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   Da Fiumenero al Rifugio Coca passando per quasi 2 speroni del Redorta, 06/10/2012
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Onicer  marcomoratti   
Gita  Da Fiumenero al Rifugio Coca passando per quasi 2 speroni del Redorta
Regione  Lombardia
Partenza  Fiumenero  (800 m)
Quota arrivo  3038 m
Dislivello  2593 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Brunone - oramai invernale
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo, se si volesse fare solo lo sperone alto e scendere dalla normale necessari i ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Escursione lunga ed avventurosa questa di sabato 6 Ottobre, con la salita al Redorta per una via molto panoramica detta “Sperone Alto” e la discesa per un altro Sperone, quello Basso, anche se non concluso del tutto.

Vediamo di riassumere un po' la cosa per punti, così da metter luce su questa interessante “mezza-maratona”, e per aiutarmi e aiutare mi ricollego ad un bel post sul forum on-ice in cui le due vie sono segnate dal noto Ares88, il cui link riporto di seguito. Anticipo, rifacendomi alla fotografia, che ho percorso la linea rossa in salita, quella gialla in discesa fin dove incrocia la linea verde tratteggiata, e dunque ho poi seguito quest'ultima.

http://www.on-ice.it/onice/viewtopic.php?t=3468&postdays=0&postorder=asc&start=0
1) Fiumenero (800 m) – Rifugio Antonio Baroni al Brunone (2297 m)

La descrizione è superflua ovviamente, il sentiero è il classico 227. Mi sento solo di riportarla per le belle emozioni che ho potuto vivere. Partendo alle 6:00 da Fiumenero, con tutt'intorno ancora buio e un freddo assai pungente, ho proseguito per il primo pezzo nel bosco con la frontale. Dal Campiol, dove c'è la baita del pastore e il masso con la scritta “attenzione cavalli”, ho potuto fare a meno della pila. La luna rischiarava a giorno tutto, e il cielo stellato era uno spettacolo imperdibile e meraviglioso. Solo poco oltre la piana del Campo, quasi in vista del piano dell'Aser il sole iniziava ad illuminare la zona del Passo di Valsecca, con i Diavoli che da neri e cupi com'erano sono diventati dapprima rosa e poi rossi infuocati. Incantevoli.

Salendo poi il giorno avanzava veloce e giungo al Brunone che son le 8:15 quando oramai in giro era tutto chiaro. Al rifugio solo il rifugista ad accogliermi cordialmente con una sola parola che però riscalda il cuore: “Benvenuto!”. Mi fermo un po', faccio due chiacchiere bevendo un tè caldo mentre lui prepara una torta di mele e inizia a organizzarsi per il pranzo. Gli comunico poi la mia meta finale, il rifugio Coca, mi chiede così di portare i suoi saluti ai rifugisti di là, sarà fatto, e poi alle 8:45 riparto. Senza aver prima indossato un altro strato sotto la maglietta termica e i guanti di pile, perché l'aria fredda morde tanto che nell'ultimo tratto prima del rifugio sull'erba era comparsa la brina.

