Home Gallery
Reports
Scialpinismo
Escursionismo
Roccia
Ghiaccio e Misto
Mountain Bike
Archivio
Itinerari
Scialpinismo
Escursionismo
Roccia
Ghiaccio e Misto
Fenio...menali
Forum
Ricerca
   creste di Costabella 2012-13, 10/07/2012
Inserisci report
Onicer  oscarrampica   
Gita  creste di Costabella 2012-13
Regione  Veneto
Partenza  Val san Nicolò  (1500 m)
Quota arrivo  2750 m
Dislivello  1500 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  taramelli le selle
Attrezzatura consigliata  imbrago per eccesso di sicurezza
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Una settimana dopo la terribile esperienza sul Polluce, mi ritrovo in vacanza in vacanza a Canazei nel luglio 2012 con l’Associazione Papa Giovanni XXIII° di cui faccio parte, organizziamo ogni tanto qualche escursione per tutti con selezione a salire finchè si rimane in pochi. Mentalmente ho recuperato e l’ambiente sereno, non centrato sull’alpinismo, mi ha aiutato in questo. Il giorno 10 partiamo tutti insieme e scesi fino a Pozza (m 1.320), con le macchine risaliamo la Val San Nicolò fino alla Cappella del Crocifisso m 1.526 dove lasciamo le macchine e dove già molti di noi si fermano nei bei prati adiacenti dove possono scorazzare con le carrozzine dei bimbi o dei portatori d’handicap. Chi non si ferma, prende a destra sulla stradina asfaltata che porta ad imboccare la Val Monzoni. Superata la sbarra, un tornante ed una lunga diagonale portano rapidamente in quota. La salita è continua, a tratti anche marcata, ma si cammina all’ombra degli abeti. Si supera una rampa ripida ma breve e, poi si continua in piano ad attraversare il ruscello Ruf di Munciogn. Si prosegue fino alla malga-Rifugio (m 1.862, h 12.30), posta nel mezzo di un vasto pascolo e si continua attraverso un bel bosco di larici, seguendo il lento salire del pendio. Poco dopo al Pian de Munciogn, deviamo sul sentiero 603e uscendo dal bosco ci troviamo di fronte ai costoni che separano i canaloni che scendono su entrambi i versanti dei Monzoni. Se ne attraversano un paio verso sinistra per giungere ben presto al rifugio Taramelli (m 2.040, h 12.45). Qui si ferma tutto il gruppo dei ragazzi a pranzare e allora io e Robi, sessantenne con un passato da forte alpinista,ci lanciamo vs l’alto per goderci il resto della giornata a camminare in montagna. Aumentiamo subito il nostro passo e pochi minuti dopo salutiamo già dall’alto il bel rifugio dalle finestre bianco-azzurre. Superiamo il ruscello Ruf de le Sele emissario del lago omonimo. Poco a monte lo si riattraversa per salire, con decisione, un ripido versante, percorrendo numerosi tornanti, sootto la bellissima mole che diventa sempre più imponente della Pala del Crapèla. Poi si tagliano in diagonale le basse pendici dello Spiz de Alochet fino a raggiungere la valle del Léch da le Sele, asciutto oggi e che costeggiamo sulla sinistra. Ora la valle si è aperta con la corona di cime che la contengono e fra cui a sinistra spiccano la bellissima Punta dell’ Ort e il Piccolo Lastei. Risaliamo una balza di rocce montonate, in un ambiente molto suggestivo di creste e guglie dorate belle e irraggiungibili per i prati che ne colorano le basi. Seguendo un tortuoso zigzag, ed ancora in diagonale andiamo verso il rifugio Passo delle Selle(m 2.528, h 13.40), passando accanto alle rovine di baraccamenti austriaci risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Dall’ampia sella, prendiamo il sentiero (cartelli) che sale a destra lungo la linea di cresta del Piccolo Lastèi, ed inizia il percorso dell'Alta Via Bepi Zac, che percorre i vecchi sentierini austriaci della