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   Monte Frerone, 15/11/2015
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Monte Frerone
Regione  Lombardia
Partenza  Malga Cadino (BS)  (1812 m)
Quota arrivo  2673 m
Dislivello  950 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Rifugio Tita Secchi
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo + ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Buono
Commento E’ passato qualche anno da quando, felici e contenti, toccavamo la cima del Cornone di Blumone. Oggi torniamo a calcare quei territori puntando a una vetta secondaria, ma comunque affascinante: il Monte Frerone.
Per cercare di effettuare un giro più inedito possibile stavolta partiamo dalla Malga Cadino, anziché dalla zona del Bazena. Lasciata l’auto a fianco della strada nei pressi di alcune cascine, ci incamminiamo sulla strada sterrata che conduce in zona Corna Bianca, percorribile con auto a trazione integrale per chi volesse risparmiarsi una quarantina di minuti di cammino. Le pendenze in questo tratto sono dolci e questo aiuta a fare gamba in modo graduale.
Oltrepassata la Corna Bianca la strada lascia posto al sentiero vero e proprio, che continua sempre in ambiente largo e aperto. Arrivati sotto le Creste di Laione, anziché proseguire su sentiero che si dirige in modo più diretto il Frerone, decidiamo di puntarle prendendo un sentiero comunque segnalato che si alza di quota più rapidamente con qualche zig zag, per poi proseguire a mezza costa verso il Passo della Vacca. A fronte di un leggero allungamento dell’itinerario, scegliamo tale deviazione per apprezzare meglio la visuale sul fantastico Cornone di Blumone.
Sterziamo ora decisamente a sinistra e, perdendo leggermente quota, andiamo in direzione del Passo di Valfredda. Ci mettiamo però poco ad abbandonare questo comodo e battuto sentiero, perché incontriamo subito una deviazione verso destra che con qualche ripido strappo ci conduce al Passo Frerone. In questo punto il vento, che finora ci aveva infastidito solo lievemente, inizia a sferzare con più decisione. Affrontiamo da qui la cresta che porta in vetta, a tratti abbastanza esposta soprattutto sulla più severa faccia nord della montagna. A rendere le cose un pochino più complicate è sempre lui, il vento, che in alcuni punti, dopo brevi momenti di calma apparente, soffia improvviso sbilanciandoci. Provvidenziali sono i bastoncini telescopici, che nei momenti di maggiore difficoltà ci aiutano non poco a mantenere l’equilibrio. Con qualche difficoltà copriamo per intero la cresta, che in alcuni frangenti ricorda quella settentrionale del Grignone per fattezze e scenario, arrivando sulla sufficientemente larga cima.
Sostiamo giusto il tempo di un paio di foto e, spinti in tutti i sensi dal vento, prendiamo la strada di discesa che si svolge lungo la via normale lungo un pendio/canalone moderatamente ripido. Notiamo subito la presenza di neve all’interno di esso e scendiamo velocemente per andare a tastarne la consistenza. Dopo tre passi contati su di essa decidiamo per un frettoloso dietro front sulla roccia al fine di calzare i ramponi, visto che è in condizioni marmoree, gelata dai ripetuti cicli di limitata fusione diurna e successivo massivo rigelo di queste settimane di bel tempo autunnali. A passo lento e accorto scendiamo così lungo il pendio, badando a fare entrare bene nella neve le punte dei ramponi.
Giunti dove le pendenze si addolciscono torniamo al normale assetto, prendendo un sentiero che a mezza costa si dirige al Passo di Valfredda, cambiando d’improvviso ambientazione nel giro di pochi passi. Un paio di passaggi lungo questo tratto sono anche esposti e provvisti di catene per superarli con maggiore sicurezza, nonché di qualche staffa nella roccia dove poggiare i piedi, ma le difficoltà rimangono contenute.
Continuiamo la nostra marcia fino a quando arriviamo nei pressi del Passo dell’Asina, che segna il punto di rientro in Val Cadino. In teoria dovremmo attraversarla tutta per andare a riprendere il sentiero in zona Corna Bianca. In realtà, visto che appare abbastanza placida e percorribile nonostante non si vedano sentieri all’interno di essa, decidiamo di seguirne il corso e pur con qualche errore che ci porta davanti a dirupi insuperabili, troviamo il modo di scendere senza troppi problemi, arrivando alla macchina in perfetto timing, volgendo un ultimo sguardo al Re della zona, il Cornone di Blumone, ancora più bello con la luce del pomeriggio.

Foto 1: appena lasciatici alle spalle il Passo della Vacca
Foto 2: in cresta
Foto 3: passaggi attrezzati
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