arrivare mai in fondo. Ma è anche un momento indimenticabile. Si Segue la cresta con salti di roccia di II, verso nord fino ad un’ultima calata che porta alla forcella. Tocchiamo terra alle 13 ed arriviamo ad una cengia che porta ai prati antistanti al Bivacco Perugini; da qui per comodo sentiero ci riportiamo alla base del campanile e per la via di salita torniamo felici e contenti al Rifugio Pordenone, non prima di aver esplorato un enorme residuo di valanga che sciogliendosi ha creato una grotta sottostante con laghetto. Uno strano ambiente da Jurassik Park, nel quale ci divertiamo prima di tornare ai nostri doveri familiari. Amen.
Foto 1 il campanile Foto 2 in cima Foto 3 la calata Piaz
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