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   Canale dei Camosci-Cima Z.Campelli-Canalone Cornetta, 27/01/2014
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Onicer  mario-bi      
Gita  Canale dei Camosci-Cima Z.Campelli-Canalone Cornetta
Regione  Lombardia
Partenza  piazzale imp.ris. Valtorta  (1360 m)
Quota arrivo  2159 m
Dislivello  860 m
Difficoltà  OSA+
Esposizione in salita  Ovest
Esposizione in discesa  Ovest
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Farinosa
Altra neve  Farinosa
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Mi serve un alpinista gli dico, cercando di inorgoglirlo scavando nella sua modestia.Le amicizie sono fatte anche di sgambetti e lui lo sa.Spiego a grandi linee il progetto e lui giovane ed incosciente s'affida.La notte non ci dormo su perche' la vita mi scuote e la vigilia importante.La meta e'ambiziosa e sta scritta nel calendario delle cose da fare da molto tempo.Patisco le incertezze dell'idea ,tant'e' che chiusi la telefonata dicendo,Andiamo la',poi,a seconda della neve vediamo cosa fare,anche se andar là,tutti sappiamo,è gia di suo,un'ipoteca.Così si fa di solito e così facciamo.Il proposito prevedeva poche unità ma alla fine siamo in cinque,forse troppi,visto il programma.Ma tant'è,in tutti non manca ne l'entusiasmo ne l'incoscienza ,ne noi siamo quelli che riescono a dire tu si,tu no,anche se qualche volta sarebbe meglio farlo,quindi doccia e colazione di rito e si va.Imboccata la Val Brenbana e girato due volte a sinistra là dove sa da fare, troviamo,questa è fortuna bella e buona,la Valtorta carica di neve come in un vero inverno.Era questo che si voleva e quando poco dopo un maestro di sci ci dirà che lassù anche quaranta cm ,si rafforza in noi l'idea che si, si può fare.Le prime foto,dato lo stato del luogo,sono per i gioielli di questa valle che imbiancati di fresco ci lasciano,pare banale ma è vero,ancora a bocca aperta ed ad occhi spalancati.Di certo il Tre Signori ma direi che stamane in controblu neanche il Zucco del Corvo è da meno e che la Corna Grande così com'è,come lo Zucco Barbesino, forse minori, certamente non sfigurano. Al parcheggio,cosa già vista,commettiamo il primo e con il senno di poi l 'unico errore della giornata.
A noi che facciamo i misteriosi, un local e sci-alpinista ci chiede a bruciapelo, Se facciamo il canalone, insinuando, senza volerlo né forse immaginarlo, quella verità che non vorremmo conoscere. Forse scambiamo semplicemente i canaloni, qui non mancano, ma insinuandoci il dubbio fa in modo che io smetta di chiedere informazioni e taccia, continuando però a pensare che se il canalone non c'è come fa a conoscerlo? Finalmente si parte e al primo intoppo, cartello all'italiana che vieta di salire le piste perchè qualcuno possa lavarsene le mani, noi opponiamo un rigoroso rispetto delle regole, seguendo pedissequamente la strada, la prenderemo larga, confermandoci, perchè lo siamo stati, anche boy-scouts. Qualche pista, lo confessiamo, è necessario tagliarla, ma lo facciamo in modo sbrigativo, allineati e coperti, proprio come si conviene. Sulla piana del Lecco, intonsa e immacolata, la Valle dei Camosci, ci prende per mano, l'armadio delle meraviglie si spalanca e a Claudio Catulo,finalmente un nome epico, confesso che sì, tanta ben di Dio, beato Lui e noi, è tutta nostra, compresa la via e cosa non secondaria, il biglietto numero uno. Le ombre lunghe disegnano nella valle tutta la loro provocazione e la nostra traccia, ritta e marcata, è una libidine. Pulita. Qui la neve comincia a rivelarsi, la trovo stupenda e poco descrivibile come quella del Camoscera, il rimando è che se il Canale dei Camosci lo potremo