2) Rifugio Antonio Baroni al Brunone (2297 m) – Redorta (3038 m): VIA DELLO SPERONE ALTO
Questa via viene definita nella Guida Corti come quella alpinisticamente più interessante dalla Valle di Fiumenero, direi che ci ha azzeccato. Non oppone difficoltà tecniche di grado superiore al II, quindi può essere definita facile sotto questo punto di vista. Ma la bella linea di cresta, l'esposizione a tratti considerevole, e alcuni passaggi che con mio personale metro di giudizio definirei delicati, ne fanno sicuramente un itinerario non banale.
Dal rifugio seguo il sentiero delle Orobie, segnavia 302 verso il rifugio Coca, si passa la prima conca di sassi e macereti risalendo un tratto un po' ripido dove è presente una catena. Si prosegue poi su percorso più agevole fino ad una svolta verso sinistra dove il sentiero riprende quota. Questo tratto è caratterizzato da massi di colore chiarissimo, ed è quello che conduce verso la depressione detta Sella dei Secreti, laddove c'era una vedretta e oggi persiste una lingua di neve e ghiaccio. Da questo punto sulla nostra sinistra inizia il costolone del Redorta noto appunto come Sperone Alto.
Mi stacco dunque dal sentiero e proseguo fino alle prime roccette. Messi via i bastoncini inizio al salita. I primi tratti sono agevoli, roccia sana e difficoltà minime, poco oltre il I grado. La salita va fatta con sempre un occhio rivolto in su, per capire man mano quale sia la via migliore per raggiungere la cresta. Salgo inizialmente con graduale diagonale a destra, per poi salire dritto per dritto puntando alla biforcazione di due canali sotto una prominente cuspide. Prendo a sinistra pensando che poi la cuspide si possa affrontare e proseguire da lì in cresta, ma allo sbocco del canale la via è impraticabile cadendo quasi a dirupo sul versante della vedretta di Redorta, mentre le rocce dello spuntone sono verticale se non strapiombanti e troppo insicure. Torno sui miei passi, e riprendo il canalino di destra che permette di sbucare dalla parte opposta del torrione. Da qui si prosegue lungo il filo di cresta che si presenta aereo ma tutto sommato agevole, un po' di attenzione in alcuni passaggi ci vuole tutta, ma si va tranquillamente.
Cammina cammina la cresta si interrompe con un piccolo intaglio, da scendere con attenzione per riprende poi il viaggio stando inizialmente sul versante Secreti, e poi risalendo per roccia buona fino alla cresta. In breve si è così presso i due veri Gendarmi, le elevazioni che caratterizzano questa via. La prima, più bassa, si affronta con un po' di attenzione salendo dal versante Secreti, ma non è nulla di tremendo, mentre la seconda più alta e marcata si raggiunge ben più facilmente.
Il panorama è fantastico, pur non essendo ancora sulla vetta del Redorta si possono ammirare scorci ed orizzonti che sono davvero splendidi. In vetta è presente una vecchia croce metallica, che ora è spezzata e la parte superiore (quella coi bracci) giace supina sulle rocce. Mi fermo ad ammirare felice il panorama, riprendendo fiato e forze, nel mentre mi analizzo due cose: la parte finale di salita, e la cresta detta Sperone Basso.
Riparto poi scendendo dal gendarme, sempre con attenzione ma la roccia è molto gradinata e offre numerosi appoggi ed appigli, fino ad arrivare al punto forse più delicato della traversata. A dirsi parrebbe forse assurdo, ma per me è stato così. Come dice anche la guida Corti, da cui per sicurezza ho tratto le informazioni per avere un'idea, la cresta qui si interrompe essendo in vista dello sbocco dell'ampio canalone Ovest. Per superare questo tratto bisogna scendere per qualche metro un canalino dal fono marcissimo e totalmente instabile. Studio per bene i primi passi, cercando di capire come mettere i piedi sulle rocce stabili che costituiscono i fianchi del canale. Finito il canalino si traversa a destra sempre su marciumi non indifferenti ma “fortunatamente” ci sono buoni (ma è doveroso sempre tastare l'appiglio almeno un paio di volte) spuntoni di roccia cui appoggiarsi. La traversata sarà di non più di una ventina di metri, poi si riprende agevolmente la linea di cresta proveniente da Sud (sperone Basso) e che deposita con tutta tranquillità sull'anticima meridionale (ometto). Da qui per crestone facile e camminabile si passa per la cima gemella, e poi finalmente sulla vetta con la croce. Sono passate tre ore scarse da quando ho lasciato il rifugio.
Come prima cosa indosso la felpa, perché tira un'aria gelida, e poi mangio... Ho obiettivamente necessità di reintegrare un po' di carburante. Poi inizio a guardarmi intorno. La giornata è limpidissima, e offre davvero dei paesaggi che toccano il cuore e liberano la mente facendo correre rapidi mille pensieri.
Ma coi pensieri corre pure il tempo, e quindi dopo un quarto d'ora circa è ora di ripartire...

