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   Cima della Rosetta, 18/10/2015
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Cima della Rosetta
Regione  Lombardia
Partenza  Rasura loc. Ciani (SO)  (1330 m)
Quota arrivo  2142 m
Dislivello  850 m
Difficoltà  E
Rifugio di appoggio  Bar Bianco
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo + ghette
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Accettabili
Valutazione itinerario  Buono
Commento Il Piz Lunghin no. Il Monte Brusada no. Presa la strada che porta verso il bivio tra la Valtellina e la Valchiavenna, constatiamo amaramente che le mappe meteo sentenziavano correttamente quello che sarebbe stato il leit motiv della giornata, con il grigiume a farla da padrone. E così i nostri progetti naufragano, rimandati a data da destinarsi. Urge però un’alternativa volante, meglio se per noi inedita. Mi salta subito in mente la cima della Rosetta, progettata per un’uscita scialpinistica ma oggi ideale come salvagente. Con pochi dubbi imbocchiamo dunque la via della Valgerola, direzione Rasura e poi Bar Bianco, seguendo in modalità live le indicazioni della salita in cima. Appurato il modesto dislivello dell’ascesa, decidiamo di fermarci con l’auto su uno spiazzo dove l’asfalto lascia spazio allo sterrato in località Ciani, a quota 1300 metri circa. Attaccate le ciaspole allo zaino ci avviamo, su bel sentiero nel bosco, verso il Bar Bianco che raggiungiamo in venti minuti. Non conoscendo la zona, chiediamo ad alcuni escursionisti se esiste la possibilità di fare un giro ad anello, anziché andare dritto per dritto verso la cima, comunque invisibile nascosta dietro le nubi. Ci viene confermato che, puntando verso il Lago di Culmine, esiste tale possibilità. Saliamo in direzione di una casera e, prendendo fin troppo alla lettera il consiglio di sterzare a sinistra, imbocchiamo una stradina che porta ad allontanarci dalla nostra meta. Tornati sui nostri passi comprendiamo l’errore, seguendo perciò la retta via. Avanzando di qualche centinaio di metri siamo però assaliti da altri dubbi, perché giunti in prossimità di una palina indicatrice e dopo avere tralasciato alcuni bolli sulla destra nei pressi di una cascina, la mancanza di indicazioni per il Lago di Culino ci fa sembrare di essere nuovamente fuori traccia. Facciamo anche ricorso alla tecnologia per sbrogliare la situazione, ma non ne veniamo a capo. Decidiamo perciò di seguire l’indicazione che porta alla Rosetta, con la speranza che non ci colleghi con la via più diretta. Il sentiero ci porta invece a traversare verso sinistra e passo dopo passo cresce in noi la speranza di essere sulla strada che porta al lago, confermata poi successivamente da un’altra palina. In questo tratto la nostra attenzione è catturata da tre irriducibili scialpinisti intenti a scendere dalla cima, nonostante la neve già a quota 1700/1800 metri sia ai minimi termini. Raggiunto lo specchio d’acqua lo scenario, nei brevi momenti di apertura, è assolutamente meritevole. Saliamo a questo punto sopra il lago fino a quando il percorso non fa una decisa sterzata a destra, palesata da alcune tracce nella neve, sempre più abbondante, di chi ci ha preceduto. Proseguiamo ora alla volta della vetta sempre più vicina, camminando a mezza costa su percorso che oggi è al limite della percorribilità e che durante l’inverno è presumibilmente non fattibile, visto che nel pendio su cui scorre tale sentiero evidenti sono i segni delle valanghe passate. Raggiungiamo la cima in un ambiente suggestivo, selvaggio e dai connotati invernali. Basta però volgere lo sguardo verso il basso per comprendere in quale periodo ci troviamo. I larici dipinti di rosso contrastano infatti in modo magnifico con il biancore quassù abbondante. Dopo una breve sosta scendiamo tenendoci sulla sinistra, nella vegetazione. Perdendo quota il manto nevoso diminuisce di spessore a vista d’occhio: dal mezzo metro di farina pesante della vetta si passa alle chiazze di quota 1700 metri, affogate in un pantano da rapida fusione. Continuiamo la nostra discesa e tornati al Bar Bianco terminiamo il nostro anello improvvisato che si è rivelato godibile, considerate soprattutto le premesse. Non ci resta che ripercorrere il bel bosco per fare ritorno all’auto e chiedere così in modo soddisfacente questa bella escursione dalla doppia veste autunnale e invernale.

Foto 1: sopra il Lago di Culino
Foto 2: in vetta
Foto 3: scendendo tra i larici
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