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Monte Salmurano, 08/03/2015 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Monte Salmurano |
Regione | Lombardia |
Partenza | Pescegallo (SO) (1430 m) |
Quota arrivo | 2269 m |
Dislivello | 900 m |
Difficoltà | BS |
Esposizione in salita | Nord |
Esposizione in discesa | Nord |
Itinerari collegati | nessuno |
Neve prevalente | Trasformata |
Altra neve | Trasformata |
Rischio valanghe | 2 - Moderato |
Condizioni | Discrete |
Valutazione itinerario | Buono |
Commento | Prima assoluta per noi al Salmurano e non avremmo potuto scegliere giornata migliore per il battesimo, con tanto sole ad accompagnare la nostra escursione. Arrivati a Pescegallo si pone immediatamente il problema del parcheggio, visto che il bel tempo ha richiamato in massa moltissimi sciatori. Di posteggiare sul piazzale principale non se ne parla neanche, è più saggio fare dietro front e trovare un pertugio a fianco della strada. Risolta la questione parcheggio, ci avviamo fin da subito sci ai piedi, considerando che non ci sono problemi di sorta in quanto a innevamento. Prendiamo la stradina innevata diretta alla diga del Lago Pescegallo, ma la abbandoniamo temporaneamente subito dopo un ponticello per salire in modo più diretto un ripido prato. In questo tratto, complice l'assenza di vento e il sole che picchia di fronte, il caldo si fa subito sentire. Raggiunte alcune baite, riprendiamo la strada che sale con meno strappi di pendenza, proseguendo poi quasi a mezza costa fino alla diga. A questo punto svoltiamo decisamente a destra, accedendo a una vallata che passo dopo passo si fa sempre più suggestiva. Arrivati in prossimità delle propaggini del Monte Ponteranica e del Valletto, la traccia che prosegue verso il Salmurano si spezza in due: la prima passa proprio sotto ripidi pendii, la seconda in mezzo alla valle tra grandi massi. Noi optiamo per quest'ultima, perché ci sembra oggettivamente più sicura in termini di pericolo valanghe. Giunti in prossimità del pendio terminale iniziamo la nostra serie di zig zag, passando anche attraverso qualche tratto un po' esposto, seppur breve. Ci alziamo decisamente di quota, fino ad arrivare sulla cresta di collegamento alla vetta, dove è stato creato un varco per accedervi attraverso una cornice non particolarmente pronunciata. Una volta superatolo, ancora pochi metri e arriviamo al cospetto della minuscola croce di vetta, dove altri scialpinisti che ci hanno preceduto si prendono una meritata pausa. Sostiamo anche noi a lungo prima di prepararci alla discesa, che in base a quanto suggeritoci sarà piuttosto diretta e ripida, andando a prendere anche un canale nella parte intermedia. La nostra sensazione, scendendo, è che non fosse la soluzione ideale. La via è infatti tritata dai molteplici passaggi e, complice la ripidezza sostenuta in alcuni punti, la sciata non è particolarmente remunerativa, soprattutto per me e i miei limiti da sciatore. Sarebbe stato meglio, a nostro avviso, tenere una linea più prossima a quella di salita, tra vallette e valloncelli con minore pendenza e soprattutto neve spesso intonsa, remollata al punto giusto. Un po' a fatica ci ricolleghiamo con la stradina e dopo qualche curva su neve pistata andiamo a immetterci sulla parte terminale della pista da sci, con cui terminiamo la nostra escursione, decisamente bella e appagante in salita, un po' meno per noi in discesa. Voltandoci seguiamo con lo sguardo la linea percorsa per scendere e sa decisamente di ripido. Nel complesso siamo ad ogni modo soddisfatti, è stata un'uscita che nelle sue difficoltà ha avuto anche un ruolo didattico, tipico di quando si alza l'asticella dell'impegno richiesto rispetto ai propri standard.
Foto 1: tra i grandi massi Foto 2: il Valletto Foto 3: sempre il Valletto, visto dal pendio terminale |
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