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Monte Madonnino, 11/10/2015 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Monte Madonnino |
Regione | Lombardia |
Partenza | Ripa di Gromo (935 m) |
Quota arrivo | 2502 m |
Dislivello | 1600 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Rifugio Baita Cardeto |
Attrezzatura consigliata | Normale da escursionismo |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | E Madonnino fu. Respinti dai due precedenti tentativi in veste invernale, prima da neve fresca troppo soffice in cresta, poi dal pericolo valanghe sulla sua pala, decidiamo di dare l’assalto alla vetta lontani dal biancore invernale. L’unica variabile in grado di poterci mettere i bastoni tra le ruote è quella del meteo, cosicché per non toppare anche al terzo tentativo ce ne guardiamo bene dal scegliere una giornata dove il cielo potrebbe fare da guastafeste. Non sarà un giornata limpida e senza nuvole quella di oggi in montagna, ma l’importante è che non fulmini/grandini/piova, rigorosamente in ordine di importanza. Decidiamo di fare le cose in grande, nel nostro piccolo: partiamo da Ripa di Gromo con l’intento di compiere integralmente la Costa D’Agnone, scendendo poi dai Laghi del Cardeto. Avviatici così sul sentiero che porta al Passo Portula, lo abbandoniamo poco dopo prendendo una non precisata traccia bel bosco. In breve tempo siamo costretti a vagare nel bosco seguendo fedelmente le indicazioni della traccia GPS sull’orologio, chiedendoci come abbia fatto a orientarsi chi ci ha preceduto registrando la traccia. Il bosco si fa sempre più ripido e faticoso durante la salita, fino a quando non sbuchiamo, dopo tanto camminare nella vegetazione, su spazi aperti. La pendenze però non mollano e ci tocca sudare le proverbiali sette camicie per vincere il pendio erboso ed arrivare nei pressi di un ripetitore. Da qui in avanti il percorso tende ad addolcirsi, restando comunque in ambiente selvaggio e incontaminato. La cresta da percorrere si fa sempre più vicina e a passo spedito la raggiungiamo. Molto bello e panoramico, il percorso solo in brevi passaggi è aereo. Per il resto la progressione è agevole e scorrevole, fino a raggiungere la cima del Monte Segnale, punto di collegamento con la traccia proveniente da Valgoglio. Da qui in poi parte il secondo tratto di cresta, che non muta le sue caratteristiche, essendo esposto solo per brevi tratti. La non-visuale della cima nascosta nelle nubi decisamente grigie ci scoraggia e mette anche il dubbio che il piovasco guastafeste potrebbe farlo, di conseguenza acceleriamo il passo, soprattutto quando a un certo punto iniziano a cadere chicchi di grandine. Per fortuna, o meglio facendo fede alla previsioni, tale fenomenologia resterà un episodio sparuto per il resto della giornata, sebbene le nubi lascino spazio alla visuale solo per lassi di tempo limitati. Dopo l’ultimo strappo spacca fiato arriviamo dunque alla Madonnina di vetta, vista più volte in foto e finalmente dal vivo. Sostiamo quei minuti necessari ad osservare il panorama che gioca a nascondino dietro le nubi, riprendendo poi il cammino scendendo su ghiaione molto ripido in direzione del Passo Portulino, che raggiungiamo con una certa cautela. Da qui, in breve traversata, ci spostiamo al Passo Portula, prendendo il sentiero 233 che scende dapprima alla Baita Cardeto e poi prosegue verso i quattro suggestivi e omonimi laghetti. Continuiamo il cammino inoltrandoci nuovamente nel bosco in veste, tra colori e funghi, del tutto autunnale, facendo ritorno all’auto un po’ provati dai numeri di un’escursione piuttosto impegnativa, ma contenti per avere sfatato il nostro “tabù” Madonnino con un’uscita per tanti versi piacevole.
Foto 1: la lunga cresta ancora da percorrere Foto 2: vetta! Foto 3: ai laghi del Cardeto |
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