3) Redorta (3038 m) – Vedretta dei Secreti: più o meno lo Sperone Basso
Memore del fatto che ad Agosto scesi per la via normale e attraversai la vedretta senza ramponi, ma con le dovute cautele, pensavo di rifare la stessa cosa. Ma fortunatamente poco sotto la croce incrocio due ragazzi di Parre. Uno di loro lo incontrati già sul Pradella in estate e facemmo un bel pezzo delle Creste di Valsanguigno insieme! So che legge, quindi lo saluto caramente!
Mi portano una news che dovevo aspettarmi, ma che comunque è meglio sentire qui quando sono a 5 minuti dalla vetta. Il freddo intenso di questa notte ha trasformato la vedretta in una lastra di ghiaccio, anche l'acqua superficiale di disgelo è tutta ghiacciata han detto. In effetti in vetta le avvisaglie c'erano, piccole “pozzanghere di neve” erano presenti e dure anche nei punti al sole, mentre sul versante orientale le poche spruzzate di neve delle settimane passate, durante le burrascate, resistono imperterrite.
Così torno alla croce, mi siedo e parlo un po' con loro. Poi tiro fuori il mio armamentario, relazioni, fotocopie, fotografie e alla fine mi decido: scenderò alla sella dei Secreti per lo Sperone Basso.
Si prosegue quindi fino all'anticima meridionale. Qui poi bisogna svoltare a sinistra, e scendere per poi seguire la cresta. A me pare assia più complessa di quella in salita, eppure ogni singola relazione e testimonianza la dà come più semplice dello sperone Alto. Mmmmhh, qui mi viene in aiuto e conforto la tecnologia e la voce amica della wikiorobia vivente. Un colpo di telefono rapido, una conferma e un saluto, e anche 2 chiacchiere cazzeggiando perché visto che il cellulare prende una chiacchierata si fa volentieri.
Capisco comunque che la via fa percorsa pressoché tutta in cresta. La stessa si presenta piena di dentini e piccole elevazioni, che a volte salgo a volte aggiro senza mai però abbandonare la cresta.
Proseguendo il punto di arrivo lo si ha sempre chiaro davanti agli occhi, in basso a destra: il colletto che domina la Sella dei Secreti cui sale il costolone che conduce ad una prima elevazione e poi al Corno dei Secreti. Ecco, io prosegue e arrivo un centinaio di metri, forse meno, dall'elevazione che si incontra prima (in questo verso) del Corno. Leggendo, a ritroso la relazione sul sito( http://www.on-ice.it/onice/onice_view_itinerario.php?type=2&id=178 ) capisco che ci sono ancora un paio di intagli da affrontare, su terreno malagevole probabilmente, e poi attaccare su placche lisce la quota. Non me la sento, così arrivo all'altezza di un canale (vedi il primo link) che è segnato da più parti come una buona via di fuga (in discesa) o attacco alternativo (salita). Così lo scendo. La discesa è più agevole del previsto, il fondo è piuttosto mobile, ma ci sono numerosi appigli e piccoli speroni rocciosi che permetto di scendere senza patemi d'animo inutili. Il canale mi deposita così nella conca, giusto sul culmine della lingua di neve. Sono da poco passare le 14:30, due ore e mezza circa dalla croce di vetta contando pause anche prolungate.

4) Sella dei Secreti – Rifugio Coca (1891 m) – Valbondione (900 m)
Scendo qualche metro stando a destra della neve sino ad incrociare il sentiero delle Orobie, e qui una gradita sorpresa. Incontro uno dei dure ragazzi che poco prima ho incrociato in vetta. Mi aveva detto che doveva andare al Coca pure lui ma non pensavo di ritrovarlo, mi dice che è dovuto scendere sulla vedretta a recuperare i ramponi e dopo averla passata e fatto un pezzo di sentiero ha poi deviato alla ventura per tornare a incrociare il sentiero 302 evitando così di arrivare quasi al Brunone e dover risalire.
Ci salutiamo nuovamente, e ci incamminiamo verso il rifugio. Tra vari sali scendi proseguiamo sempre in una nebbia a tratti fitta, che ci fa un po' rallentare il passo per trovare i bolli (pur essendo un sentiero fatto e rifatto conviene sempre stare all'erta!) e poi finalmente arriviamo dove inizia la discesa al lago di Coca che ha sempre il suo splendido color blu intenso. Arrivati in prossimità dello stesso si apre uno spiraglio tra le nubi che ci regala l'ultimo scorcio sui giganti. Poi via spediti al Rifugio.
Ed eccolo, il vero obiettivo di giornata!!! Questo è l'ultimo fine settimana, poi stagione finita! E come potevo non passare a salutare Fabrizio e Silvana? Glielo avevo promesso! E così alle 16:30 sono seduto a gustarmi una birra sul muretto fuori dal rifugio. Ah che goduria!
Mi fermo poco, molto poco rispetto a quanto avrei voluto, ma poi mi verrebbe un po' tardino. Così li saluto caramente dandoci appuntamento per l'anno venturo, e poi sempre in compagnia del compagno di ventura odierno scendiamo speditamente incontrando un buon numero di persone che sale per pernottare.
Arrivati al bivio per Maslana ci salutiamo, lui è diretto là. Un saluto e un ringraziamento per la davvero piacevole compagnia e poi proseguo sempre spedito verso valle.
Mi aspetta la parte più noiosa, da Valbondione a Fiumenero. O piedi o autostop dovrò fare. Va beh, non è la prima volta.
Quasi in fondo al sentiero però incrocio un trio, e parlando mi lascio sfuggire che devo arrivare appunto sino a Fiumenero, e un ragazzo allora si offre gentilmente di darmi un passaggio. “L'ho fatto numerose volte anche io quando facevo dal Brunone al Coca; non potrei non dartelo”. E così lo ringrazio di tutto cuore
Alle 17:40, dopo un'ora scarsa di discesa si conclude la mia giornata.

Meravigliosa a dir poco la gita di oggi, dura, avventurosa, non semplice. Ma di assoluta soddisfazione.

FOTO:
1) Redorta, coi suoi gendarmi, visto da poco oltre il rifugio Baroni
2) In vista della cima, con la sua gemella e l'anticima sud
3) In vetta al Redorta
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