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   Gran Zebrù - Salita per la Normale, 11/07/2010
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Onicer  k2   
Regione  Lombardia
Partenza  Rifugio Pizzini  (2706 m)
Quota attacco  3100 m
Quota arrivo  3851 m
Dislivello della via  1150 m
Difficoltà  PD ( pendenza 45° )
Esposizione in salita Sud
Rifugio di appoggio  Pizzini e Casati
Attrezzatura consigliata  normale da alpinismo, casco incluso.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento la traccia è scaricabile dal mio blog.

Fa caldo, fa troppo caldo. Sono le 3.30, fuori dal Pizzini ci sono 10 gradi e io non so cosa mettere addosso e cosa nello zaino. Ho sbagliato a mettere le maniche lunghe sotto il pile e so che la pagherò… sono le tre e mezza, ci sono 10 gradi e io ho già caldo. In realtà, tutto il caldo provato non è solo conseguenza di climi troppo miti; probabilmente il fatto di andare incontro alla “montagna chiamata desiderio”, inseguita per quattro volte, contribuisce ad alzare la temperatura dentro di me.

Il ricordo della pioggia di ieri pomeriggio, e il timore che non finisse mai, sono ormai relegati nel sacco lenzuolo lasciato in rifugio, tra le cose che non ci servono e che troveremo al ritorno… dovesse piovere, allora, sarà solo acqua e non delusione.

Non siamo solo noi a muoverci presto. Ci sono mille lucciole in fila … alcune veloci, altre più riflessive, altre dal Casati sulla cresta. Tutte verso una piccola croce che si intravede appena ma che, oggi, sarà la gioia di tutti quelli che la toccheranno.

Probabilmente sto romanzando un po’ troppo, ma l’inseguimento a questa splendida montagna è cominciato tre anni fa, durante la salita al Cevedale. Allora avevo alle spalle solo un corso “sveltina” di cinque giorni con le guide di Courmayeur, troppo pochi per azzardare questa salita, ma sufficienti a sperare che, prima o poi, sarebbe toccato anche a me. Quindi eccomi qui a realizzare un desiderio vero, di quelli per i quali avrò sempre un sorriso in tasca. Per questo motivo, non ho voglia di fare la cronaca della salita, questa montagna (come un’altra che per adesso non nomino) meritano un po’ di più, almeno per me.

Quello che ci portiamo dentro dal rifugio sono le immagini delle condizioni del collo di bottiglia e del tratto sotto la crestina finale viste col binocolo … qualche dubbio c’è. Siamo realisti e non cadiamo nella trappola euristica del “ieri l’hanno fatto in 60 e quindi possiamo farlo anche noi”…. e chi se ne frega, oggi dobbiamo vedere se le condizioni ce lo permettono.

Il rito della calzatura dei ramponi, anche se non si sta parlando di Everest e K2, segna il confine tra l’avvicinamento e la salita …. tra poco sapremo se non torneremo più al Pizzini per un po’ o se, l’anno prossimo, saremo ancora qui con le stesse sensazioni.

Il collo di bottiglia parte innevato, diventa sfasciumi, torna neve e termina sfasciumi … vedremo al ritorno cosa fare. Intanto siamo sulla pala e saliamo. Al ritorno la neve sarà molto molle… ma si vede la croce e pensiamo solo a raggiungerla.

Arrivati al termine della pala cominciamo il traverso. Alzando gli occhi, vediamo che, nel tratto più delicato della salita, si stanno già creando gli incroci tra chi scende e chi sale … proprio nella zona del “appenatoccoqualcosavolagiùtutto”. Arriviamo lì anche noi e attendiamo che sotto non ci sia nessuno prima di muoverci e continuare a salire … dieci minuti di attesa non cambiano niente, eppure c’è qualcuno che non capisce e continua a muoversi e scaricare roba.

Per evitare di fare danni, Mau si inventa una salita su ghiaccio e, senza muovere neanche una foglia, arriviamo sulla crestina finale, a due passi da metà della realizzazione del sogno (l’altra metà è quella di tornare al rifugio). E così fu. Croce… foto… emozione e gioia … guardando l’Ortles, altra splendida salita fatta con i miei compagni.

Il gioco è bello quando dura poco, soprattutto questo. Si deve scendere abbastanza in fretta perchè fa molto, molto caldo. Via la crestina, via gli sfasciumi (ripercorsi sul ghiaccio in modo da non toccare nulla) via la pala ….. è come se riavvolgessimo un film…

Via il collo di bottiglia, prima che arrivi qualcuno a scaricarci in testa qualcosa…. sosta a bere, a ridere, a fare un brindisi ormai fuori da tutto, ma dentro ad una splendida fotografia.

Poi c’è l’arrivo in rifugio, il panino e la bibita ….. ma gli occhi sono piantati sulla cima e là resteranno per un bel po’.

alla prossima
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