salire con gli sci, quell'altro sarà poi difficile da lasciare a se stesso. Sarebbe come a dire che oggi si può prendere il massimo ma ancora nutro un falso pudore che non mi permette di affermarlo. Sarà solo alla sella che decideremo ma già so' che se arriveremo sin là, sia come sia, vada come vada, ci butteremo giù e dentro, poi si vedrà. L'approccio al canale è musica e per il Pesciola verso Ovest in controsfondo blu, al momento ci mancano gli aggettivi, siamo solo agli inizi e non vorremmo essere ripetitivi. Azio Celere,un nome un capo, prende il comando, e chi se no, e in lui mi rivedo, stessa sua età là davanti, dove il ferro batte l'altro ferro e so cosa lui stia provando. Più saliamo più la neve si fa abbondante ma pur sembrando una presa in giro e non lo è, i piedi la confermano più sicura e a chi crede che non si possa ragionare con i piedi si accomodi, qui forse potrà ricredersi. Ora posso dire a Claudio Catulo che mi sta davanti e me lo chiede, che ormai è certo, la neve è sicura e per tranquillizzarli, 'sti ragazzi, mi diletto, tono pacato e rassicurante, con un po' di didattica. Non era scontato ma la prendono bene, ci ridono su', e le parole confermano che in fondo “sono proprio bravi”. Le condizioni perciò sono eccellenti, la traccia sale e ci rincorre pulita, se si potessero ripristinare per tutti gli amanti queste condizioni, in cambio di niente, lo renderei obbligatorio. Folletti, gnomi e ombre furtive, perchè ad Azio Celere bisogna credere, si rincorrono tra campaniletti e torrioni, qui non mancano pareti, anfratti e terrazze dove nascondersi e quando poco dopo, più dopo che poco, sbuchiamo alla luce, tutto evapora e svanisce ma la favola continua. Ora non ho più dubbi, l'altro canalone si farà, il processo pur lento, si conclude qui. Le follie hanno bisogno di luoghi in cui esprimersi è qui vengono prese le ultime decisioni. Andiamo verso la vetta, i “cimisti” tra noi sono la maggioranza, e dopo aver superato il piccolo strapiombo che la difende, attaccati alle catene, la conquistiamo. C'è aria di festa ma niente è smodato, il bello sta per farsi sotto, la fortezza Bastiani non è lontana e le informazioni che abbiamo circa i barbari sono ricche di misteri: polveri all'orizzonte, cavalieri che solo al pensarli incutono terrore, dicerie da deserto e molto altro ancora. Da qui la grande bellezza, l'Immensa Moltitudine Amica, grazie Fernando, appare sotto di noi, piccola, abbordabile eppur vasta e senza limiti. Solo il Sodadura, piramide perfetta e ad un tiro di moschetto, occupa prepotentemente la scena, svetta e dice la sua, mentre il Torrione e il suo Campaniletto, entrambi della inospitale Cornetta, pur sotto dimensionati e lì appiccicati, piccoli ma belli, ci ricordano altri tesori, ci indicano la strada; sono varco e Colonne d'Ercole ma quando arriveremo ai loro piedi, lievitati, saranno altissimi. Adesso e a formichina seguiamo verso Sud-Est la cresta e poco dopo, alzate le vele, ci prendiamo al volo il primo grande terrazzo sospeso. La neve non si smentisce e, ad onor del vero, nemmeno noi mentre per affrontare le grandi cornici e la cresta affilata che segue, ripelliamo. Su questo tratto, complice una visita autunnale di ricognizione, ci eravamo fatti non pochi film: oggi invece, come spesso capita, risulterà facile e sicuro. Lasciatolo alle spalle, spelliamo, non senza prenderci e portar via le ultime foto da cornice per le cornici e da desktop per il Resegone che da solo e senza scomporsi, beati ed illusi noi, sta vincendo la sua battaglia contro la sporcizia che a mò' di palude spessa ed asfissiante, sta alle sue spalle e copre per intero la pianura padana. Sì, proprio, dove abitiamo , chi