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   un 6000 in dolomiti, 19/01/2017
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Onicer  oscarrampica   
Gita  un 6000 in dolomiti
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  Capanna Alpina  (1720 m)
Quota arrivo  3064 m
Dislivello  1600 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  eventualmente imbrago per il tratto attrezzato(facile)per il piz conturines. picca e ramponi per l'inverno
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento
Giornata fredda e ventosa quella del nostro arrivo a Caprile con la famiglia per le vacanze invernali in quel di Caprile. Ma il trend sereno mi convince a preparare subito per l’indomani 4/01/17 il tentativo abortito in solitaria l’inverno scorso proprio a causa del vento così forte in partenza che manco iniziai a salire. E così, convinto Armin il mio figlio maggiore di 17 anni, non sono solo mentre nel buio viaggio attraverso i passi di Falzarego e Valparola per scendere in Valbadia fino all´altezza del ponte sul Rio Sciarè, dove si devia a destra e si risale la Val Sarè per 3 km sino alla Capanna Alpina (ristoro estivo e invernale, ampio parcheggio q.1730) punto di partenza per la scalata del Piz Conturines e del Piz Lavarella la coppia di 3000 che ci attende . Nevischia e c’è vento quando alle 5.30 usciamo dal pulmino riscaldato per inoltrarci nel buio frigorifero a -10°C. Saliamo fra sbuffi di vapore che escono dalle nostre bocche macchiando di nuvolette bianche il nero della notte. Ci incamminiamo nei prati del Plan da l´Ega, sotto le pareti delle Conturines. Lasciato a destra il sentiero per il Rifugio Scotoni, si continua sulla traccia di sinistra che, attraversato un boschetto ed un ponticello, prende a salire decisamente lungo la ripida costa boscosa. Con una serie di tornanti il sentiero segnavia 11 giunge ad una radura erbosa dalla quale, con una successiva serie di tornanti, si porta ai piedi della Cima del Lago. Un ultimo tratto di salita su terreno roccioso (parapetti e scalini di legno) consente di raggiungere la balconata del Col de Locia (q. 2069 m, h 6.30) ancora avvolti dal buio. Alle 7.15 siamo al bivio tra il nostro vallone da risalire a sx, e la discesa verso il rif. Scotoni a dx. I primi timidi chiarori non preannunciano nulla di buono e presto siamo immersi in un grigiore lattescente sferzati da un vento furioso. Al gelo su un sasso nel valon Busc da Stlu dopo una rapida colazione Armin batte il ritmo distanziandomi e sfidando indomito le frustate di Eolo piuttosto arrabbiato. Quando lo raggiungo, acquattato al riparo di un masso, mi chiede che cosa fare ma scegliamo di andare avanti perché per un poco ancora saremo al centro del vallone poi, forse, addossandoci alle pareti potrebbe essere che il vento ceda un poco. Eolo scende dalla sella fra le due montagne come una valanga che non trova ostacoli e ci fa a tratti vacillare ma armin si fa forte della mia abitudine alla sofferenza.. e poi gli ho anche dato il mio passamontagna da alta quota! Arriviamo ad un ripiano erboso (Plan de Sumorones) e attraversatolo, una breve salita porta al prativo Passo Tadega (q. 2157 m). Montagne nuove si affacciano: Cime Campestrin, le Punte di Fanes, la Cima Scotoni e il Piz Tambuin poi salendo nel vallone fra chiazze di neve appare la mole tozza del Lavarella. Si lascia il sentiero per prendere una traccia a sinistra che serpeggia quasi in piano fra dossi baranciosi e prati e si dirige verso l´ampio vallone tra il Piz Taibun a sinistra e la bastionata Stiga - Piz Parom a destra (Busc da Stlu). La traccia prende a risalire un gradino roccioso e, con alcune serpentine, conduce ad un ripiano erboso. Si continua a salire decisamente lungo il vallone, passando a destra e risalendo un´altra bastionata, che sorregge il ripiano del Lago di Conturines (2518 m) che intuiamo come un campo di neve. La traccia prosegue in un ambiente arido e solitario. Superata una zona detritica, per cenge e roccette affrontiamo sempre sferzati dal vento un´ultima bastionata rocciosa, per poi iniziare a risalire il pendio di sfasciumi che termina su un´ampia forcella sulla cresta(q.2885) dove prima di arrivare ci addossiamo alle pareti di dx per cercar riparo dalla bufera. Sono quasi le 10, siamo alti e alle nostre spalle questa forcella fra le due montagne è spazzata dai venti. Tiriamo il fiato, mangiucchiamo e riorganizziamo le idee. Sole freddo ma no vento e campo base dove lasceremo gli zaini salendo solo con una picca a testa. Roccette spazzate dal vento e nevati poco inclinati ci portano alla forcella fra le due cime dove fotografo armin e poco dopo, alle 