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   Dom de Mischabel, 17/07/2010
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Onicer  calimero   
Regione  Svizzera
Partenza  Randa  (1406 m)
Quota attacco  2940 m
Quota arrivo  4545 m
Dislivello della via  3139 m
Difficoltà  PD+ ( pendenza 45° / II in roccia )
Esposizione in salita Ovest
Rifugio di appoggio  Domhutte
Attrezzatura consigliata  Alpinistica. Corda, picozza, ramponi, moschettoni, cordini, chiodi da ghiaccio.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Ho letto tempo fa su un report che salire il Dom non è un ascensione ma un vero e proprio viaggio.
Niente di più vero.
Il Dom è una montagna che si conquista passo dopo passo, metro dopo metro, contando esclusivamente ed unicamente sulle proprie forze. Nessun impianto di risalita alleggerisce il peso dei 13 kg dello zaino che vanno portati da Randa per 1.500 mt di dislivello alla Domhutte , a 2.950 mt, e da qui per altri 1.600 alla vetta.
E poche montagne mantengono fede al proprio toponimo come il Dom ( che sia poi dedicato o meno al suo salitore.. ). Vero e proprio santuario di ghiaccio, il Dom impressiona per la sua mole, per la sua imponenza, per la sua selvaggia bellezza. L’esserci “ dentro “ assume realmente i connotati di un “viaggio”.
E questo viaggio va a mio avviso assaporato non solo su scale tecniche di difficoltà ma per il senso intrinseco di grande ed alta montagna che se ne ricava.
Sabato 16 mattina per cui io e il socio Saldeg, dopo un luglio di digiuno alpinistico ( bimbi, mare, lavoro ecc ecc…grrr…..) siamo , dopo partenza prima dell’alba dalla ns Brianza, alle 9 a Randa nel Vallese Svizzero da cui , carichi come muli ( ecco i 13 kg.. ), prendiamo il sentiero che, attraversando inizialmente un bellissimo bosco di conifere in moderata pendenza e con splendida vista sulla Weisshorn, porta prima al bel rifugio Europa Hutte a 2.220 mt e poi , salendo attraverso un costone con più decisione, alla fascia rocciosa dove parte il tratto attrezzato ( pioli, scale, corde metalliche..molto divertente ) che , al suo termine, dà su un tratto morenico che in breve attraverso traccia di sentiero conduce al rifugio Dom Hutte.
Rimaniamo subito colpiti dalla bellezza del luogo. Il rifugio è un vero e proprio balcone sulla valle di Zermatt, oltre ad avere proprio in fronte la Weisshorn e , a sx, sua maestà il Cervino. Alle spalle poi il fronte del Festi Gletscher è impressionante.
Il rifugio poi è piccolo ma molto carino ( almeno nell’aspetto …)
Dopo pessima cena ( ci torno poi.. ) andiamo a dormire ( si fa per dire ..) ascoltando i tuoni di un temporale con grandine che non ci lascia presagire nulla di buono per il giorno successivo.
Alla sveglia, alle 2,15, non tuona e non grandina più ed alla partenza, alle 3, un timido accenno di stellata ci fa sperare in un meteo che smentisca le previsioni, dateci dalla rifugista, un poco funeste..
Dal rifugio risaliamo il colletto morenico di fronte al rifugio e seguiamo alla luce delle frontali ( io per poco, perché appena metto piede sul ghiacciaio mi si brucia.. ) il sentiero per circa 30 minuti , dopo di che scendiamo sul Festi Gletscher dove indossiamo tutta l’attrezzatura di ordinanza e cominciamo a risalirlo stando sulla traccia alla sx ed evitando i crepacci già evidenti a quest’ora.
Dopo circa 1h e 30 siamo alla cengia rocciosa alta circa 60/70 mt che , tramite arrampicata max II grado ( ci sono due serie di corde fisse nei punti piu delicati ed esposti. Fare attenzione al terriccio infido e agli sfasciumi tra una roccetta e l’altra ) che ci porta al colle del Festijoch, a 3.750 metri.
