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Monte Pasquale - Parete Nord-Ovest, 08/06/2015 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | PikOzzy |
Regione | Lombardia |
Partenza | Rifugio Pizzini (2700 m) |
Quota attacco | 2900 m |
Quota arrivo | 3553 m |
Dislivello della via | 600 m |
Difficoltà | D- ( pendenza 60° ) |
Esposizione in salita | Nord-Ovest |
Rifugio di appoggio | Rifugio Pizzini |
Attrezzatura consigliata | Ramponi, 2 Piccozze, eventualmente 2 viti da ghiaccio. |
Itinerari collegati | nessuno |
Rischio valanghe | 1 - Debole |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Buono |
Commento | Per chi non ha voglia di leggere concludo subito che la nord ovest del monte Pasquale è una bella salita lungo un canale non troppo difficile ma abbastanza impegnativo, soggetto, peraltro a frequenti scariche di pezzi di ghiaccio. Il muro finale è piuttosto inclinato e consiste, nella prima parte, di una paretina ghiacciata, seguito da un muretto di circa un metro e mezzo di neve sfondosa. Consigliabile almeno una vite a chi è meno a suo agio col questo tipo di terreno. Meritevole.
Non c'è nulla di meglio che andare al fresco quando in pianura si schiatta dal caldo. Quando siamo arrivati ai forni il cielo era cupo e la pioggia scendeva con intensità variabile. Arrivati al parcheggio, io e il mio socio saliamo fino al Rifugio Pizzini : una piacevole oretta di camminata lungo una valle inverdita dalla pioggia che oramai è andata scemando del tutto. Arrivati al rifugio (pieno raso!) svolgiamo le solite operazioni: si sistemano gli zaini, si calzano le ciabatte, si parla col rifugista e così via. Attendiamo un terzo socio che ci raggiungerà con la famiglia. La sveglia è fissata alle tre. Siamo un po' preoccupati perché ancora alle nove di sera piove e fa troppo caldo. Quando suona la sveglia ci alziamo ma non si sente nessuno. Sarà troppo presto? Ma no, poco dopo ecco la mandria di alpinisti che ingombrano la sala da pranzo per la colazione. Poco dopo andiamo a prepararci. Scarponi, casco, frontale, imbrago, bastoncini e zaino in spalla. La nord ovest del pasquale è proprio di fronte a noi. Essendo buio non riusciamo a vedere nulla. In compenso c'è la luna e lo Zebrú pare splendere di luce propria. Durante l'avvicinamento non mi accorgo di perdere la corda per strada. Ne prenderemo coscienza solo all'attacco del canale. Rinuncerei anche alla corda, ma poi la discesa sul ghiacciaio potrebbe essere rischiosa. Mi fiondo lungo la via appena percorsa ma della corda nessuna traccia. Arrivato al rifugio imploro una corda e me ne vengono concesse ben due : una peggio dell'altra. Non è il massimo ma va bene ugualmente. Risalgo verso i soci. Oramai la luce è arrivata e si vede bene. A circa centocinquanta metri dal sentiero ritrovo la nostra corda. Ora ne abbiamo tre. Risalgo più in fretta che posso la via di avvicinamento e grazie alla luce oramai perfetta posso ammirare la nord ovest. È impressionante. Ma come spesso accade, avvicinandosi alla parete questa diventa sempre meno impossibile, lasciando intuire meglio la reale difficoltà di salita. I miei soci stanno gelando nell'attesa di vedermi arrivare. Chissà quante me ne hanno dette! Calzati I ramponi iniziamo una risalita con pendenza che progressivamente aumenta fino ad attestarsi sui 45°. Abbiamo almeno tre cordate davanti. Eravamo primi ma siamo stati superati per via della corda perduta per strada. Quando la pendenza raggiunge i cinquanta gradi è ora di tirare fuori le picche. La neve è in ottime condizioni. È piuttosto dura e i ramponi fanno ottima presa. La traccia è già ben segnata e spesso siamo agevolati nella progressione. Tuttavia ad un certo punto decido di spostarmi a causa della continua pioggia di schegge di ghiaccio che piovono di continuo lungo il solco creato lungo la traccia. La situazione migliora leggermente ma non siamo comunque in sicurezza totale. Il canale si fa sempre più interessante ma mai difficile. Giunti sotto l'ultima bastionata rocciosa sulla destra iniziamo a risalire il muro finale. Qui la neve peggiora di qualità e bisogna fare un po' più di attenzione. Abbiamo praticamente raggiunto la cordata che ci precedeva. Paiono lenti nel superare il muro finale e ne approfitto per capire dove stanno le difficoltà. La pendenza è in effetti sui 60° e uno strato di buon ghiaccio quasi morbido riveste gli ultimi venti metri di canale. Qui inizia la parte divertente. Le picche fanno presa perfetta e i ramponi lavorano alla grande. Il ghiaccio tiene bene e in men che non si dica sono al muretto di neve finale. Si tratta di una paretina di circa un metro e mezzo di neve sfondosa e inconsistente. Piantando la piccozza lungo il manico la neve tiene bene ed è così che riesco a salire. Poco dopo arrivano anche i miei soci. Risaliamo gli ultimi duecento metri di facile pendio fino alla vetta. Felici iniziamo a mangiare barrette e bere come dannati. La discesa non è difficile ma essendo crepacciata in un paio di punti è obbligatorio essere legati. Una salita Meritevole e davvero piacevole. Peccato che il muro di ghiaccio duri così poco. Consigliata! Foto 1 - L'itinerario seguito Foto 2 - Lungo il canale Foto 3 - Il Gran Zebrù fotografato dal canale. |
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