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   P.sso Caronella - Gelt - Diavolo di Malgina - Valmorta - Pizzo Coca, 17/07/2016
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Onicer  chesko   
Gita  P.sso Caronella - Gelt - Diavolo di Malgina - Valmorta - Pizzo Coca
Regione  Lombardia
Partenza  Grumetti (Valbondione)  (970 m)
Quota arrivo  3050 m
Dislivello  3500 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Curò - Barbellino - Coca
Attrezzatura consigliata  Utili ramponi ma non indispensabili
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Metto il report di questo giro ad anello che concatena alcuni dei classici itinerari orobici, offrendo comunque ottime prospettive anche a chi desidera passare un domenica estiva al di fuori delle rotte ordinarie. Si parte da Grumetti (Valbondione) di buon ora, alla volta del Rif. Curò e quindi del Barbellino Naturale. Subito sopra il secondo rifugio prendere il sentiero verso il Passo di Caronella e una volta arrivati al passo, si supera il bivacco AEM puntando diritti verso la bocchetta di Gelt (2727). Qui la neve è presente fino a stagione inoltrata: la traccia passa prima su un ghiaione e poi a zig-zag tra grandi massi (bolli evidenti). Alla bocchetta si apre lo spettacolo dei laghi Gelt (ancora in discioglimento, foto1) e del lago della Malgina: qui inizia la vera parte divertente dell’itinerario. Il sentiero si abbassa subito, passa a sinistra del Gelt e punta deciso verso il secondo lago per ripidi pratoni ottimamente soleggiati, tanto che sono in molti gli stambecchi “sparanzati” che si godono la vita su comode balze. Al lago di Malgina si prende la traccia che sale al Diavolo, incontrando qua e là alcuni nevai, comunque percorribili senza ausilio di ramponi. In vetta sono titubante sul da farsi: scendere in val morta, si o no? La vista di un escursionista che mi ha preceduto mi fa rompere gli indugi: si scende! In un primo tratto abbassarsi in direzione NO sul versante valtellinese, avendo cura di tenere poi la sinistra e rientrare in valmorta prima dei gendarmi rocciosi. Qui ripidi ghiaioni decisamente instabili richiedono la massima attenzione, specialmente se in gruppo (si stacca veramente di tutto); nonostante l’abbigliamento da trail non sia affatto il più indicato per questo pezzo, con cautela e attenzione, me la cavo senza grossi problemi. Ripreso il versante orobico la discesa si fa via via più semplice sino ad incontrare i nevai, al termine dei quali si incontra una traccia che porta al Lago di Valmorta (basso). Ad un certo punto perdo la traccia e mi trovo prima su ripidissimi pratoni e poi su roccette che richiedono una discreta tecnica di disarrampicata (I grado). Al lago, dopo meritata pausa, capisco che ho ancora un po’ di gas; così, raccolte le energie mi incammino, pian pianino, verso la Bocchetta dei Camosci. L’itinerario non può che essere un super-classico, ma nonostante tutto la salita regala ancora diverse emozioni, specialmente nell’ultimo pezzo che, decisamente ripido, richiede attenzione. Lungo il tragitto incontro dei ragazzi di Bergamo, Seba & co. (che saluto) e accompagno uno di loro, Gio, fino alla vetta del Coca: emozionatissimo, era la sua prima volta! Dal Coca non resta che lasciarsi trascinare a valle, ormai i giochi sono fatti. Breve pausa al Merelli, saluto ai rifugisti e in tempo per godersi, dal basso, la discesa di un temerario soggetto in parapendio. Tornato a valle sono tentato da un bagnetto, ma si è fatta una certa ed è meglio rientrare. La miglior conclusione per questa giornata? Birretta e panino? Nient’affatto: inforcare la mia Kawasaki, che fedelmente mi ha atteso tutto il giorno, e saltare con faccia “tostissima” l’interminabile coda che conduce fino a casa.
Giro consigliato all’escursionista esperto che abbia voglia di un po’ di avventura, pur rimanendo in zone sicure e con diversi appoggi nel caso si dovesse ripiegare. L’itinerario infatti, non è mai a più di 2/3 ore di distanza dai rifugi e la salita al Coca può essere senza dubbio evitata, anche perché affrontata con all’attivo già 2500 metri di dislivello. In effetti è stata più che altro una “ciliegina sulla torta” piuttosto che un “tris di primi”. Alle condizioni attuali l’itinerario si può percorrere integralmente in abbigliamento da trail, cosa che permette di conservare le energie, date le numerose salite spesso ripide. Comunque da affrontare con buona visibilità e con le dovute attenzioni, valuto questo giro davvero ottimo per gli scorci, le prospettive e la solitudine che sa regalare.

Foto1: Lago Gelt
Foto2: stambecchi al sole sul Diavolo della Malgina, sfondo Pizzo Cagamei
Foto3: Vetta del Coca

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