Qui il meteo ( vento, nuvole basse ) ci fa desistere dall’idea di salire dalla Festigrat e per cui, facendo attenzione alla crepaccia sotto il muretto di neve e ghiaccio che scende dal colle ( ponte di neve stretto da superare ), mettiamo piede , ormai nella luce dell’alba , sull’ Hohberg Gletscher che cominciamo a risalire con decisione scavalcando due grandi e poco invitanti crepacci.
La vista sulla seraccata alla dx è veramente impressionante. Alla sx, la Nadelgrat in tutto il suo sviluppo.
L’ambiente qui è veramente stratosferico e bisognerebbe, potendo, starci delle ore a contemplare tali meraviglie.
Ma bisogna salire…..Il meteo accenna a migliorare e ora la visuale è decisamente migliore.
Per cui, proseguiamo fino a che la pendenza si fa più sostenuta e dopo un traverso che costeggia un crepaccione, si attacca un muro di 45° al cui termine si sale, con un nuovo traverso, fino ai pendii che portano, faticosamente, in direzione della sella dell’anticima del Gabel.
Purtroppo la grandinata del giorno prima è rimasta tutta sulla montagna e ad ogni passo delle piccole slavinette di pallini di grandine vengono a ricoprire subito la traccia rallentando la progressione e dandoci qualche apprensione sulla tenuta delle ramponate.
Giunti al Gabel, per ultimo pendio di cresta, ampia ma esposta verso il fronte glaciale, e sotto tiro di un vento micidiale arriviamo con grande soddisfazione ai 4.545 mt della bella vetta del Dom, stretto balconcino che consente di guardare la spettacolare vertigine della parete che dà sulla valle di Sass Fee.
Il forte vento di vetta ci induce a scendere velocemente.
Ora splende il sole e il Dom si svela in tutta la sua maestosità .
Tra l'altro, oggi siamo solo in 10 su tutta la montagna e ciò rende il senso di grandezza ancora più assoluto.
Il ritorno ci offre qualche apprensione nell’attraversare i ponti sui crepacci dell’ Hohberg Gletscher e , soprattutto, ci offre la soprendente bellezza degli straordinari arabeschi di ghiaccio del Festi Gletscher, che durante la salita ci erano stati preclusi dal buio della notte. Si rimane a bocca aperta ad osservare le vere e proprie sculture di ghiaccio che formano il corpo glaciale.
Bisogna però fare attenzione al suo attraversamento, perché è un autentico colabrodo. Spuntano buchi ovunque, anche sulla pista tracciata.
Tornati al rifugio , ci godiamo sia la vetta raggiunta sia la decisione di fermarci ancora per una notte.
Il mattino successivo, un mare di nubi copre la valle di Randa, e il sole illumina le cime del Weisshorn e del Cervino. Spettacolare !
In due ore scendiamo a Randa , e poi via verso il caldo di casa…
“ Viaggio “ alpinistico meraviglioso, coinvolgente e totalizzante, che ci ha veramente entusiasmato.
Unica nota negativa ( qui il “ ci torno dopo “ ) il trattamento alla Domhutte. Sarà anche bellissimo, il rifugio, e vada che è un rifugio di alta quota di stampo alpinistico, vada che ci stia che si mangi male ( piatti svizzeri orrendi, veramente ), vada che ci stia che si dorma stipati come sardine ( non siamo al grand hotel .. ), ma per 63 franchi svizzeri al giorno almeno una fetta di pane a tavola e una bottiglia d’acqua forse ci stavano. Ed ogni extra è a peso d’oro. 10 franchi per una bottiglia d’acqua……... .
Almeno non abbiamo pagato il parking a Randa….
Cmq grande uscita !
Alla prossima !

partecipanti : Calimero e Saldeg

foto 1 sul muro a 45 ° verso l'anticima del Gabel
foto 2 sulla cuspide finale, nel vento...
foto 3 in vetta al Dom
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