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   Monte Sasna, 24/01/2016
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Monte Sasna
Regione  Lombardia
Partenza  Lizzola (BG)  (1290 m)
Quota arrivo  2229 m
Dislivello  1100 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Rifugio Campel
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo + ramponi indispensabili
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Accettabili
Valutazione itinerario  Buono
Commento Oggi facciamo dieci passi contati uscendo fuori dalla macchina prima di ramponarci. Se non è un record personale, poco ci manca. Questo la dice lunga su quali siano le condizioni a Lizzola già alla partenza su qualsiasi percorso che punti verso l’alto.
Siamo diretti al Monte Sasna e, al parcheggio posto di fronte alla micro pista dedicata ai più piccoli, lo scenario che ci si para davanti è quello della glassa gelida che copre interamente i prati. Non c’è perciò scelta, se si vuole rimanere in piedi e incolumi.
Prendiamo il sentiero che conduce al Passo della Manina stando perlopiù sui bordi, visto che in molti punti è trasformato in un fiumiciattolo di ghiaccio. Saliamo nel bosco cercando dunque i passaggi meno ostici, fino a quando sbucando in spazi più aperti, all’imbocco della Valle dell’Asta, le condizioni migliorano, con il ghiaccio che lascia spazio a una uniforme sebbene esigua coltre nevosa, ad ogni modo molto dura. Guardandomi attorno rifletto sul fatto che forse l’azzardo di tentare la salita alla vetta dello Sponda Vaga con gli sci balenata alla vigilia avrebbe in parte pagato, a patto di scendere però dalle piste battute. Tutto sommato, non è che la rinuncia suoni però di grande occasione fallita, perché le condizioni per lo scialpinismo anche qui sono tutt’altro che ideali, in attesa di nevicate serie che al momento non si vedono nemmeno con il binocolo.
Continuiamo la salita, piuttosto ripida, e come prevedibile la consistenza della neve passa via via dall’essere dura a più morbida, sempre in un contesto di spessore ridotto.
Giunti nei pressi della cappella posta sul Passo della Manina, prendiamo la lunga cresta di collegamento alla vetta del Monte Sasna che nel primo tratto è abbordabile. Più avanti qualche breve passaggio richiede invece un minimo di attenzione. Complice il sole, l’assenza di vento e il marcato aumento termico degli ultimi giorni si fa sentire un certo caldo, nulla a che vedere insomma con il freddo patito solo una settimana prima.
Saliamo fino a toccare la prima croce di vetta, quella dritta, e dopo qualche passo raggiungiamo anche la seconda croce, quella storta.
Sostiamo poco in cima, perché il sole picchia abbastanza rendendo più morbida la superficie del manto nevoso, al punto da provocare sistematicamente la formazione di uno zoccolo di neve sotto i nostri ramponi, nonostante siano provvisti di antizoccolo. Durante la discesa si sprecheranno perciò i colpi di bastone sotto i piedi per staccarli, specie in prossimità dei punti un po’ più esposti.
Tornati al Passo della Manina, anziché ripercorrere il percorso di salita, prendiamo un tratto di sentiero delle Orobie che a mezza costa transita sotto il Monte Pizzul e ci deposita nella parte intermedia della Valle dell’Asta, punto di accesso alla più selvaggia parte alta. Qui la neve è a tratti cedevole, ma mai da giustificare l’uso delle ciaspole (che comunque non abbiamo con noi oggi), visto che a momenti il percorso è anche abbastanza stretto e leggermente esposto.
Continuiamo ancora a mezza costa, stavolta sotto le pendici dello Sponda Vaga, arrivando nei pressi delle piste. Non le raggiungiamo subito, preferendo proseguire per una discendente cresta già tracciata che digrada e termina poco distante dal Rifugio Campel.
Non ci rimane ora che il rientro a Lizzola. Per farlo seguiamo le piste chiuse della parte bassa del comprensorio, che al momento sono in condizioni disastrose, ricoperte per intero dal ghiaccio. Nonostante i ramponi, dobbiamo scendere perciò con una certa cautela, specie nei tratti di maggiore pendenza. Più tardi verremo a sapere che qui la sera prima è dovuto intervenire il soccorso alpino per permettere a venti escursionisti di tornare in paese visto che non erano provvisti di ramponi, giusto per rendere l’idea di quali siano le condizioni attuali in questi tratti.
Con attenzione chiudiamo così questa bella escursione, fatta di condizioni buone in alto e pessime sotto.

Foto 1: sulla cresta del Sasna
Foto 2: inseguiti dall'unico scialpinista incontrato
Foto 3: vista del Sasna dal sentiero a mezza costa sotto lo Sponda Vaga
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