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   Chuebodenhorn dalla Val Bedretto, 14/01/2013
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Onicer  mario-bi      
Gita  Chuebodenhorn dalla Val Bedretto
Regione  Svizzera
Partenza  All'Acqua Val Bedretto  (1614 m)
Quota arrivo  3070 m
Dislivello  1456 m
Difficoltà  BS
Esposizione in salita  Sud
Esposizione in discesa  Sud
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Farinosa
Altra neve  Farinosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento
Repentini, elastici, plastici e flessibili come giunchi, invertiamo di 360° la rotta e ripercorriamo senza sofferenza alcuna, il tunnel del Gottardo ( 17 km.). Di qui, Sud, vi era la primavera e il sole, di là, Nord, l'inverno, il nevischio e il grigiore. Senza dubbi abbandoniamo perciò i progetti a Realp e dal cilindro tiriamo fuori la colomba del Chuebodenhorn, all'Acqua. Il gruppo, stavolta 6, non teme le moltitudini accorse qui senza appuntamento e non certo per dividere pani e pesci,ma per prendersi, come noi, “ciò che è possibile oggi”. Più tardi, come vedremo, sapremo persino maneggiare la felicità, ma ora stiamo partendo ognuno chiuso nei propri pensieri, tutti, chi più chi meno, barricati contro il freddo. Ginevra prende l'avvio come se la gita fosse a cronometro e dalle parti del Pianezza, credo che al suo corpo manchi l'aria e al suo spirito coscienza di “ciò che è possibile oggi”. Mi attardo con lei, ora silenziosa, e poco poco, piano piano, riesco a tirarla su. Non sono solo, con me lavora un sole caldo e un insolito cielo blu che può ed ottiene il miracolo di ridarle forza e determinazione. Tutto, come sempre, nel salire è conquista. Si va dove non si sa, creando ciò che si vorrebbe, con fatica e, metro dopo metro, si ottiene, a volte, ciò che poco prima sembrava impossibile. L'ambiente e la sua natura, unita a guglie e pilastri, pieghe e ventagli, oggi patagonici, ancora ci sorprendono e di certo ci aiutano a lasciare il peggio e le ombre dietro di noi. Forse basterebbe prendere coscienza che la principale causa di sofferenza, per noi, è costituita da desideri disordinati e timori esagerati. Forse aiuterebbe il concentrarsi sul bene che è possibile conseguire e che si può, da protagonisti, ottenere e non soccombere al male che si può evitare prendendo atto che l'uno e l'altro sono parte della vita, di questa vita. Dare il massimo, che in fondo è quello che si può fare e il resto accettarlo per quel che è, coscienti che di più non si può, ed estorcere così al groviglio che siamo, quella felicità che tutti aneliamo. Al Gerenpass (m.2691) la giornata si capovolge, il sole, il laghetto che non c'è, i castelli là in fondo, reali come in un libro di fiabe, risvegliano energie sopite e, da lì la vetta, pur irraggiungibile, la prendiamo in un volo (ultimi 180 m. tra massi e su facile cammino). Così la discesa, anche stavolta in polvere di neve e borotalco. Gli sci girano da soli e pare la prima volta. Il sorriso di Ginevra che galleggia tra gli spruzzi, come in vetta per la conquista, ora sprizza felicità. Il giorno non vuol cadere, la luce oppone ancora tutta la sua resistenza, domani si vedrà.
Foto 1:Pieghe e ventagli
Foto 2:Il passo e la vetta
Foto 3: Il lago incantato
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