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   Monte Motta, 03/01/2016
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Monte Motta
Regione  Piemonte
Partenza  Borgata di Sestriere (TO)  (1855 m)
Quota arrivo  2823 m
Dislivello  1050 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Aquila Nera e Tana del Lupo (chiusi)
Attrezzatura consigliata  N.d.e. + ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Pessime
Valutazione itinerario  Discreto
Commento Oggi siamo in terra piemontese in quel di Sestriere e, accantonata l’idea di sciare per la pochezza di piste aperte, decidiamo di compiere un’escursione che non sia particolarmente impegnativa, dal momento che avendo nevicato il giorno precedente ed essendo una delle prime imbiancate di stagione, è sempre meglio andarci cauti dal nostro punto di vista.
Individuiamo nel Monte Motta a oltre 2800 metri di quota la nostra meta odierna, sicuri del fatto che trovandosi nella zona degli impianti (che infatti arrivano fin quasi in vetta) non ci saranno particolari problemi per raggiungerla.
E invece le cose non saranno proprio così semplici. Il prolungato periodo tiepido con assenza di precipitazioni ha infatti portato alla formazione di diffuse lastre di ghiaccio lungo questo itinerario che per buona parte si snoda su piste oggi chiuse. La recentissima e non abbondante nevicata le ha perciò occultate, rendendole dunque invisibili. Fin dalla partenza abbiamo perciò diversi problemi di equilibrio, particolarmente nella risalita di una pista nera, cosa che ci costringe a stare attenti ad ogni passo.
Continuiamo la nostra attenta ascesa fino al Rifugio Aquila Nera e da qui in avanti prendiamo una stradina meno infida che salendo dolcemente ci deposita al Rifugio Tana della Volpe.
Dopo una breve sosta proseguiamo ancora sulla stradina che ora diventa più faticosa da percorrere, perché si alternano tratti dove si sprofonda su neve accumulata dal vento ad altri dove il manto è meno spesso ma riserva la solita insidia del ghiaccio sottostante.
Un po’ a fatica avanziamo, portandoci sotto l’ultimo ripido strappo che conduce in vetta. Facciamo pochi passi in salita prima però di fermarci, perché l’azione del vento ha creato sul pendio una condizione molto irregolare e pericolosa, dal momento che ci sono diffuse e scivolose lastre di neve dura dove stare in piedi è complicato. Purtroppo non abbiamo con noi i ramponi, perché non avevamo erroneamente messo in conto di fare un’escursione dove potessero servire.
A questo punto cerchiamo una soluzione alternativa per andare e su. La individuiamo in una recinzione metallica dimessa che sale lungo il ripido pendio. Tenendoci a un cavo e facendo dunque diventare la via come fosse attrezzata, riusciamo a guadagnare parecchi metri in salita, passando peraltro da alcuni tratti di misto roccia e neve.
Arrivati al termine della recinzione ci portiamo con molta fatica nei pressi dell’arrivo dello skilift posto a un passo dalla vetta, sfondando a tratti nella neve accumulata dal vento fino alla vita.
Siamo ormai sotto la cima, già abbastanza increduli per le difficoltà incontrate considerando che pensavamo fosse invece un percorso di difficoltà quasi turistica. L’ultimissimo strappo è non meno infido, perché le pendenze rimangono sostenute e il restante “sentiero” è un concerto di erba gelata, sottili lastre dure di neve ventata e ghiaccio. Nonostante fossimo a un passo dal gettare la spugna, decidiamo invece di procedere e con cautela avanziamo, riuscendo finalmente a toccare la piccola croce di vetta, in un clima non tanto di euforia, quanto di tensione.
Sostiamo pochi secondi in cima, perché sappiamo che la discesa sarà abbastanza lunga considerando l’attenzione che dovremo prestare. Piano piano e passo dopo passo scendiamo inizialmente per la stessa via dell’andata. Sotto il Rifugio Tana della Volpe decidiamo invece di percorrere una via più diretta lungo le piste, sempre nel solito concerto di ghiaccio occultato nella neve che in un frangente mi procura anche un bel capitombolo.
Ad ogni modo facciamo ritorno all’auto, piuttosto provati per il surplus di concentrazione che dall’inizio alla fine l’itinerario ha richiesto. Alla fine siamo anche contenti e soddisfatti per l’intensa giornata vissuta in ambiente montano, consci però del fatto che con queste condizioni non andrebbe mai sottovalutato come abbiamo fatto noi oggi.

Foto 1: Sestriere
Foto 2: la bella Punta Rognosa
Foto 3: vetta
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