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   Ca' San Marco, 31/03/2013
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Ca' San Marco
Regione  Lombardia
Partenza  Ponte Dell'Acqua (BG)  (1300 m)
Quota arrivo  1880 m
Dislivello  580 m
Difficoltà  E
Rifugio di appoggio  Rifugio San Marco
Attrezzatura consigliata  Ciaspole
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Buono
Commento E’ il sabato pre-pasquale. Siamo immersi da giorni in una condizione climatica dove il sole è cosa rarissima e non nutro grandi speranze che il copione possa essere diverso anche domenica. Do comunque uno sguardo alle previsioni meteo, spinto più che altro dalla curiosità. Per la giornata di Pasqua la parola d’ordine sembra essere l’instabilità pomeridiana con rovesci e temporali, particolarmente dalle medie valli in giù. Va beh, niente da fare, mi dico. Del resto il ricordo dell’esperienza provata qualche settimana prima è ancora vivo, quando dopo avere pianificato l’ascesa alla Cima di Lemma siamo stati respinti dalla tempesta direttamente sul piazzale delle piste di San Simone ancora prima di muovere un passo. Non mi va perciò di bissare. E’ domenica mattina. Trovo un messaggio di Susy che mi incita ad andare in montagna perché il tempo è bellissimo. Me lo aspettavo. L’instabilità meteorologica è così, ti illude al mattino e ti frega al pomeriggio. Ma oggi forse abbiamo una carta da giocarci e vale la pena rischiarla. Le mappe viste il giorno prima mostravano infatti possibilità di venti secchi favonici in alta valle a scongiurare la possibilità di fulmini e saette nelle zone confinali più a nord. Susy mi propone di salire alla Capanna 2000 sotto l’Arera, ma in base proprio alle previsioni io rilancio con una escursione simile: Passo San Marco! Abbandono a prescindere il pensiero di una escursione più complessa per oggi, è troppo tardi per organizzarla e il pericolo valanghe marcato mi metterebbe ulteriormente in crisi nel sceglierla in tempi brevi. C’è però voglia di sole e soprattutto spazi aperti. Siamo così al Ponte Dell’Acqua, nostro punto di partenza per la strada che conduce al Passo e che presenta fin da subito un buon innevamento. Il cielo è velato da nubi sottili e un venticello intermittente accompagna la nostra salita dalle prime battute. Il tempo di sudare per bene quando è dormiente e di gelare quando ruggisce, vista la temperatura non polare ma pur sempre frizzantina. La neve sotto i nostri piedi è a tratti inconsistente e si procede con una certa fatica, siamo già nelle ore centrali della giornata e il lavoro del sole si sente. Abbiamo rinunciato per l’occasione a portare le ciaspole, confidando nella traccia battuta dal gatto delle nevi, ma siamo d’accordo sul fatto che una mano ce l’avrebbero data. Nulla di compromettente comunque. Dopo una sosta per rifocillarci lungo il percorso, arriviamo nei pressi del Rifugio San Marco ma notiamo subito come la traccia non sia più battuta da qui in poi. Un po’ me l’aspettavo, perché la neve è davvero abbondante e i pendii sopra la strada dopo l’ultimo tornante diventano pericolosi in queste condizioni. Eravamo perciò pronti senza patemi all’idea che il Passo non l’avremmo raggiunto oggi. Intanto, volgendo lo sguardo più a sud, le condizioni meteo sono decisamente cambiate, Arera e Menna scompaiono dietro nuvoloni sempre più neri. Le Torcole di Piazzatorre segnano lo spartiacque tra due mondi climaticamente opposti in quel momento, perché qui da noi invece il favonio si fa largo e a tratti il cielo è blu, con un sole splendente. Le mappe meteo non mentivano. A questo punto cosa facciamo? Vediamo che la traccia battuta continua verso la Ca’ San Marco e che sopra di essa qualche isolata traccia di scialpinisti e ciaspolatori punta verso la strada, saltando perciò il tratto più pericoloso per le valanghe. Ci incamminiamo anche noi verso quella direzione e ne seguiamo una. Siamo un po’ scoraggiati perché ci rammarichiamo di non avere le ciaspole, ma un po’ a sorpresa saliamo invece su una neve che sotto i nostri piedi è vagamente portante, si sfonda solo raramente in qualche punto. Il problema più grande però non è quello. L’ora è infatti ormai tarda, il sole picchia. La traccia obbligata da seguire passa per qualche tratto più in alto sotto ripidi avvallamenti colmi di neve, sormontati da bancate rocciose. Chi è passato di lì lo ha fatto probabilmente molto prima di noi, in condizioni più sicure. Non ci fidiamo perciò di quello che vediamo e poco sotto la quota dei 1900 metri giriamo i tacchi e facciamo ritorno alla Ca’ San Marco, fermandoci però prima a godere dello straordinario paesaggio che questo angolo di Orobie sa offrire, deturpato purtroppo però dalla fin troppo presente mano dell’uomo. Il Monte Ponteranica risplende luminosissimo sotto il sole, il Pizzo delle Segade fuma di neve che è un piacere, sferzato dalle raffiche favoniche. Per oggi siamo contenti anche senza avere raggiunto chissà che meta. Ci incamminiamo quindi a ritroso e dopo esserci concessi un cappuccio al Rifugio San Marco ammiriamo nella discesa l’ambiente illuminato da una luce sempre più radente e affascinante, osservando come quella condizione di netta spaccatura meteorologica sembri immobilizzata nel perdurare così a lungo. Luce a nord, buio a sud che assaggeremo più tardi sotto forma di pioggia e grandine lungo la strada di ritorno verso casa, al termine di una giornata comunque riuscita.

Foto 1: Meglio tornare indietro...
Foto 2: Gatto delle nevi sommerso
Foto 3: Tanta neve!
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