10.30, siamo sulla crestina finale, siamo nel vento che porta via la voglia di fermarsi e dopo un cinque e qualche foto sulla Cima Varela (q. 3055) aggrappati alla croce con inciso il nome, decidiamo di lasciar stare la cima secondaria de la Varela e puntare subito al Piz conturines. Nuvole coprono gran parte del panorama con l’eccezione delle Tofane e dell’Antalao , di una parte della Marmolada e del regno di Fanes da cui emergono i sassi delle Nove e delle Dieci. Noi abbiamo facce segnate dal gelo e che sanno di alta quota in un paesaggio con poca neve ma tanto ghiaccio che ricopre ogni cosa. Iniziamo a scendere verso il testone del Counturines che ora è emerso dalle nebbie e anche il panorama a sud ora si apre ora verso il Civetta Schiara Pelf e Tamer e si è liberato anche tutto il grande vallone che abbiamo risalito chiuso sullo sfondo dalla Croda Rossa e dal Cristallo. Ma ad attirare la nostra attenzione è il magnifico e circolare anfiteatro roccioso che sostiene la cresta nevosa orizzontale che ci porterà sotto il testone roccioso del Piz Counturines, di cui già si vede il sentiero che zigzaga fra la neve e le ghiaie fino alla bastionata. Prima però torniamo al bivacco no wind ( h 11.30) e recuperati gli zaini, li portiamo fino alla sella dove ne assicuriamo uno fra i sassi e Armin tiene l’altro con gli imbraghi casomai dovessero servire per il tratto attrezzato che potrebbe presentare tratti ghiacciati. Cominciamo a traversare per l’orizzontale circo glaciale ( Cima de dlues Forceles) con il panorama che si amplia ancora verso Boè Sella e Sassolungo e verso l’intricatissimo nodo del Puez e delle Odle che è un groviglio di punte e torri. Poco dopo troviamo un enorme dolina fonda una decina di mt dove all’istante pensiamo di tuffarci ma sarà solo Armin a farlo con magnifica scivolata da me ripresa. Proseguiamo la traversata e giungiamo ad un punto dove ritenendo possibile scendere direttamente, chiedo ad Armin se se la sente di andare a recuperare lo zaino abbandonato che io intanto lo aspetterò all’attacco della ferrata. Lo attendo invece in un luogo che spazzato dal vento e senza neve che mi ricorda il colle sud dell’Everest. Lì, lasciamo lo zaino in più sull’altipiano e saliamo rocce e placche impastate di neve e ghiaccio stile Cerro Torre. Ma con l’aiuto delle scalette e delle funi si sale tranquillamente e lasciamo gli imbraghi nello zainetto. Qualche cengetta gelata richiede attenzione ma alle 12.30 ci abbracciamo in cima. C’è meno vento e un cielo più limpido e la macchinetta fotografica immortala tutti i gruppi montuosi di un panorama indimenticabile. Straordinaria la vista sulle tre Tofane con l’Antelao che fa da quarto incomodo e sulle Dolomiti di Sesto con la Croda Rossa in primo piano e poi Tre Scarperi, cima Undici e Dodici e le piccole da qui Tre Cime di Lavaredo. Il possente Lavarella ci saluta davanti a Cima delle Dieci e poi un universo di rocce chiare si stende verso la Piza Parom. Si vede perfino guardando vs il basso la piana da cui siamo partiti e mezz’oretta dopo con attenzione riplaniamo sul colle sud e da li propongo ad armin la discesa diretta per accorciare la strada. Mando avanti lui con le 2 picche e io lo seguo con i bastoncini ma i frequenti e insidiosi tratti di nevato duro mi portano a passar davanti per farci guidare dalla mia maggior esperienza e così zigzagando fra tratti gelati, fiutando scie di neve più morbida , riusciamo a perder quota evitando di dover calzare i ramponi e avvicinandoci sempre più al lago gelato di conturines che a quota 2500 mt ci consegna nuovamente alla traccia percorsa in salita e alla fine dei rischi. Da lì in poi sciolta un poco la tensione della discesa torniamo ad accorgerci di essere costantemente esposti al vento gelido che tra raffiche a tratti furiose continua a tenerci compagnia sul pian d’Ega dove arriviamo alle 15 e poi fino all’arrivo nella piana sferzata dalla bufera dove ci attende la Capanna Alpina che raggiungiamo un’ora dopo. Saliamo di corsa sul pulmino, sorridenti al riparo della lamiera. Gelati e contenti. Tornando tramonti allucinanti colorano di tinte fantascientifiche le montagne, le emozioni e i ricordi di una giornata polare. La Tofana di Rozes s’incendia e sembra una di quelle pietre con la luce dentro. E il ghiaccio si scioglie dal nostro cuore.. e torna a pulsare in noi la felicità di una giornata passata fra le meraviglie della natura. Grazie Armin per aver tenuto compagnia a papà. Foto1 Armin sulle scalette del piz Counturines Foto 2 Armin e l’omino del Piz Counturines Foto3 incendio sulla Tofana di Rozes
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