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   Bello Tornello, 07/11/2013
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Gita  Bello Tornello
Regione  Lombardia
Partenza  Pianezza (Vilminore di Scalve)  (1267 m)
Quota arrivo  2687 m
Dislivello  1900 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Rifugio Tagliaferri (2328 m)
Attrezzatura consigliata  Ramponcini, senso dell'orientamento
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Tra le principali valli bergamasche, quella di Scalve è senz'altro la meno frequentata. Pure io le ho fatto visita una sola volta, ma oggi vorrei rimediare. Ad incuriosirmi è la zona di Vilminore; ad attrarmi, il pizzo Tornello. Progetto il solito giro ambizioso (considerata la stagione) che permetta di toccare, in un colpo solo, la diga del Gleno, la cresta di confine con la Valtellina, il rifugio Tagliaferri, nonché la cima, il lago di Varro e tutto quello che di ignoto vorrà aggiungersi.
Da Pianezza di Vilminore, seguo le indicazioni per la diga del Gleno, nota per il disastro del dicembre 1923, quando un suo cedimento causò morti e distruzione (v. wikipedia). La via è evidente e piuttosto diretta; la giornata assolata e calda; il passo sostenuto. In circa 40 minuti, in compagnia di Presolana e Ferrante, sono in vista degli impressionanti monconi della diga. La piana del lago è preda dell'ombra, mostrandosi in tetra sintonia con la sua storia. Sosto in silenzio nel tentativo di sottrarre ai troppo grandi contrasti qualche interessante scorcio del luogo.
Mi inoltro quindi nella valle del Gleno, nel solco formato dagli scoscesi prati che digradano dalle cime circostanti. Il sentiero supera una prima balza erbosa, depositandomi nell'idilliaca conca di metà valle. Bucolico è il quadretto composto dal torrente, dalla baita di Mezzo e dalla cima del Gleno innevata: una piacevole sorpresa. Rinvigorito da tale scenario, proseguo alla volta del passo Belviso. Dal catino superiore è notevole il colpo d'occhio sul versante occidentale del pizzo Tornello. Dai 2300 m incomincio a pestar neve e, prima dell'intaglio, svolto ad est in direzione di quello che ha tutta l'aria di essere il passo dei Lupi. Raggiuntolo, appuro con sensazioni discordanti, che da questo versante, la neve è ben più abbondante. Ma il vero stupore è causato dai panorami: il Torena svetta alto sulla val Belviso, il Tornello risalta in una veste simil-invernale e, gli a me ignoti monti verso il passo del Vivione, formano una bella macchia di colore. La leggera brezza che solitamente spira sui crinali di confine, mi accompagna in discesa fino al rifugio Tagliaferri, uno dei pochissimi orobici che mi mancava.
Sono quasi le 14; compio un frettoloso spuntino dal momento che, se voglio salire sto benedetto Tornello, e certamente lo voglio salire, devo mettere in conto almeno altre 4 ore di cammino. Indicazioni non ne trovo e la seppur poca neve, nasconde i sentieri. Procedo a naso. Mi imbatto nelle impronte di un solitario escursionista e in un sentiero che corre alto sulla destra orografica della val del Vo': non esattamente quel che cerco, ma forse ugualmente buono. Prima di una netta discesa, risalgo il pendio nord-orientale del Tornello, ricercando nella neve la via più agevole, aiutandomi dove serve con le mani. Periodicamente mi imbatto nelle impronte di camosci. Camosci che scorgo davanti a me, al termine di un bianco traverso di un centinaio di metri. Stranamente procedono lenti. Giunto alla loro altezza, affronto il traverso verso sud. Sotto una decina di cm di neve inconsistente, giace una insidiosa lamina di ghiaccio. Pesto i piedi e, trattenendo il fiato, mi sposto con tutte le cautele del caso. Ne risulta una bella prova di equilibrio e una faticaccia per le braccia non potendo far altro che affidarmi alle bacchette. Confidando su condizioni migliori (ultimamente mi capita un po' troppo spesso di confidare in qualcosa di ignoto), svolto l'angolo affacciandomi su un maledetto baratro. Non rimane che risalire il costolone ovest del pizzo, su terreno fortunatamente più agevole. Incrocio infine una traccia bollata che seguo fin quasi alla sella tra Tornello e Tornone, dalla quale interseco la via più immediata alla croce di vetta.
Posso dar sfogo alla soddisfazione: mi merito questo splendido e inatteso panorama. Me lo godo appieno, addentando l'ultimo pezzo di torta di carote. Gleno, Coca, Redorta, Diavoli, Camino, Presolana, Torena, Demignone, Bognaviso, laghi di Varro e Cornalta, foschie autunnali, un caldo sole di novembre... nulla mi deve scappare stavolta.
Scivolo quindi per lo sfasciumato versante che dà sulla val del Tino, cercando un compromesso tra la rapidità d'azione e la contemplazione di un bellissimo tramonto. Il lago di Varro è meraviglioso: per farlo mio, esperimento un HDR.
La valle si incunea infine in una scurissima pineta. Slalomeggiando al buio tra le radici, quasi non sento la fatica delle quasi nove ore di cammino già affrontate. Al bivio indicante Vilmaggiore/Vilminore, svolto a destra con la speranza di giungere direttamente a Pianezza. Mi toccherà invece risalire per intero la strada asfaltata che dal nucleo principale raggiunge la placida piazza di Pianezza.

TEMPISTICHE REALISTICHE (senza neve):
Pianezza - Diga del Gleno: 45 min
Diga del Gleno - Passo dei Lupi: 2.30 h
Passo dei Lupi - Rif Tagliaferri: 20 min
Rif Tagliaferri - Pizzo Tornello: 1 h
Pizzo Tornello - Pianezza: 1.30 + 1 h

FOTO:
1- Sul crinale di confine con la Valtellina, la vista spazia sul Torena e sul lago di Belviso.
2- Pizzo Tornello in versione invernale.
3- Il lago di Varro mi regala un ultimo sussulto di gioia. (HDR)
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