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   Maira Occitan Trail 38 km, 13/10/2023
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Maira Occitan Trail 38 km
Regione  Piemonte
Partenza  Chiappera di Acceglio  (1600 m)
Quota arrivo  2530 m
Dislivello  2100 m
Difficoltà  E
Rifugio di appoggio  Viviere, Gardetta
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Parte da lontano questa storia..di quando leggendo un libro sui cieli neri (quelli privi di inquinamento luminoso e quindi i più belli per poter ammirare le stelle) due ragazzi in giro per l’Europa col Camper puntarono all’Altopiano della Gardetta in Val Maira, luogo che sentivo nominare per la prima volta. Sapevo solo che la val Maira prima o poi sarei dovuto andare a vederla perché famosa per la sua solitudine e l’essere poco antropizzata. Cominciai così ad informarmi e giunsi alla conclusione che ci sarei andato in primavera con la neve per dormire all’invernale (non capivo dal web se c’era o meno..) del Rif. Gardetta o magari in tenda. Poi due primavere son passate senza riuscirci che gli obiettivi son sempre di più delle possibilità e allora il venire a sapere di una corsa che da quelle parti si svolge e la nascita del nostro minigruppo podistico, porta me e Francesco ad iscriverci al MOT (Maira Occitan Trail) un trail di 38 km. Dopo 13 anni dal lontano 2010, anno d’oro in cui feci per la prima volta in vita mia alcune gare ( mezza, maratona e 100 km del Passatore), rifaccio la visita medico sportiva agonistica. Provo ad iniziare a prepararmi un poco più seriamente facendo delle ripetute a 4.30 sul km x 6 e due giorni dopo, il 15/09, vado a fare la partita di calcio in memoria di Antonio. Sento le gambe un poco dure e rimpiango che iniziamo a giocare senza il tempo di scaldarci un poco. La prima volta che ho la palla davanti nello spazio, pianto uno scatto secco per raggiungerla come ai vecchi tempi ma una fitta dietro la coscia sx mi ferma subito..la mia partita finisce dopo due minuti. Non mi preoccupo molto, credo sia solo una contrattura o un leggero stiramento e manco penso a mettere il ghiaccio. Festeggio con gli amici il fine partita, il giorno dopo festa di battesimo di Thomas e la domenica mattino in reparto. Faccio molta fatica a camminare velocemente e a fine turno sono provato. Decido di prendere un giorno di malattia e martedì torno a lavorare per il pomeriggio. Non va bene ancora e a sera scendo dalla Dott. della Radiologia per un ecografia che evidenzia uno strappo muscolare: doccia fredda!..mancano meno di tre settimane al 7 ottobre data del trail! Prendo altri tre turni di malattia e a casa comincio forsennatamente a curarmi per sperare nel miracolo. Giamba il Fisioterapista mi dice che sarà dura senza terapie specifiche. Io inizio a fasciarmi la coscia col domopack di notte e crema reparil gel e a scaldare la coscia di giorno con continui posizionamenti del sacchetto di semi svedesi che metto nel microonde. A fine settimana non ho più male a camminare e a guidare l’auto e allora chido a Giamba se posso camminare per qualche km e il 27/09 faccio 4 km nei boschi del Serio. Il giorno dopo nuoto in piscina ( mi ero iscritto ad un corso nuoto precedentremente all’infortunio!) con grandi crampi ai polpacci ma il bicipite resta silente. Il giorno 29/09 andiamo al mare con mia moglie per festeggiare il nostro 25° anniversario e con piccola fuga di poco più di 1 ora faccio 7 km con 250 m di dislivello che interrompo quando i polpacci mi si irrigidiscono sotto la spinta. Non sento quasi nulla al bicipite. Sabato riposo e recupero. Domenica 1 ottobre cammino 1 km corro 2 e 1 di cammino. Lunedì 2/10 1km cammino 4 di corsa e 1 di cammino. Martedi 1+4+1+4+1. Mercoledì 1+4+1+4+1+4+1+4+1. Giovedì nuoto al mattino 1 ora (male come al solito) e 