Prima Guerra Mondiale: si passa quasi subito presso un'interessante caverna con postazioni, per poi risalire con numerose svolte fra i detriti il ripido fianco della montagna. Alcune banali corde fisse permettono di guadagnare la panoramica vetta del Piccolo Lastèi (2687 m, h 14): bella veduta sulla vicina massiccia Punta dell'Ort (2690 m). Si scende ora ad un'ampia insellatura di cresta, oltre la quale si risale per detriti e qualche facile roccetta alla cima del Grande Lastèi (2713 m, h 14,15). La traccia segnalata, senza toccare la vetta, porta all'imbocco di una breve galleria di guerra che porta direttamente sul versante Est della montagna. Da qui in poi l'itinerario si fa leggermente più impegnativo, pur rimanendo comunque facile: attraverso un divertente e vario percorso sul filo di cresta, sfruttando cenge, ponticelli e gallerie di guerra, si taglia dall'alto tutto il solitario anfiteatro detritico, fino ad una più ampia forcella alla base della piramide terminale della Cima di Campagnaccia. La traccia risale un pendio di mobili detriti, tocca l'ardita "Postazione dei Bavaresi" e raggiunge in breve la sommità della Cima di Campagnaccia (2737 m, h 15). Magnifica veduta su Val San Nicolò e Marmolada, e dall'altra parte sulla Catena di Bocche. Emerge anche dalle nubi l’enorme pilastro nord dell’Agner e al sole invece le bianche rocce del Collac preceduto dalle masse scure e vulcaniche del Sasso Nero e della suggestiva Torre Dantone. Scendiamo a questo punto dall'altra parte per un ampio e dolce pendio erboso e detritico (Banc di Campagnaccia) fino al punto di massima depressione, da dove volendo un sentierino segnato scende per ghiaioni al Passo San Pellegrino . Proseguendo per la ferrata, invece, risaliamo senza difficoltà il facile pendio sassoso e, per alcune roccette, raggiungiamo anche la vetta della Cima di Costabella (2759 m, h 15.30), punto più alto dell'intero percorso. A sinistra, oltre una rocciosa selletta, si notano le roccette sommitali del Sass da Lastèi. Discesi dalla cima, si transita accanto ad un pozzo di contromina e ci si cala poi per un corto canalino roccioso fino ad un colletto. Si risale allora una ripida scala di legno e si taglia poi in buona esposizione la successiva crestina (corda) fino all'imbocco di una scura galleria di guerra: vi si entra e, seguendo attentamente i segnavia (torcia elettrica), se ne esce sul versante di San Pellegrino, al sommo di un'erta paretina che scivola su un ripido canalone. Si scende in diagonale per strette cenge attrezzate (esposto) e, oltre un'ultima breve galleria, si riesce ad una forcella sassosa, dalla quale intravedendo la sottostante Valle di San Nicolò, decidiamo di calarci. Superato un umido caminetto un poco esposto (pochi passi di II°) arriviamo su terreno più facile ad ammirare il Rifugio San nicolo poggiato su un irreale fascia erbosa che precipita poi sul nostro versanrte e il Col Ombert dietro al quale troneggia la santa Trinità costituita da Punta Cornates e dal Gran e Piccolo Vernel. Veramente bella e particolare anche la vista sulla nera vulcanica Torre Dantone che anticipa le chiare rocce dolomitiche del Colalc. Scendiamo facilmente e velocemente fino a raggiungere i bei prati del fondovalle in località Jonta ( m 2070, h 16.30). Domina il Col Ombert , a destra le nere forme del Sass de Roces e a destra le dirupate creste da cui siamo scesi. Qui è tutto un immenso prato e dieci minuti dopo arriviamo alla Baita Cascate posta in un sito stupendo. Altri prati si estendono sotto di noi e perdiamo quota tra idilliache stradine serpeggianti nel verde. Ad un certo