più chi meno, noi tutti. Non si può non vedere, né far finta di niente. Evviva. La scivolata che segue, come si diceva un tempo, fin giù nella conca, così come la breve risalita al sellone, ora preferiamo lasciarvela immaginare perchè incorrere in esagerazioni o in lusinghe artificiose sarebbe qui fuorviante e fuori luogo. Infatti, sapendo quanto la soggettività sia diffusa tra gli alpinisti e almeno numerosa come le loro teste, non vorremmo, Dio ci salvi, influire in qualche modo nel loro insindacabile giudizio di poi. Ora, un volo d'uccello, ci vedrebbe lì al colle,piccoli e minuti in tutta questa indescrivibile significanza,che è grandezza senza limiti,anche qui panorama,paesaggio e universo in tutte le direzioni.Se fossimo ala,svolo,lentezza e follia forse godremmo al meglio la condivisione di questa pace,di questo silenzio ancora possibile.Da qui in poi tutto e niente potrebbe essere come prima.I ragazzi neanche se lo immaginano.Il viaggio sin qui li ha sorpresi e già varrebbe la gita ma solo io conosco il seguito e le sue pieghe.Loro, incoscenti,si sono semplicemente affidati.Ne sento la responsabilità, sopratutto per la non ottima capacità di controllare gli sci che un po' tutti denunciamo.Ma ormai siamo qui.Poco fa ,riferendomi allo stato eccellente della neve,ho persino detto,Oggi o mai più, ma ingannandomi probabilmente cercavo di incoraggiarmi. Avremmo, volendolo, persino due vie di uscita: la più facile verso i Piani di Artavaggio, ma dall'altra parte del mondo rispetto alle auto; la seconda diretta nella Valle dei Mughi e ai Piani delle Olimpiadi (lì abbiamo l'auto di recupero) ma più complessa da cercare e certamente da ravanare. Di questo a loro non ne parlo, ormai è deciso si va di là, lo farò solo prima di buttarci dentro e per spiegare inoltre come districarsi nel labirinto dei boschi per chiamare, in caso di necessità,i soccorsi. L'incognita è come sta messa la neve di là. Il di là lo conosco in ripidità, ultimi cento metri circa 40° poi 35-30-25° i successivi trecentocinquanta, per un'ennesima passeggiata autunnale con Ginevra e ricordo il finale con la difficoltà di salire su ghiaie ed isiga. Così come ricordo, e questo è fondamentale, l'ingresso alto del vallone: su quello non è permesso sbagliare. Si sfiora il Campaniletto con la spalla sinistra e si punta, ancora a sinistra alle pareti Sud della Cornetta e poi sarà quel che sarà. Oggi l'ingresso sarà il tratto più pericoloso ma chi può dire, a ragion di neve, dove sta il pericolo e i suoi agguati? La neve mai svelerà i suoi segreti ultimi, né conosco chi può dire: Io li so. Molti si sono illusi e altrettanti non sono più tornati. La ricerca della felicità a volte, e lo sappiamo tutti, ha prezzi altissimi che ognuno paga da sé. Questa è la posta del gioco, anche se ci inganniamo pensando che a noi non può capitare, che conquistare l'inutile possa servire, o che, attraverso una ricerca squisitamente personale, si possa arrivare dove nessun uomo di buona volontà sia mai arrivato. Anche se qualche esercizio di avvicinamento alla morte l'abbiamo tentato e continuiamo a farlo. Stamane per esempio,pensandola, il rito della doccia si è consumato con una lentezza pari a quella di un torero che si prepara per la corrida, che è spettacolo di morte, e poi, strada facendo, sfoderando battute, ridendoci su. Tra tutte, la più famosa, quella di Cavallo Pazzo nel giorno di Custer, che ai suoi diceva: Oggi è un bel giorno per morire, sino a sentire, scherzandoci, che può anche starci e che mentre ti avvicini alla possibilità sei tranquillo, sereno. Ora so che la morte è l'Altro della vita, che te la fa amare di più, so che più l'avvicini, e in questo non