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   Corna Busa, 14/01/2018
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Onicer  Pierpaolo      
Gita  Corna Busa
Regione  Lombardia
Partenza  Schilpario (BG)  (1134 m)
Quota arrivo  2000 m
Dislivello  1020 m
Difficoltà  BS
Esposizione in salita  Nord
Esposizione in discesa  Nord
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Trasformata
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Mediocri
Valutazione itinerario  Discreto
Commento Fino all’ultimo sono stato indeciso se classificare le condizioni attuali di questo percorso scialpinistico come “accettabili”, oppure “mediocri”, ma alla fine sono stato propenso per quest’ultima valutazione. Ma andiamo con ordine.
Abbiamo deciso di andare alla Corna Busa convinti di avere fatto la scelta giusta, pensando che potessimo anche noi trovare uno strato di neve fresca e farinosa poggiante su quella vecchia e indurita dal calo termico negli ultimi giorni, così come letto in alcune relazioni del giorno precedente (sabato).
Invece, arrivati a Schilpario, guardando verso l’alto ci rendiamo conto che qui di neve nuova ne è scesa pochissima, quasi nulla.
Risaliamo così le piste (aperte solo nel primissimo tratto dello skilift) che inevitabilmente sono dunque durissime e gelate fino a Malga Epolo.
Percorso il breve pianoro, puntiamo il ripido canale posto tra la vegetazione, commettendo però un errore dettato dal non avere studiato adeguatamente il percorso. Non sapendo che da Malga Epolo esiste una deviazione nel bosco attraverso una ben più comoda stradina, ci ostiniamo a volere risalire tale ripido pendio, incoraggiati anche dal fatto di vedere alcune tracce a zig zag di salita. In realtà le condizioni di salita sono assai difficili e complici la ripidezza, il terreno gelato e la presenza di solchi causati da motoslitte e gobbe indurite, la progressione è molto difficoltosa.
Giunti a circa un terzo del pendio facciamo molta fatica ad andare su. A un certo punto alla nostra destra sentiamo voci provenire dal bosco e voltandoci in quella direzione vediamo la stradina. Realizziamo così che esiste forse una via alternativa più facile. Lentamente torniamo giù al pianoro di Malga Epolo e la imbocchiamo. Poco più avanti incontriamo alcune persone che effettivamente ci confermano come sia possibile salire alla Corna Busa anche da qui.
Dopo avere perso purtroppo e inutilmente tempo a tribolare sul ripido pendio, ora possiamo finalmente accelerare il passo. Perdiamo un po’ di quota e raggiungiamo la Malga Bassa di Voia.
Voltiamo dunque a sinistra e saliamo attraverso il bosco raggiungendo la zona della Malga alta di Voia.
La Corna Busa è ora sopra di noi alla nostra destra, ma per raggiungerla bisogna prima andare in direzione del Passo di Corna Busa, posto davanti a noi. Qui mi rendo conto di avere commesso un altro errore di valutazione nell’avere scelto questo itinerario per oggi. L’innevamento non è infatti sufficiente o quantomeno ideale per questa zona (lo sarà probabilmente verso la primavera), cosicché il pendio che scende dalla Corna Busa è costellato in modo fitto da arbusti che senza dubbio rendono più ostica la discesa con gli sci.
Inoltre, il sottile strato di neve che poggia sulla vecchia neve indurita ha caratteristiche inusuali: è un rumoroso composto di neve tonda e brina che sotto gli sci risulta scivoloso.
Arrivati sotto il breve e ripido strappo che porta al passo, decidiamo di abbandonare gli sci. Lo sci a valle, durante le inversioni, tende a scivolare su questa neve strana e non ci sentiamo sicuri. Queste condizioni sono troppo per le nostre capacità.
A piedi le cose vanno meglio e un volta raggiunto il Passo voltiamo a destra, arrivando in pochi minuti alla Corna Busa. Lo spettacolo quassù è di rilievo, ma abbiamo perso troppo tempo durante la salita e possiamo perciò sostare poco.
Tornati agli sci lasciati sotto il Passo, non ce la sentiamo di sciare da qui. Il pendio è per noi non sciabile, considerando che è abbastanza ripido ma soprattutto fitto di arbusti.
Sci sullo zaino, perdiamo la quota necessaria a uscire fuori dalla vegetazione fitta (circa un centinaio di metri sotto la Corna Busa).
Calzati gli sci, il primo tratto di discesa è abbastanza piacevole, soprattutto dove quel minimo sindacale di neve nuova rende la sciata meno nervosa.
Dal ripido pendio posto sopra Malga Epolo in giù la sciata diventa di sopravvivenza ma in un certo senso stimolante, considerando pendenze, terreno gelato e solchi. Curva dopo curva capiamo sempre più come affrontare la discesa, che alla fine si rivela meno ostica del previsto (in salita abbiamo notato altri scialpinisti scendere con molta cautela come noi, segno che le condizioni sono obiettivamente non facili sui tratti più ripidi).
Alla fine dell’escursione ci è comunque rimasto un senso di soddisfazione per avere portato a termine un’uscita che per noi si è rivelata più difficile del previsto e si è trasformata in una piccola avventura. Peccato solo per il fatto di avere scelto uno degli itinerari messi probabilmente peggio, se paragonati ad altri nelle vicinanze.

Foto 1: il ripido pendio sopra Malga Epolo dove abbiamo fatto dietro front in salita. Troppo ripido, gelato e solcato per noi.
Foto 2: il tratto che conduce al Passo di Corna Busa, oggi costellato di arbusti
Foto 3: il Pizzo Camino dalla Corna Busa
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