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   Maja Boshit, 30/07/2019
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Maja Boshit
Regione  Altro
Partenza  Valbona (Albania)  (1000 m)
Quota arrivo  2140 m
Dislivello  1300 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Pessime
Valutazione itinerario  Buono
Commento Spostatici nel nord dell’Albania, andiamo a visitare l’affascinante Valbona, contornata da vette dal sapore dolomitico. Per raggiungerla, esistono sostanzialmente due possibilità: 1) imbarcarsi con l’auto a Koman e traghettare fino a Fierze, e da lì poi raggiungere Valbona. 2) entrare in Kosovo e rientrare in Albania più a nord tramite la frontiera in località Morine, come abbiamo fatto noi. Esistono strade alternative visibili sulle cartine che rimangono in territorio albanese, ma avendo dubbi sulla loro percorribilità abbiamo deciso di non rischiare.
Una volta giunti a Valbona, decidiamo di salire una delle montagne lì presenti e che si chiama Maja Boshit, spinti anche dal fatto di vedere un sentiero sulle nostre cartine.
Percorsa per qualche chilometro la valle che sale con pendenze inizialmente assai modeste, raggiungiamo la località Rragam.
Da qui, individuiamo a fatica la deviazione a sinistra che porta a prendere un sentiero che sale sui pendii soprastanti.
Il percorso si immette inizialmente nel bosco seguendo un vago sentiero, dopodiché esce parzialmente dalla vegetazione e segue un lungo canalino.
Questa parte del percorso è veramente ostica e rognosa, perché il terreno è ovunque instabile e al contempo ripido.
Con fatica ci portiamo sotto alcune bastionate rocciose. In questi punti il canalino piega a sinistra e diventa ancora più ripido e ostico.
Superata anche questa difficoltà, in un clima di perplessità determinato dal fatto che il percorso si svolge lungo una via che pare essere stata disegnata a casaccio, continuiamo a salire, su terreno via via più agevole e in ambiente sempre più suggestivo.
A un certo punto perdiamo anche i bolli, ma probabilmente è un bene perché a nostro avviso è meglio seguire un’altra strada, non segnata ma più agevole.
Arriviamo così sotto la sella Qafa Zhapores, dove notiamo da lontano la presenza di un ometto in pietra. Camminando dapprima sul bordo di un nevaio e poi su un ripido ghiaione dove è presente una traccia molto labile, la raggiungiamo.
Nel frattempo i bolli sono definitivamente spariti, sebbene fosse chiaro sia dalla cartina che da una relazione trovata in rete, che il percorso dovrebbe passare proprio da qui.
Ora, secondo le nostre informazioni, bisogna perdere circa un centinaio di metri di quota in direzione opposta, compiere un semicerchio verso destra per aggirare uno sperone roccioso e puntare in modo abbastanza diretto la cima. Di queste tre cose compiamo solo le prime due, perché dopo lo sperone roccioso non c’è ombra né di tracce né di indicazioni. E la strada per arrivare in vetta appare complessa e ancora lontana. Complice anche il tempo perso all’inizio, non ci mettiamo molto a decidere per una rinuncia alla cima, perché dovendo salire all’avventura, la salita sarebbe ancora molto lunga.
Ripercorriamo perciò a ritroso la via di salita nella sua interezza, con ulteriori difficoltà nella discesa dell’ostico e lungo canalino affrontato in salita, dove si fa fatica a stare in piedi.
Dopo diverse ore di camminata chiudiamo dunque questa escursione, che come di consueto in Albania, si è trasformata in una sorta di avventura.

Foto 1: ambiente spettacolare lungo la parte alta della salita
Foto 2: vista a ritroso dalla sella Qafa Zhapores
Foto 2: la sella vista dal nevaio
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