vi è niente di diverso tra noi primitivi e i “Sapiens” , più il sentimento si amplifica. Poi viene il momento. Mi sto per buttare e viene fuori la parte di me più umana, più fragile: penso a mia figlia, ormai ventenne, e che potrà farcela anche senza di me, e dico ai ragazzi di mettersi la giacca a vento che poi gli spiegherò il perchè. Incredibilmente tranquillo, blocco gli attacchi e mi butto dentro dopo che i giochi sono stati aperti ,prima e al solito, da Azio Celere e poi in scia da Claudio Catone. Le prime curve le reggo bene(è vietato derapare,pena probabile tirarsi addosso il pendio),poi mi porto sotto le pareti della Cornetta e poco più sotto, dopo aver dato il via a Quinto Tremulo, giù a divorare i successivi duecento metri per raggiungere le avanguardie al riparo,si fa per dire,di un bastione ora al centro della valle. Una lunga crepa,forse un vecchio distacco che avevo lasciato sulla destra e non lontano poco prima ancora mi preoccupa e aspettare che tutti scendano sin li,anche.Attorno e sui fianchi le pareti incombono,rocciose e verticali che già mi avevano impressionato nel giro esplorativo,non pensavo di ritrovarle così cariche e cosi affascinanti.Il luogo è grandioso,appeso al cielo e di rara bellezza ed anche qui ritrovo quella Moltitudine Amica che il poeta descrive.Attico Regolo è l'ultimo a scendere,tarda ma neanche poi tanto e per tutti sarà che, da lì, poi,ora meno ripido,come aquiloni sferzati dal vento,si volerà.Solo le slavine,una moltitudine,colonizzano la valle e noi su trenta di polvere ora in aumento,a vele tese,spumeggiamo.Ancora eccitati, ce le spapocchiamo, sgangherando di qui e di là con l'adrenalina e la gioia del caso. E adesso,volendo,ci starebbe anche un beati noi.Ora verso destra e così giù sino ai menir che anche oggi paiono quel borgo che tanto ci aveva infiammati.Villaggio e stazione di transito, qui gli elementi trovando barriera e riposo, lo hanno formato non dopo essere selvaggiamente rotolati sino lì dalle torri e dai pinnacoli che orlano la parte destra della valle, separando il vallone dalla forra e dai suoi salti finali.Non ci sono cartelli ma qui l'agglomerato sa d'abbondonare lasciandolo sulla destra e, stando un po' alti, entrare,facendosi largo e rispettare,tra gli ontani nel Bosco di Valsecca che poco poco,dopo dopo,si presta, senza nulla chiedere in cambio,ad uno slalon che voi umani neanche potete immaginare.Ancora giù, tenendo la forra sulla destra e ad un centinaio di metri di distanza sino ad incrociare, forse un guado e un sentiero(segnavia 103) ,oggi evidentissimo,attorno ai 1200 metri circa.Non conviene perderlo e in leggera discesa ci porterà,tra faggi e ontani che fungono da paletti,sino all'Abitacolo, che è Baita e di quota fa 1065 m..Poi la strada ,carica di neve come mai ce la saremmo aspettati,poi il cementato messo lì per l'ultimo godimento e dulcis in fundo e via atterrando,ultimissime serpentine, ancora gratis, sino al piazzale delle Olimpiadi.Facile dire che qui non ci sono medaglie,ma con il freddo c'è tanta soddisfazione.Fatto?Fatto!Dice lui,arrivato bonta sua in vetta al Campelli dietro di noi,Andando giu di qui si torna al piazzale degli impianti?No di certo,dico io,Dopo ci sono ancora un quattro o cinque Km da fare a piedi.Non è uno sgambetto.In un mondo autistico,parlare,chiedere,dialogare è rivoluzionario e crea disponibilità,ascolto e condivisione ed è sempre una buona regola.Addio e arrivederci forse un ossimoro.
Itinerario effettuato il 15-01-14
Tempo impiegato: ore 7,30 (compresa la discesa)
Foto 1:Canale dei Camosci
Foto 2:Cresta Est Zuccone Campelli
Foto 3: Canalone della Cornetta
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