1+4 al pomeriggio. E’ fatta, decido di partecipare e sperare visto la preparazione ridicola. Conto sulle mie naturali doti di fondo. Certo che correre 20 km come preparazione per farne 38 fa ridere. Giamba mi dice che se fossi un suo pz mi direbbe di no…ma conoscendomi mi dice di correre con una cosciera contenitiva, che si può fare ma che nessuno può sapere come reagirà il muscolo sotto sforzo prolungato. Billy ha seguito i miei timidi tentativi di preparazione ed esulta con me e insieme stiliamo il programma per la partenza. Venerdì 06/10 dopo il turno del mattino, parto per Milano in bus /h 14.40) e lui mi raccoglie a Pantigliate dove mi carica in macchina e partiamo per Chiappera in alta Valle Maira a quasi 1600m di quota. Facciamo sosta e cena su un grazioso acquedotto del 700 con quanto ha cucinato e poi verso le 21 arriviamo al park dove fermiamo il suo doblò che con poche manovre viene trasformato in letto matrimoniale. Prepariamo qualcosa per l’indomani e poi dormiamo bene entrambi(io sento come primo suona le campane delle 5!). Mezz’ora dopo ci alziamo e cominciamo i preparativi per la punzonatura e il controllo materiali, a dire il vero molto soft viste le previsioni del tempo favorevoli. C’è freddo (5°), ma scalderà di giorno e io imbacuccata la mia coscia e protetta da un ulteriore tuta a mezza coscia ho freddo per tutta la gente che vedo scaldarsi in pantaloncini. Un poco di riscaldamento camminando, qulache corsetta leggera e sono già le 8.10 ora del fatidico start. Con Billy ci salutiamo perché lui proverà a partire davanti mentre io dietro. Partiamo e io inizio camminando perché il tempo massimo è di 10 ore e mi interessa solo arrivare alla fine. I concorrenti si allontanano tutti e io cammino perché ne sento due dietro di me che pure camminano..ma poi dai loro discorsi capisco che c’è qulacosa di strano e quando mi giro, vedo che sono il servizio scopa..cioè gente dell’organizzazione che ha lo scopo di stare dietro agli ultimi concorrenti per motivi di sicurezza e di controllo ai vari passaggi della gara. Mi scuso con loro per l’andatura, gli spiego dell’infortunio ma loro mi dicono di non preoccuparmi che l’andatura è sufficiente e di pensare a godermi il paesaggio che tempo ce n’è. Comunque per non restare troppo indietro prendo a corricchiare e recupero il gruppetto che ho davanti accodandomi e iniziando a superare qualcuno: sarà che non corro da tempo ma mi piace e supero un po’ di gente mentre passiamo con vari saliscendi nei boschi sopra il lago di Saretto. Correrò fino all’inizio della salita e poi camminerò. Subito dopo entriamo in un bel bosco di larici e comincia la salita: mi accodo ad un simpatico milanese del 62 che mi dice che qui van tutti forte. Saliamo a 800 m di dislivello all’ora e chiaccherando ogni tanto guadagniamo quota. Verso i 2000m di quota mollo un poco pensando che ormai ci siamo e arrivo in cima al Col Ciarbonet (q. 2200, h 10) bello cotto. Inizio a correre in discesa un poco preoccupato per la mia coscia e molti mi superano lanciandosi liberi in discesa..un poco li invidio..ma a me interessa solo arrivare sano alla fine. Arrivo alle 10.15 al punto ristoro del Rif.Viviere nell’idilliaca omonima borgata e mi concedo una pausa tranquilla in cui in un quarto d’ora mangio e bevo di tutto (coca, Sali,acqua,banane formaggio, crostate) per rifocillarmi bene…che non mi corre dietro nessuno. Quando riparto accuso un poco la fatica ma conto di riprendermi. Salgo a fatica, non vedo più nessuno,sbaglio un paio di volte strada e raggiungo la bella conca erbosa dei Prati di Ciorliero( q. 1950, h11). Comincio la ripida salita vs il Passo di Gardetta incrociandomi più volte con un poco loquace e non simpatico tizio che corre con la maglia della Cremo e che sempre mi supera silenzioso