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   Passo di Fontanamora , 05/01/2019
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Onicer  mario-bi      
Gita  Passo di Fontanamora
Regione  Lombardia
Partenza  Colere, piazz.le impianti risalita  (1043 m)
Quota arrivo  2253 m
Dislivello  1210 m
Difficoltà  BSA
Esposizione in salita  Est
Esposizione in discesa  Est
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Variabile
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Accettabili
Valutazione itinerario  Buono
Commento
Itinerario svolto il primo gennaio 2019

Vagare... facendo “esercizi spirituali”.

Tutto ciò che deve succedere, succede il giorno prima.
Che poi non è un giorno qualsiasi ma Capodanno. Dopo l'inserzione nel Caffè del Forum de “La più grande avventura...è conoscere se stessi”- Cento itinerari (inediti) di Scialpinismo nelle Orobie, inaspettate e repentine piovono le prime conferme. Sono due, potenza della Rete, quasi immediate, come se con un presentimento, i richiedenti se la aspettassero da sempre. Due “on-icers” (e chi altri se no), ai quali dedico questo report che son certo leggeranno avidamente per intero e con i quali spero, prima o poi, di poterlo commentare. Urgentemente, l'uno chiede una copia, l'altro vuole conferma che Mario-bi e Oscar Beletti siano la stessa persona. L'evento, come ovvio, mi inorgoglisce e il sentimento raddoppia quando, qualche giorno dopo, scoprirò che tra loro si ammirano senza aver mai fatto un passo per conoscersi, roba da on-icers insomma... e tutto ciò trasformerà la vigilia in qualcosa di galvanizzante e, concedetemelo, indimenticabile. Sopratutto, sono un umano come loro e come voi; caricherò nello zaino delle novità, entusiasmi e conferme che, come per tutti voi, non bastano mai. Tutto avviene all'ora di cena (non faccio cenoni dalla notte dei tempi) mentre mi preparo, in perfetta solitudine un fegato alla veneziana, scandaloso per Ginevra trattenuta in altri lidi e giustificato per me, in sua assenza, dalla rarità dell'evento e inizio a pensare dove andare l'indomani. Solo, solo proprio no! Mai siamo soli. Il Mario di ognuno (Mario è il nome che ho dato all'inconscio), sempre ci affianca, ed ecco improvvisa l'illuminazione, è proprio lui che in combutta con il Caso e gli Dei organizza e movimenta le coincidenze che si sa, sono la logica della vita. Non c'è destino che tenga, loro sono le protagoniste ed a noi non resta che seguirle. Stato qualche giorno fa a Colere con “i vecchi” del gruppo, so che partiremo sci ai piedi da Carbonera e che poi dopo l'intermedia di Polzone, inforcheremo (al primo curvone, cartello semi emerso), la Val Conchetta e da lì poi, via Fontanamora, al Vigna Vaga. Passatoci in traversata e di recente con l'Ernesto (vedi foto ed è permessa l'invidia), provenienti dal Petto infingardo, la ricordo allora colma di neve all'inverosimile, abbordabile, corta e ben incuneata sotto le pareti di quelle cime senza nome ma arrapanti che stanno tra la Vigna e il Ferrante. Dopo la quantità di neve incontrata alla Cima Verde mi dico, correrò persino il rischio di trovarvi al loro pelo o neve dura o (ingenuo) polvere. Troveremo l'una e l'altra ma come vedrete, se con pazienza ci seguirete, succederà di tutto e di più e io ve lo racconterò. La giornata è da Dio (io che sono “un ateo possibilista” la prendo come viene, come il Caso e Natura vogliono) ma entrati in valle subito capiremo che non abbiamo fatto i conti con il freddo, con le distanze (passati di qui trent'anni fa si ha il diritto di dimenticare e trovare la gita come nuova) e che la neve non è quella cosa che si pensava. Dura, crostosa ed a tratti anche variamente altro, in fatto di concentrazione un po' ci tormenta. Si scivola, si inciampa e ben ci aiutano le moltitudini di rametti secchi di larice che raccontano di venti gelidi e sferzanti. Ciononostante andiamo avanti, faticando e ristorandoci, anche Ginevra pur stanca tiene duro. Stremati arriviamo al Passo e così decidiamo che per oggi le tribolazioni e i lupi ci bastano e, lesti, commettiamo l'errore, saliti da sinistra orografica, di scendere dal lato opposto, al pelo delle pareti e del Grande Canalone detto di Fontanamora sperando, ma il sentimento ci inganna, che poi l'andare verso Est per raggiungere le piste, lo si possa fare sciando. Pressapochisti