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   Monte Lavazza, qualità oro, 01/11/2013
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Onicer  Vezz   
Gita  Monte Lavazza, qualità oro
Regione  Lombardia
Partenza  Ponte Frera (val Belviso)  (1373 m)
Quota arrivo  2410 m
Dislivello  1200 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  ---
Attrezzatura consigliata  Scarponi con grip
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Buono
Commento Lo dico subito così mi tolgo il pensiero: gita di ripiego. L'obiettivo primario, oggi troppo ambizioso, era il Torena. Scorgerlo dalla malga omonima ammantato di neve ha fugato ogni velleità, facendoci preferire la più tranquilla salita al monte Lavazza.
Altra premessa: non è chiaro quale sia la vera cima di questo monte. La maggioranza (e la Kompass) propende per la punta isolata (2410 m) che sta più a nord rispetto alla più alta quota sulla verticale del lago da noi inizialmente salita (2480 m?).
La valutazione F è riferita all'elevazione più alta e al percorso da noi compiuto.
Ma andiamo con ordine.

Raggiunto il parcheggio di Ponte Frera in val Belviso (ultimi km di strada sterrata in buone condizioni), ci incamminiamo sulla strada agro-silvo-pastorale in direzione dei laghi del Torena. Mi guardo intorno cercando, invano, qualcosa che possa catturare la mia attenzione. Eppure la valle, nell'insieme, non è male: foreste di conifere lambiscono i fianchi di scoscese montagne. Il terreno trasuda acqua da tutti i pori: le abbondanti piogge dell'ottobre appena terminato hanno lasciato il segno.
Il lago Nero è un gioiellino. Le sue acque, placide e ammalianti, giacciono in netto contrasto con la già abbondantemente bianca parete del Torena.
Prima di svoltare a nord, raggiungiamo anche il lago Verde, sito in una più spoglia e scura conca alla base del monte. Qua e là sono visibili dei principi di congelamento.
Tornati sui nostri passi, scarrozzandoci picca, ramponi, corda e quant'altro, costeggiamo la sponda orientale del lago Nero, con ottimi scorci sui monti che formano la destra idrografica della val Belviso. Scuri, sconosciuti (Dosso Pasò, Telenek, Sellero?) e agghindati d'autunno. Autunno che avanza anche qui da noi: i larici tendono ormai all'arancione e presto si priveranno degli aghi.
Il lago Lavazza è meno noto degli altri due, ma non per questo meno bello. Sulle sue acque si affacciano grossi ciuffi d'erba e, talvolta, s'ode l'agitarsi di qualche pesce. Sulla sua verticale spicca quello che ha tutta l'aria di essere il monte Lavazza. Studiamo la via di salita più conveniente, puntiamo la più evidente, finiamo sulla più diretta. Ci insinuiamo così in un sistema di ripidi canalini erbosi, inframmezzati da qualche umido risalto roccioso. Risaliamo il tutto con cautela, confidando, allo stesso tempo, in una via di discesa alternativa.
Dalla cima possiamo scorgere la possente mole del Torena, solo per un attimo sgombra da nubi. Repulsive appaiono anche le cime di Caronella. Verso nord, le Retiche ci sono per gran parte celate; possiamo però scorgere i molteplici solchi vallivi tributari della medio-alta Valtellina. Un curioso stormo di grossi uccelli in migrazione cattura la nostra attenzione.
Poco più a nord vi è la cima/anticima (v. premessa) sciistica del monte Lavazza, fortunatamente raggiungibile da qui per cresta esposta ma facile.
La discesa si svolge quindi per tracce di sentiero e vasti pratoni inclinati fin nei pressi del lago Lavazza. Individuiamo ora la via per l'omonima malga, situata tra radi larici al limitare del bosco. Seguiamo quindi un traverso che pare interrompersi in un pianoro acquitrinoso. Indecisi sul da farsi, ci fidiamo di un solco nel terreno che si inoltra deciso nel lariceto. Incomincia evidente e piano, per poi farsi via via più flebile e ripido. Che fare? Opzione uno: risalire il bosco tornando sui nostri passi; opzione due: continuare a scendere verso il solco vallivo, augurandoci che nessun salto ci sbarri la strada.
Scendiamo. Affidandoci talvolta a umide rocce e a precarie radici, superiamo alcuni scoscesi budelli fintanto che, privi di reali speranze, la provvidenza ci fa incrociare quella che ha tutta l'aria di essere una stradina piana. Ci sono segni di mezzi gommati, da qualche parte sbucherà. Ci incamminiamo verso destra: ben presto una grotta con cancello ci sbarra la strada. A sinistra troviamo un sentiero che, dopo alcuni tornanti, ci deposita nel bel mezzo di una nuova strada piana con gallerie a destra e a manca. Pare di essere in un videogioco a livelli. Seguiamo questo ennesimo percorso che si rivelerà una strada di servizio della diga. Dopo un paio di chilometri, scavalchiamo un cancello, oltrepassato il quale, in breve, siamo all'auto. Game over.
E' l'imbrunire.

TEMPISTICHE REALISTICHE:
Ponte Frera - Lago Nero: 1.30 h
Lago Nero - Lago Verde: 15 min
Lago Verde - Lago Lavazza: 1 h
Lago Lavazza - Monte Lavazza: 1 h
Rientro: ???
FOTO:
1- I monti alla destra idrografica della val Belviso si specchiano nel lago Nero.
2- Sulla "direttissima" al monte Lavazza.
3- Ultime fiammate d'autunno a malga Lavazza.
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