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   Breithorn Occidentale, 16/07/2020
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Onicer  flavio      
Gita  Breithorn Occidentale
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Cervinia  (2005 m)
Quota arrivo  4165 m
Dislivello  2160 m
Difficoltà  MSA+
Esposizione in salita  Sud
Esposizione in discesa  Sud
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Trasformata
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Buono
Commento Un Breithorn con gli sci rubato all’estate. 2140 D+, circa 1500 D-
La voglia di skialp c’era ancora ed un impegno di lavoro ad Ivrea alle 15 era quello che ci voleva per unire il piacere al dovere. Una tentazione irresistibile. Ed io a certe tentazioni non so resistere: partenza alle 1,30’ da Travo (PC) e via verso Cervinia. Alle 4,30’ ho gli sci in spalla, 2 gradi a Breuil, gli scarponi negli attacchi, scarpe da ginnastica ai piedi. Salgo direzione Ghiacciaio del Ventina. La frontale nuova che doveva servire per la PDG fa il suo dovere. Distanziamento sociale massimo: solo io e la mia ombra. Conosco benissimo il percorso, avendolo fatto almeno ogni primavera negli ultimi vent’anni. A Cime Bianche, pit stop: indosso gli scarponi e nascondo le scarpe da trail dietro ad un cannone da neve, fotografandolo alle prime luci dell’alba sperando di riconoscerlo al ritorno. Salgo verso l’azzurro che si compone. Un silenzio assordante rotto solo dal mio respiro non più abituato alla quota e da quello di sua maestà, la Gran Becca, che svetta fiera e sexy in tutta la sua magnificenza: spoglia di neve, fa la prova costume. Ore 5,40: inizia il ghiacciaio: il fondo è rigelato. Sono fiducioso. Alle 7 approdo al Rifugio Guide della Val d’Ayas. La poesia finisce al Piccolo Cervino, tra le numerose cordate salite in funivia da Zermatt ed ora in ovina processione. All’inizio della pala sommitale qualcun altro con gli sci ed anche un po’ di farinella compressa. Gli ultimi 80 metri di dislivello con i ramponi ai piedi, per mero tuziorismo; per paura di doverli mettere sul ripido. Alle 8,58 sono in vetta. L’altimetro segna 4160 slm.
Fa freddo. Spello, una pastiglietta di aminoacidi, l’ennesima barretta ed inizio a scendere, non voglio che la neve molli troppo. Qualche curva prestando attenzione a non finire con la punta di uno sci nei buchi lasciati di chi sale a piedi e mi lascio andare sul plateau per non dover spingere.
La prima parte del Ventina è un tripudio: velluto perfetto fino a quota 3200, poi sopravvivenza fino agli impianti che, dopo aver recuperato le scarpe, mi riportano a valle salvandomi schiena e ginocchia. Anche quest’anno il Breithorn l’abbiamo spettinato dall’alto, anche quest’anno un po’ d’aria sottile l’abbiamo respirata.
Arrivederci a novembre (spero).
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