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   Téryho chata, 16/04/2017
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Téryho chata
Regione  Altro
Partenza  Starý Smokovec (SK)  (1025 m)
Quota arrivo  2015 m
Dislivello  1040 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Zamkovského chata
Attrezzatura consigliata  N.d.e. + ramponi in presenza di neve
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Discreto
Commento La trasferta pasquale nell’Europa dell’est ci porta a passare nelle vicinanze dei Monti Tatra in Slovacchia, l’occasione è perciò invitante per un primo assaggio per me che non ho mai calcato questi luoghi. Il meteo non è dei migliori, la variabilità la fa da padrone con nevicate intermittenti che in questi giorni si spingono a quote basse. Non ci sono perciò grandi possibilità per escursioni di un certo livello, considerando che non siamo adeguatamente equipaggiati né per uscite scialpinistiche, né per affrontare percorsi anche solo di parvenza alpinistica. Poco male, perché la gettonata salita al Rifugio Téryho Chata consente comunque di toccare con mano la bellezza dei Tatra.
Posteggiata l’auto in località Stary Smokovec (parcheggio a pagamento), ci incamminiamo seguendo un sentiero che costeggia la ferrovia del trenino che conduce in località Hrebienok. Lungo questo tratto, ciò che balza all’occhio è la vegetazione rasa quasi per intero al suolo da una tempesta di vento accaduta il 19 novembre 2004, i cui segni sono ancora largamente visibili a distanza di diversi anni.
Raggiunta l’affollata Hrebienok, proseguiamo per un altro sentiero che a gradoni porta dapprima al Rifugio Zamkovského, per poi proseguire in ambiente selvaggio attraverso la valle Studenà Dolina. Anche lungo questo tratto è ben visibile la devastazione apportata dalla tempesta sulla vegetazione. Una particolarità che balza all’occhio è la presenza, lungo i sentieri, di diverse persone che pur sotto modesto compenso, si offrono di portare in spalla approvvigionamenti al rifugio, una soluzione a impatto ambientale nullo e che desta una certa ammirazione, considerando che le persone che si prestano a questo servizio vanno su letteralmente carichi come muli.
Proseguiamo per un tratto in falsopiano in un clima contraddistinto da una spiccata variabilità meteorologica, tra occhiate di sole e temporanei rovesci di neve. Davanti a noi è visibile il pendio finale da risalire e che conduce al Rifugio. In modo un po’ troppo approssimativo lo abbiamo sottovalutato, perché la sua pendenza è ragguardevole. Del resto, non è un caso che molti escursionisti incontrati lungo il tragitto abbiano ramponi o ramponcini ai piedi.
Un po’ timorosi saliamo lungo il pendio che passo dopo passo tende a irripidirsi. Per fortuna, lungo la via ci sono solchi nella neve causati da passaggi precedenti, creati quando il manto era più molle e che si rivelano fondamentali per riuscire a salire, seppure con fatica, anche senza ramponi, che ad ogni modo sono da consigliare in queste condizioni.
Con prudenza saliamo fino a raggiungere l’affollato rifugio, immersi purtroppo nella nebbia. Sostiamo qualche minuto al caldo, prima di riprendere la marcia a ritroso per fare ritorno al punto di partenza. Affrontiamo sempre attentamente la discesa nei punti più ripidi, per poi rilassarci nel restante tragitto che ci separa dalla conclusione di questa affascinante escursione nel cuore del Monti Tatra, resa ancora più suggestiva dalle condizioni meteo estremamente variabili che fino all’ultimo ci hanno regalato sprazzi di sole alternati a intensi rovesci di neve.

Foto 1: in prossimità del rifugio
Foto 2: Téryho chata
Foto 3: vista sui Tatra nei momenti di schiarita
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