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   Rifugio Capanna 2000, 24/11/2013
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Onicer  Pierpaolo      
Gita  Rifugio Capanna 2000
Regione  Lombardia
Partenza  Zambla loc. Plassa (BG)  (1210 m)
Quota arrivo  1960 m
Dislivello  750 m
Difficoltà  MS
Esposizione in salita  Sud
Esposizione in discesa  Sud
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Variabile
Altra neve  Crostosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Accettabili
Valutazione itinerario  Buono
Commento Torniamo alla Capanna 2000 allo scopo di fare una veloce uscita pomeridiana e di battezzare la stagione scialpinistica. Abbiamo in realtà qualche dubbio sulla fattibilità della cosa, perché ha si nevicato anche a quote piuttosto basse, ma sappiamo bene che qui, sulla strada che conduce al rifugio, il manto bianco fa ben presto ad assottigliarsi sotto il sole. Non riuscendo a reperire informazioni precise sulle condizioni in zona, portiamo con noi preventivamente anche gli scarponi da trekking, nel caso non ci sia la possibilità di salire e scendere con gli sci. Parcheggiata l’auto alla Plassa, ci fiondiamo verso il primo tornante per tastare il “terreno”, che in effetti non sembra molto invitante ad affrontarlo con gli sci. Di neve ce n’è proprio giusto un filo ed è pure agonizzante. Che facciamo allora? Qualcuno scende assi ai piedi e nel raggiungerci ne approfittiamo per chiedere consiglio. Ciò che ci viene detto non è propriamente rassicurante, ma sappiamo che almeno dai 1600 metri in su le condizioni saranno buone e questo ci spinge comunque ad avviarci con gli sci. Saliamo così evitando nella parte iniziale l’asfalto che in certi punti affiora, ma guadagnando quota le cose gradualmente migliorano. Lo scenario così tinto di bianco dopo tanto tempo fa sempre un certo effetto e ce lo gustiamo perciò tutto. Acceleriamo il passo nella seconda parte dell’itinerario, e mi trovo al contempo a combattere la mia guerra personale con lo zoccolo di neve che si forma sotto le mie pelli rendendomi più difficoltosa l’ascesa, fino ad arrivare alla Capanna 2000. Il tempo di cambiarci e di tuffarsi su un bel pezzo di torta e siamo pronti per la discesa. Anziché seguire il tracciato classico di salita costellato di gobbe, ci lanciamo, si fa per dire, sui pendii che puntano direttamente in basso. L’orario è tardo, il sole è prossimo al tramonto, il cielo è sereno. Questo significa croste da rigelo superficiali, che pur essendo sottili perché in fase di formazione, ci mettono un po’ a dura prova nell’andare giù, dovendo stare attenti a non inciampare sulle lastre, anche su quelle più spesse create dal vento che a tratti si parano davanti. In qualche modo, non propriamente a razzo, arriviamo a riprendere la strada, ma è tutto triturato dai molteplici passaggi di escursionisti e scialpinisti, cosa che ci costringe a stare attenti e a sciare con altrettanta lentezza, al punto che pure un ragazzo che scende correndo con il suo cane ci supera… (gulp!). Consapevoli che non è di certo la sciata della vita, ripassiamo la fatidica quota dei 1600 metri, pronti ora a fare lo slalom tra l’asfalto che spunta sempre più impietoso tra la neve ormai a chiazze. Miracolosamente riusciamo ad arrivare sci ai piedi fino al penultimo tornante e pure senza grattare praticamente, grazie a una meticolosa e attenta opera di aggiramento, poi dobbiamo forzatamente abdicare perché di neve anche solo vagamente sciabile non ce n’è più. Alla fine siamo comunque contenti nonostante le difficoltà incontrate e una discesa lontana dall’essere perfetta, la prima sugli assi ci ha a ogni modo galvanizzato!

Foto 1: in salita
Foto 2: ce la prendiamo comoda
Foto 3: sul Piancansaccio, in dirittura di arrivo
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