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   Torrione di Mezzaluna dalla Val Tronella, 10/02/2012
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Onicer  mario-bi      
Gita  Torrione di Mezzaluna dalla Val Tronella
Regione  Lombardia
Partenza  parcheggio Fenile alta Val Gerola  (1238 m)
Quota arrivo  2250 m
Dislivello  1015 m
Difficoltà  BSA
Esposizione in salita  Nord
Esposizione in discesa  Nord
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Farinosa
Altra neve  Farinosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Girovaghiamo nell'onirico e a tentoni, tra l'inconscio e non si sa chi. Siamo in una città e forse la conosciamo. Ci sentiamo un numero o nessuno e vi è confusione. Vanno tutti di fretta, sono tutti in ritardo. Il via vai è frenetico. Cerchiamo la nostra utilitaria. L'avevamo parcheggiata da un paio di giorni proprio lì ma non ricordiamo dove. L'inquietudine è grande, più vaghiamo, più aumenta. Poi improvvisamente uno squarcio. Sapendo con chi abbiamo a che fare, avevamo scritto il luogo sul telefonino. Eccolo. Ed eccoci qui svegli, occhi spalancati come se fosse mattino. Ma non lo è. Siamo agitati, come fanciulli, ansiosi per la partenza. Avventura, adrenalina, attesa, chi lo sa? Potremmo partire anche subito, le poche ore di sonno già bastano. Sono le cinque. Si va. Sa ppiamo che lì c'è neve. Lì quella che viene rimane e poi i canaloni sono un Nord secco. Si può fare. Nevica da noi quando partiamo ma niente di che, le previsioni, almeno loro, ci confortano, e le prime luci oggi tremule, in velato sottile ci accolgono in bosco piegato ma non domo dalla neve che quì ce n'è di più di quanto sia possibile immaginare. Il bosco è fitto, unico. Frumento e segale, ovatta e cotone, accoglienza e scavo. Silenzio. La valle è una perla nascosta. Non è angusta ma per entrarvi bisogna aprire un armadio e poi guardare con occhi grandi, il resto viene da sè. Riusciamo, non senza apprensioni, a staccare l'ingresso numero uno. Far traccia è ben diverso che seguirla, scegliere meglio di calcare. Tranne l'homo selvadego non vi è anima viva. La traccia ci segue ma mai ne sentiamo il fiato sul collo. Il gruppo al solito tira su incontenibile e dopo uno spuntino finalmente al sole (malghetta con bagno per signore) e a - 20° , pur essendo in anticipo, decidiamo per la salita delle terrazze. Il canalone è quello di destra, quello che un po' orrido si intuisce ma non si vede fin quasi sotto e che obliquando da sinistra verso destra punta dritto al torrione mentre le terrazze che lo fiancheggiano, senza volerlo nè pretenderlo, ancora a destra, permettono di entrarvi agevolmente attorno ai 2050 m. circa saltandone l'ingresso oggi martoriato dai massi. La salita è sicura e la voglia di fare cima, da quì in poi, incontenibile. Andarci è ancora un labirinto di giganti, niente a confronto di ciò che siamo noi che cerchiamo sogni, futuro e conferme persino quassù. Ancora un tratto al pelo delle quinte di vetta ed ecco che, girato l'angolo appare quella che da laggiù pareva una vetta e invece da quì è un monumentale menhir. Pare tonalite e un gran camino all'apparenza californiano lo taglia , versante Nord-Ovest, quasi per metà. Il pulpito è l'ennesimo e verosimile incontro tra Est e Ovest. La volta del cielo, stavolta blu, è universo in tutte le direzioni, sotto i nostri piedi, precipizi, laghi e nuove avventure. Pass N°1 anche per la discesa ed ora tocca proprio a noi. Niente da ridire, continuiamo ad essere in anticipo e ciò nonostante è proprio un bel volare. Il paradiso, ora sotto di noi è quello terrestre e per noi che ci accontentiamo di poco, basta.Beati noi. E per il momento è davvero tutto.
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