dopo essersi fermato a scattare foto. Ha un bel passo in spinta mentre io ansimo e supero a malapena gli escursionisti con i loro zaini. Non sono in forma, vado meno che nelle mie gite alpine quando salgo più carico..ma dovevo e potevo immaginarmelo. Sono veramente alla frutta, soprattutto mi spiace di non riuscire a spingere e di dovermi accontentare di salire lentamente. Passo alcuni bunker della guerra e quando raggiungo il Passo della Gardetta è una vera liberazione! (q. 2440, h 11.50). Gli addetti della corsa parlano alla radio di una ragazza da soccorrere dopo infortunio al ginocchio e io respiro la bellezza del luogo e la fine dell’incubo salita. Alle mie spalle i bruni monti della catena dell’Oronaye e dell’Auto Vallonasso. Oltre. Invece la grande piana ocra dove è incesellato il Rif. Gardetta (q. 2330) alle cui spalle si alza possente la grande e bellissima Rocca La Meja. Vedo solo, quasi al rifugio, il Cremonese. Scatto le prime foto di giornata levandomi lo zainetto da runner e poi corricchio giù vs il Rifugio dove appostato m’attende il fotografo: gli chiedo se sa cse c’è l’invernale al rifugio e mi chiede di sentire il gestore che sta partecipando ai lavori in corso. Gentile mi risponde che lo stanno costruendo e sarà pronto fra un paio d’anni. Saluto, riprendo a corricchiare a riperdermi salvato questa volta da dei turisti che mi richiaman sulla retta via e poi trovo un escursionista con cui mi metto a parlare scoprendo solo dopo un poco che è iscritto anche lui alla gara e che procede lentamente per via dei crampi. Stiamo scendendo vs il punto di ristoro del Colle del Preit (q. 2080) e lo saluto riprendendo a corricchiare cosa che lui non riesce a fare. Perdo nuovamente la retta via( segnata da bandierine o minuscoli segnetti circolari giallo fluo) che spesso devia dalla traccia principale. Ma ora ho im parato a insospettirmi quando per un poco di tempo non vedo i segni. Riguadagno la giusta direzione e mi fermo al ristoro dove un incredibile e fredda fontana mi permette una bevuta soddisfacente e manggiucchio ancora qualcosa. I gentilissimi ristoratori c’incoraggiano dicendoci che ormai è fatta, che manca solo l’ultima salita. Quasi insieme ripartiamo in quattro che sono quasi le 13. Simone davanti, io poco dietro, poi scarpe gialle e Maurizio coi suoi crampi a chiudere la fila. Poco dopo riprendo Simone e gli chiedo se posso rimanergli in scia ma si scosta dicendomi che in salita proprio non va più. Tiro io allora il gruppo fino ad un poggio che segna la fine dello strappo più duro. Mi metto a guardare e fotografare la bellezza dell’Altopiano della Gardetta e del Gias della Margherina che davanti a me si aprono con le loro onde e pieghe di erbe dorate e imbrunite. Mi fermo perché non ne ho proprio più. Domina guardando dietro la mole del monte Cassorso. Davanti a me le punte del Becco Grande e del Becco Nero e a destra le vellutate ondulazioni del Monte Badoira. In mezzo la depressione che devo raggiungere. Alla mia sinistra l’infinita cresta che anticipa e poi raggiunge la vetta principale della Meja che si apre come la coda di un pavone sotto un cielo blu da favola.. Poco sotto udivo e vedevo gli alpinisti salire lungo un’incredibile placconata che scendeva dal cielo ai macereti basali. Sono le 13.20 e scarpe gialle passa seguito da Maurizio, mentre Simone è parecchio indietro. Riparto sulla scia di chi mi precede e guardando il Colle così più in alto. Lo raggiungo mentre i controllori del paesaggio mi incitano a non mollare che manca poco alla discesa (Colle della Margherina q. 2420, h 13.30). Poche chiacchere e riparto sulle tracce di Maurizio che vedo arrancare poco avanti su pendenze finalmente più dolci. Scarpe gialle non lo vedo e non lo rivedrò più. Un quarto d’ora dopo mi rifermo a