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   Sasso dei Dinosauri ed Enrosadira, 04/09/2013
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Sasso dei Dinosauri ed Enrosadira
Regione  Veneto
Partenza  Passo Staulanza  (1760 m)
Quota arrivo  2050 m
Dislivello  300 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Il giorno dopo il Bletterbach,tranquilla mattinata di recupero con sveglia tardi (per i bimbi) e poi mattina di relax ai giardini. Nel pomeriggio del 04/09/2013 propongo loro un giro al famoso Sasso dei Dinosauri alle falde del Pelmetto, un grosso masso franato dal paretone sud-ovest del Pelmetto che giace piantato sul ghiaione. L'occhio curioso e clinico di Vittorino Cazzetta - di Selva di Cadore - 'scoprì', qualche decennio fa, che quelle fossette su quell'enorme masso erano le tracce di almeno tre dinosauri che si trovavano a camminare sul fango del bagnasciuga duecentoventi milioni di anni fa. A lui, scomparso “misteriosamente” tra le sue montagne e ritrovato dopo un anno di ricerche, in una grotta, è ora dedicato il Museo Civico della Val Fiorentina, dove è conservato "l'Uomo di Mondeval". Raggiungiamo dopo pranzo nel tardo pomeriggio il passo Staulanza a 1766 metri d'altezza e alle 16.30, ci avviamo nel prato addentrandoci nel bosco con fondo spesso costellato dalle radici dei pini e con una moderata pendenza. Venti minuti dopo raggiungiamo località Pala de le Dee a q.ta 1900 dove troviamo il cartello che ci invita a svoltare verso nostra con l'indicazione del sentiero per le Orme dei Dinosauri, che sale direttamente verso il pendio. Le enormi e imponenti pareti del Pelmetto dominano il bosco d’abeti sopra le nostre teste e lo sguardo ammirato all’insù ci fa patire meno il cambio di pendenza che é immediato. Il sentiero inizia subito a farsi prima scosceso e poi sempre piú ripido, entrando nel magico mondo geologico che caratterizza questa zona composta da strati policromi che corrono come onde fotografate e stampate fra le rocce. Alla nostra destra stampato su carta azzurra sopra e verde sotto l’altra onda rocciosa che corre dagli Spiz, alla catena del Pramper ,passando per talvena,Tamer e infine il San Sebastiano prima del vuoto sul passo Duran. Man mano che si sale la traccia del sentiero sparisce ed é necessario prestare attenzione agli ometti in pietra, rivolgendo ogni tanto lo sguardo al nostro masso preistorico che si individua facilmente nel pendio ghiaioso perché é uno dei massi piú grandi. Arriviamo alle 17 e si nota subito come il masso sia ben posizionato quasi per farci ammirare comodamente il suo segreto. Ci troviamo alle falde del Pelmetto alla quota di m. 2050 s.l.m. Proprio qui un enorme crollo di rocce staccatosi dalle pieghe frastagliate del Pelmetto, chissá quanti anni or sono, ha regalato questo favoloso messaggio da un passato remotissimo. Le impronte evidenziate nell’enorme masso, alto una decina di metri, si riferiscono a tre distinte tipologie di dinosauro. La piú evidente é la pista appartenente ad un primitivo Ornitisco, piccolo dinosauro erbivoro dotato di becco; si incrociano poi le tracce riferibili ai Coelosauri, carnivori di piccole dimensioni, che raggiungevano l'altezza di 80-100 cm. Infine, l’ultima pista C appartiene ad un Prosauropode altrp grande erbivoro con piccola testa e un lungo collo, zampe posteriori piú lunghe e zampe anteriori dotate di un grande artiglio per difesa dai predatori. Inizialmente di taglia medio-piccola (1,5 - 3,0 m) si svilupparono fino a raggiungere grandi taglie con 10 m di lunghezza. Una simile notizia, venne accolta dal mondo accademico con titubanza e incredulitá perché la roccia in questione, Dolomia Principale, appartenente ad un ambiente tipicamente marino, non giustificava la presenza di esseri terrestri quali erano i dinosauri. Invece, questi animali, vagavano su spiagge destinate a diventare milioni di anni dopo il Pelmetto. Non erano di dimensioni mastodontiche e si possono considerare, quindi, degli antenati dei giganteschi e temibili carnosauri giurassici. In tutto il suolo italiano non esistono altre testimonianze di questo tipo, a parte un impronta isolata, rinvenuta nei monti pisani e altri rinvenimenti venuti alla luce in Trentino. Passando poi su scala europea, una simile scoperta si e’ avuta solo nel Parco Naturale dell’Engandina in Svizzera. Ma chissà quali segreti ancora nascondono i cuori delle montagna da noi tanto amate. Nel frattempo noi leggiamo i cartelli didi, ma soprattutto saliamo sul masso e lo fotografiamo da tutte le prospettive…e facciamo anche merenda. Poi tranquillamente scendiamo surfando fra le ere geologiche messe a nudo fra le rocce. La sera scende e colora di magia la Val Fiorentina mentre la ripercorriamo a ritroso in auto. Le montagne in silenzio s’ammantano di rosso e il pelmo incanta a guardarlo. Lo contempliamo in continuo osservandolo diventare sempre più rosso e quando appare la Civetta inizian a far a gara per attirare le nostre attenzioni. Per non scontentar nessuno suddivido equamente ammirazione e fotografie. Oro,arancione,rosso poi violetto e infine argento..le cattedrali di roccia invitano a guardare il cielo trapuntarsi di stelle e meraviglia. Dio che spettacolo! Si sente la Voce dell’Universo..e non resta che stare in silenzio incapaci di parole e pensieri..e non resta che farsi rapire dall’estasi meravigliosa dell’incomprensione di fronte al divino che si manifesta. Prepotente come il sorriso di un bimbo, dolce come il buio siderale che ci abbraccia dall’infinito cosmo sopra di noi. Foto1 I bimbi e il Sasso dei Dinosauri Foto 2 Pelmo Foto3 Civetta


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