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   PIZZO COCA (via normale), 01/08/2013
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Onicer  maurizio1972   
Gita  PIZZO COCA (via normale)
Regione  Lombardia
Partenza  Valbondione  (900 m)
Quota arrivo  3052 m
Dislivello  2150 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Rif Merelli al coca
Attrezzatura consigliata  Da escursionismo + caschetto
Itinerari collegati  Pizzo Coca (3050m), Normale
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Parto alle 8.00 da Valbondione, un pò tardino per avere come obiettivo il Coca. Infatti tragitto per il rifugio a parte, mi farò salita e discesa in splendida e selvaggia solitudine. Alle 9.30 quando arrivo al Rif. Merelli al Coca le prime foschie di calore cingono la cima. La salita fino al rifugio è penosa per il caldo umido che già fa presagire non ottimi panorami e per la ripidezza del tracciato che non molla mai fino al Merelli; inoltre buona parte della salita ha esposizione Sud-Ovest e fatta in questo periodo risulta decisamente calda. Dal rifugio fino alla splendida conca del lago di Coca la temperatura è più accettabile e il sentiero sale più dolcemente facendo rifiatare.. Dal lago la traccia sale a dx per sfasciumi e massi instabili come indicato a vernice (bocchetta dei Camosci). Di qui in poi la traccia diventa meno evidente e scompaiono le presenze umane; arrivati in cima alla zona sfasciumata si affronta un canalino in facile arrampicata o lo si aggira a sx (bolli bianchi) più agevolmente. Di qui riparte il sentiero evidente che dopo un paio di risalti, giunti ad una crestina inizia un traverso in costa in cui si perde… in realtà percorrendolo in discesa è più visibile: si traversa prima leggermente in salita e poi orizzontalmente quando la traccia riprende evidenza. Qualche bollo in più non avrebbe guastato visto che il rischio con nebbie è di vagare verso una zona franosa/erbosa un pò esposta. Dopo il traverso su traccia franosa si giunge all’evidente bocchetta del Polledrino (2670mt) da cui (foschia permettendo) si mostra già con evidenza la Bocchetta dei Camosci ed il nevaio sottostante da attraversare. Qui compaiono stambecchi in quantità e compare anche la foschia a rendere surreale l’attraversamento della conca tra un ometto e l’altro di sassi. Alla bocchetta dei camosci (2719mt) aspetto che 4 persone completino la discesa del primo canalino della cresta sud/est e poi mi farò tutto in solitaria. L’ascesa solitaria è un’ esperienza che rinforza l’attenzione e la percezione dell’ambiente e delle emozioni… la salita è tecnicamente facile, forse superiore al I° grado alpinistico in 2 punti, ma quello che suggestiona è la foschia che mostra e poi nasconde le difficolta e l’esposizione, gli stambecchi che salgono con te suggerendo il miglior percorso (a volte ti suggeriscono anche di non stare sotto la loro verticale perché qualche sasso ti arriva…); ma soprattutto l’apparizione più emozionante è stata un’aquila che fendendo regalmente l’aria mi ricorda chi è l’abitante più proprio di queste creste rocciose. Tornando al report la cresta alpinistica si impenna subito con un canalino con buoni appoggi nella più tecnica sezione inferiore, più sfasciumato e semplice in quella superiore; fuori dalle difficoltà poi si alternano roccette e tratti di sentiero instabile in cui la traccia è generosamente bollata (anche se a volte in rosso, a volte in bianco), gli ometti in pochi casi generano qualche confusione perché indicano varianti leggermente più impegnative. Al bivio facile/difficile seguo il facile e proseguo per un canalone detritico che riprende la cresta poco più avanti. Altra paretina a placche che insieme ad un caminetto( nel quale schivo in tempo dei sassi spostati da uno stambecco) costituiscono le ultime difficoltà della non breve parte alpinistica. Così alle 12.45 dopo 4h45’ sono in cima. Purtroppo il panorama è fortemente limitato dalla nuvolaglia che circonda la cima, ma la soddisfazione è comunque grande. Ridiscendendo con grande attenzione alla Bocchetta dei camosci valuto un po’ rischiosa la discesa verso la Valmorta e il successivo Curò; infatti dopo un primo breve tratto esposto partono dei nevai molto ripidi, pericolosi in discesa senza ramponi; per cui con calma ritorno per la stesso percorso della salita facendo una sosta al Merelli e poi stancamente a Valbondione.
Foto 1 – Foto di vetta
Foto 2 – Redorta-Scais-Porola visti dalla vetta con stambecco in posa centrale
Foto 3 – Canalino iniziale visto dall’alto con sotto bocchetta dei camosci
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