fotografare la Meja che si alza elegante coi suoi colori rossicci oltre gli archi di una vecchia serie di archi in muratura grigi. Prati gialli dorati e cielo blu completano il quadro che manco alle colleghe del gruppo cazzari che abbiamo appena creato. Pochi metri di salita ancora e oltre il dosso posso vedere quel che rimane del piccolo laghetto della Meja che anticipa l’ultimo strappo di giornata verso il Colle d’Ancoccia. Ci siamooo. Maurizio mi precede, corro un pochetto ma quando arrivo al colle lui ha già scollinato (q. 2530, h 14 ). Mi fermo a guardare la smisurata bellezza del paesaggio che ho davanti: un tappeto ocra su cui come un occhio blu è poggiato un piccolo laghetto. Crinali abbracciano il tuto e monti all’orizzonte completano il quadro. Come un miraggio..ma vicino stavolta il Colle del mulo…poi sarà tutta discesaaaaaaa. Scendo correndo più per entusiasmo che per convinzione e m’impongo di farlo fino a raggiungere la crampiforme ma efficace camminata di Maurizio. Lo risaluto e dicendomi ammirato per la sua resistenza, mi spiega che in realtà si era preparato bene, per cui non ha chiaro perché gli stia succedendo. Gli dico che a vederlo camminare così male, non riesco a capire come faccio a non staccarlo e gli rifaccio i complimenti..ma del resto sono anch’io nelle sue condizioni…solo senza crampi. Arriviamo insieme al Colle del Mulo dopo una leggera e dolce salita (q.2530, h 14.15). Parliamo un poco e poi gli dico che proverò a correre un poco soprattutto per sciogliere la muscolatura. Ci salutiamo con un arrivederci. Scendo corricchiando ma un poco per la stanchezza, un poco per il terreno decisamente ripido e perché ho paura per il mio bicipite strappato non scendo molto velocemente e Maurizio è sempre in vista sopra di me. Guadagno un poco nei tratti di sterrato più agevoli e mezz’ora dopo arrivo all’ultimo ristoro (Gias delle Valanghe q.2100m) dove a sorpresa mi raggiunge Simone che scende veramente correndo forte. Facciamo ristoro e poi prendiamo a correre insieme lui guadagna sui tratti tecnici e io lo supero in quelli più pianeggianti. Spero che il percorso segua la strada ma continua ad infilarsi nel bosco e ad un certo punto perdo di vista Simone e così mi fermo a far due foto al Lago di Resile(q. 1980, h 15) e poco dopo per rispondere a Billy al telefono. Riappare così alle mie spalle l’indomito Maurizio e scendiamo ancora per un tratto insieme raccontandoci dei pochi km che ormai mancano. Quando il terreno migliora un poco lo risaluto e riprendo a correre. Il terreno ritorna accidentato e quando sul mio orologio per i km fatti, dovrei esser già arrivato arrivo a dell’asfalto ma non è quello conclusivo e una nuova deviazione nel bosco mi porta a sentire il volume della festa. Stavolta ci siamo e dopo circa 1 km sbuco finalmente in direzione dell’arrivo col cartello Finish che appare improvvisamente da non darmi neppure il tempo di gioire. Il sorriso me lo strappa billy che mi attende con foto e invito a suonare la campana. Sono passate da pochi minuti le 16 e posso finalmente fermarmi, rilassarmi ed esultare perché la coscia ha retto: ho dolri e tensioni ovunque ma non nell’area dello strappo. Ritorno alla vita dopo una doccia gelata, saluto i vari partecipanti con cui ho condiviso qualche momento della corsa e poi ci godiamo il buono pasto e la birra. Purtroppo Marco Olmo se ne è andato e della voglia di farci una foto e due chiacchere, mi rimane quella scattata con Billy. Bella esperienza, la mia prima volta..proverò magari a correrne un’altra giusto per farne una un poco in condizioni. Grazie a Billy per la condivisione e il supporto umano e burocratico. Foto1 io e Billy in partenza Foto 2 billy e la Meja Foto 3 lago Meja e la nostra strada
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