incalliti ci imbarchiamo così per una traversata che per noi, comuni mortali (non Ulisse), diventerà un'odissea di “esercizi spirituali”. Vediamo come. In questo tratto la neve la troviamo variabile che più varia non si può, e del tipo imprevedibile e cedevole, il tutto condito da sassi appuntiti, improvvisi, nascosti o improbabili, che trasformano l'andatura “sulle terrazze” in leggera discesa (?) in un lento peregrinare. Ginevra silenziosa segue e il mio “io” pressapochista comincia a incazzarsi con il me stesso. Davanti ora si presentano repentini su e giù, vallette trasversali, doline e foibe di tipo carsico e per mantenere la calma e trovare il cammino, mi invento per l'appunto “quella degli esercizi spirituali”. Quasi la metafora di una vita. Si dice che la ricchezza di una favola stia nei suoi simboli e qui, a ben vedere, ci sono tutti: la fatica come solo modo di godere dei risultati, uscire dall'usuale per troppo eccesso, ricercare per poi combattere, l'assoluta singolarità di tutti noi e l'inesistenza (forse) di un approdo che possa dar conto dei nostri misteri. A dire il vero, l'animale che c'è in me, qualcosa aveva fiutato: abbandonata la Vigna Vaga per aver più tempo in caso di...c'eravamo fatti prendere (al solito) da esili tracce che andavano di là e queste ci avevano anche incoraggiati nella scelta (e poi ci aiuteranno strada facendo) ma ora alle prese con l'avventura, che si materializza, non ci resta che cavalcarla ed è qui che si incarna nei miei pensieri Hadot (Pierre Hadot) con i suoi esercizi spirituali. “Formare gli animi anziché informarli...la filosofia non è la costruzione di un sistema (a cui attenersi) ma la ferma decisione di guardare ingenuamente in sé e intorno a sé...nel proprio animo e percorrere un viaggio che conduca alla consapevolezza dell'imperfezione umana e dell'importanza di rincorrere (sempre) il sogno del miglioramento di sé, con gli altri, del mondo, nel mondo”. Leggere, conoscere, produce cambiamento. Dopo Hadot non sarete più gli stessi. Leggere (ad esempio) è un esercizio spirituale e imparare a leggere non è facile. Questa è la forza della filosofia: quella di dire chiaro e forte delle difficoltà, delle impossibilità, delle incapacità che, malgrado noi, ci governano. Nella lettura vi è complessità (quella migliore), contatto con la diversità che vuole o potrebbe sbalordire. Con Hadot scoprirete nuove idee e vi sarà possibile avviare un vostro progetto spirituale e, come Ulisse, senza mai averlo pensato, vi troverete “in mare aperto”. Per distogliermi dalla fatica, dalla difficoltà e, a tratti, dalla possibilità che le terrazze diventino l'annunciata odissea, elaboro l'idea e il racconto che state leggendo. E le idee, esercizio spirituale di questa lunga ora e mezza, sono quelle di non cadere nella trappola del tempo e voler uscire in fretta dalle difficoltà, ma del sapersi contenere, senza scaricare sulle debolezze e sulle fragilità di Ginevra, le mie. Le sue ansie e le sue paure, le scopro essere anche le mie e concentrato, cerco di tacere, di respirare ordinatamente e profondamente, di godere, esorcizzando i demoni, di quello che sto facendo. Nell'esercizio le certezze che il tempo, per fare le cose bene c'è, mi aiuta. La luce poi non cesserà mai di darmi tutta la sua energia vitale ed il mio “io” contorto, ma determinato, anche stavolta ce la fa. Quando varchiamo le piste (in questo punto circa 2000 mt.) chiuse e deserte, insieme ci troviamo anche sollevati. Un thè caldo e via... viene il bello. Sono mille i metri che ci separano dal fondovalle ed “con una battuta” ricordo a Ginevra che la discesa è unica ed è meglio godersela “andando lenti”, curva dopo curva. Caro Alessandro di Vallesabbia, ora ti chiederai se ne è valsa la pena ed io, confermando il sì, ti dirò che talvolta praticare la montagna avversa è necessario, aiuta a formare più l'uomo che l'alpinista e praticarla può diventare un vero ed entusiasmante “esercizio spirituale”. Per non dirti della discesa, dura, scorrevole e sicura. Soli. Incredibilmente soli, come lo siamo stati tutto il giorno. Soli. Se sei arrivato sin qui, sai anche come trovare i dettagli e come trovarmi. Buon viaggio.
foto 1 il Pizzo Camino in salita
foto 2 il Vallone della Conchetta
foto 3 le "Terrazze"
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