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   Piz Tri, 30/04/2017
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Piz Tri
Regione  Lombardia
Partenza  Loritto, fraz. di Malonno (BS)  (1275 m)
Quota arrivo  2308 m
Dislivello  1070 m
Difficoltà  E
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo + ciaspole
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Accettabili
Valutazione itinerario  Buono
Commento Era da diverso tempo che mi stuzzicava l’idea di salire sul Piz Tri in Valcamonica, avendone sentito parlare sia in ambito escursionistico che scialpinistico. Vuoi per la mancanza di occasioni, vuoi per un inverno avaro di precipitazioni nevose, di fatto negli ultimi mesi non abbiamo nemmeno sfiorato l’idea di conquistarlo con le pelli di foca. L’idea è allora quella di andarci a piedi e per l’occasione attendiamo un’abbondante nevicata tardiva per… complicarci la vita! Scherzi a parte, sapendo che recentemente sono caduti diversi centimetri di neve anche a quote medie, decidiamo saggiamente di mettere la ciaspole sullo zaino, per evitare di essere poi respinti dagli sprofondamenti.
Raggiunta in auto la frazione Loritto sopra Malonno, proseguiamo ancora per qualche centinaio di metri lungo la strada che conduce al Passo Fletta. Prima di raggiungerlo, sterziamo a sinistra prendendo una stretta stradina, a tratti sterrata e a tratti cementata, arrivando a un’area pic nic dove posteggiamo nei pochi posti presenti.
Ci incamminiamo proseguendo lungo la continuazione della strada percorsa, per poi prendere un sentiero che si svolge nel bosco seguendo le indicazioni per il Piz Tri.
Saliamo sempre immersi per buona parte del tempo nella vegetazione, incontrando le prime tracce di neve a quota 1600 metri.
Man mano che saliamo di quota la vegetazione tende a divenire sempre più rada e la neve per terra aumenta a vista d’occhio.
Giunti al Laghetto del Piz Tri, complice il passaggio di qualche escursionista prima di noi che ha battuto la traccia, proseguiamo senza ciaspole in modo non difficoltoso.
Avanziamo così fino ad arrivare sotto la pala dell’ormai visibile cima. Il sentiero prosegue per un tratto in traverso sotto di essa. In qualche breve passaggio sussiste anche un lieve pericolo di scariche valangose nelle condizioni odierne, cosicché non indugiamo nell’attraversarli.
Appena sopra i 2000 metri di quota, e con un manto nevoso che in certi punti supera i 50 centimetri di altezza, decidiamo di calzare le ciaspole per proseguire la salita in modo più agevole.
Saliamo così in un ambiente suggestivo e che nel giro di poco tempo, rispetto alle sembianze primaverili della partenza, è decisamente mutato. La neve copre ormai ogni cosa, con l’azione del vento ad avere creato accumuli irregolari e sastrugi.
Nell’ultima parte del percorso che conduce in cima cerchiamo i passaggi più agevoli per proseguire, che con le ciaspole non sono necessariamente gli stessi di chi a fatica ci ha preceduto a piedi e si è perciò maggiormente preoccupato di passare dove ci fosse meno neve possibile.
A zig zag arriviamo così sulla cima battendo la nostra personale traccia, vincendo anche gli ultimissimi metri di roccia necessari da risalire per arrivare sull’angusto spazio dove è posta la croce di vetta, circondata dal ghiaccio. Dietro ad essa, sul selvaggio versante opposto, desta impressione il vuoto presente.
Complice l’arietta tesa che tira e la mancanza di spazio, sostiamo poco tempo in cima. Riprendiamo così il cammino a ritroso, che inizialmente coincide con quello di salita.
Arrivati sotto il traverso potenzialmente esposto a scariche, anziché riattraversarlo scendiamo direttamente per i pendii che ci riportano al laghetto.
Da qui in poi riprendiamo la via di salita togliendo lungo la strada le ciaspole, per poi abbandonarla nuovamente nei pressi di un bivio che per mezzo prima di un sentiero e poi di una strada ad uso probabilmente militare ai tempi della guerra (visibili trincee e appostamenti), ci riporta al luogo di partenza.
Escursione decisamente bella quella odierna, resa suggestiva dal contrasto tra primavera in basso e inverno in alto.

Foto 1: lungo la via di salita
Foto 2: in vetta
Foto 3: in discesa dalla cima appena conquistata
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