punto adocchio la Sella Palacia, bella e verde che ammicca altri 300 mt di quota più in alto e che mi permetterebbe di tornare nella valle Monzoni. Dico a Robi che ci troveremo alla macchina e prendo a salire veloce per consumare le ultime energie rimaste e non far aspettare Roberto al nostro punto d’incontro. Mi perdo nei prati e nel bosco ma incrocio poi la Strada dei Rosci dove ritrovo le indicazioni per il mio obiettivo. Salgo corricchiando nel verde e alle 18 tocco i 2260 mt della Sella Palacia. Mi butto a fionda dall’altra parte correndo come una moto da trial per i morbidi e umidi sentieri, passo i resti di una malga che fu, la Forcella del Pief, un enorme larice fulminato e abbattuto e alle 18.40 sono nuvamente al rifugio Munciogn. Pochi minuti dopo incontro Robi alla cappella del Crocefisso e felici ritorniamo a Penia, appena in tempo per vedere un arcobaleno colorare la valle. L’anno successivo, il 16/7 ritorniamo in gita ancora con l’Associazione e questa volta con un folto gruppo di giovani e Don Mario, riusciamo a raggiungere il Rifugio al Passo delle Selle. Da qua il grosso del gruppo scenderà al Passo San Pellegrino dove Don Mario celebrerà la messa nei prati mentre io, Daniele Brioschi, Billy e Chiara, figli di Robi con cui le feci l’anno prima, ripeteremo l’itinerario Bepi Zac alle creste di Costabella. Partiamo alle 13.30 dal Passo le Selle, procediamo al ritmo di Chiara, non ancora ventenne che cammina bene ma va un poco aiutata in qualche tratto esposto o nei tratti di neve residua che sul lato nord sono ancora abbondantemente presenti. Alle 14.45 siamo sulla Cima Campagnaccia con vista sublime sul gruppo del Sassolungo che brilla di sole fra le ombre della giornata. Davanti a noi lungo la cresta il Sasso di Costabella e poi al termine della catena la possente Cima dell’Uomo con a sinistra Vernel e Marmolada. Un’ora dopo siamo su un nevaio che precede di poco la Cima Costabella. Impressionante la vista sullo scuro Sasso Nero sul solare Collac dietro e sull’immenso Sella che fa da grigio sfondo striato di neve. Vediamo la F. lla Ciadin poco lontana e dalla quale dovremo poi scendere verso il Passo San Pellegrino. Attraversiamo ora, sul versante di Valle di San Nicolò, una specie di altopiano detritico dove abbondano trincee, resti di postazioni e gallerie: qui sorgeva un grosso baraccamento austriaco. Si raggiunge così la selletta alla base del Sasso di Costabella, ardito roccione sul quale spicca, poco sotto la vetta, una grossa finestra artificiale. Giunti sotto il Sasso, risaliamo il canalino fra questo ed un avancorpo (corde fisse) e, per un ponticello di legno, si raggiunge la caverna da cui ci si affaccia al finestrone del Sasso; Ritornati all'aperto, si risale ancora per breve tratto il canalino, fino alle roccette sommitali del Sasso di Costabella, dove sorge un osservatorio. Si scende poi per alcune roccette verso Est fino ad un tetro canale-camino, che si discende lungo un sistema di scale e ballatoi in legno per uscire sui facili pendii detritici che conducono in breve alla Forcella del Ciadìn (2664 m, h16). Qui termina il 1° tronco della ferrata ed attacca il successivo percorso di cresta: a noi non resta ora che buttarci a saltoni per la facile traccia sui ghiaioni che fa perdere velocemente quota; raggiunti i prati inferiori, attraverso rigogliosi ripiani pascolivi, raggiungiamo alle 17 il Passo San Pellegrino.
Foto1 Robi e i prati della Val San Nicolò Foto2 io e chiara tratto attrezzato Foto3 montagne dalla cresta


Report visto  2239 volte
Immagini             

[ Clicca sulla foto per ingrandire ]
Fotoreport