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   Piz da la Margna, dal canalone Nord, 13/04/2014
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Onicer  Pierpaolo      
Gita  Piz da la Margna, dal canalone Nord
Regione  Svizzera
Partenza  Passo del Maloja  (1800 m)
Quota arrivo  3159 m
Dislivello  1360 m
Difficoltà  OSA
Esposizione in salita  Nord
Esposizione in discesa  Nord
Itinerari collegati  Piz da la Margna (3159m), dal canalone Nord
Neve prevalente  Farinosa
Altra neve  Marcia
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Piz da la Margna, difficoltà scialpinistica OSA. Oggi siamo in cinque avviati alla conquista della vetta. In gruppo c’è chi OSA l’idea di farsela integralmente con gli sci ai piedi in discesa. Io non sono di certo dell’avviso. Io non OSO e ho il mio piano in testa già ben delineato. Ma andiamo con ordine. Partenza in quel del Passo del Maloja sotto una leggera pioggia, ma non siamo più di tanto turbati. Il menu previsionale oggi propone infatti grigiume diffuso sulle prime e schiarite strada facendo. Ci avviamo dunque con questa sentenza che suona di speranza a darci una marcia in più, quantomeno a non scoraggiarci. Primo tratto su pendenze modeste, ma alla prima svolta a destra si cambia registro. E vai di faticosi zig zag. Guardiamo in su, guardiamo in giù, ma pare proprio che siamo soli. Anzi no, ci raggiungono a passo svelto due scialpinisti, ma nessun’altro. Due settimane fa, in base alla quantità di report pubblicati, la Margna sembrava presa d’assalto, oggi il grigiume ci mette decisamente lo zampino nel tenere alla larga gli avventurieri. Proseguiamo affrontando traversi piuttosto esposti che a tratti mi mettono in crisi, particolarmente dove il vento porta in men che non si dica neve sulla traccia, rendendola cedevole sotto il peso. I rampanti nuovi di pacca, new entry nel mio corredo montanaro, mi danno una mano a superare le maggiori insidie. Mai acquisto fu più azzeccato, mi viene da pensare in questi momenti. Entrati nella conca di Murtairac le insidie diminuiscono, il passo si fa più regolare, sebbene ci sia indubbiamente da faticare nell’avere a che fare con pendenze sostenute. Ci portiamo alla base del canalone e un po’ inaspettatamente dobbiamo decidere il da farsi. La nevicata notturna e mattutina infatti, nonostante abbia depositato al suolo uno strato non consistente di neve, è stata accompagnata da venti moderati da nord che hanno accumulato proprio in prossimità del canale più neve che altrove. I due scialpinisti che ci avevano preceduto non se la sentono di proseguire e fanno un rapido dietro front, noi invece andiamo a tastare il terreno, scoprendo che la neve fresca in realtà non è poi così abbondante, tutt’altro. Il vento ha si fatto il suo lavoro, ma le precipitazioni sono state davvero irrisorie. Lo scarpone affonda modestamente sulla coltre bianca recente, ma poco sotto è subito percepibile la durezza dello strato di neve più vecchio e assestato. Si va su, insomma. Io sono l’unico a non mettermi gli sci sulle spalle, preferisco lasciarli qui. Come preventivato, io non OSO. Non è nelle mie corde e nelle mie possibilità potere sciare un tratto così estremamente ripido. Un giorno, chissà. Le pendenze comunque aumentano fin da subito considerevolmente, suggerendoci di calzare i ramponi e di prendere in mano la piccozza. Salendo tasto la neve e vedendo la consistenza farinosa mi rivolgo a chi OSERA’, comunicando loro che non avrebbero potuto trovare condizioni migliori di queste per scendere da qui. I due Fabio procedono spediti in testa battendo traccia, io nell’essere accodato al gruppo vedo Natasha voltarsi ripetutamente per guardare indietro e studiare quella che sarà la discesa, leggendo una certa preoccupazione sul suo viso, essendo alle prime esperienze con discese così estreme nonostante sia una sciatrice provetta. Per il momento però c’è ancora da salire, e tanto. Il canale sembra non finire mai, non mollare mai. Ma alla fine, passo dopo passo, riusciamo a sormontarlo. Le schiarite che avevano fatto capolino durante la ripida ascesa hanno nel frattempo lasciato spazio nuovamente al grigiume, che oggi sembra proprio non volerci abbandonare. Mentre gli altri sono intenti al cambio di assetto per la sciata, io mi avvio sulla vetta della montagna in ambiente sempre più severo, sferzato da raffiche di vento e calpestando neve ghiacciata tra le rocce. Tornato alla fine del canale c’è Susanna ad attendermi, non se la sente neanche lei di buttarsi giù sci ai piedi. E così tre di noi OSANO, due no. Il tempo di fare due passi e vediamo i due Fabio e Natasha già nel vallone. Che velocità! Noi con il passo del gambero e pure quello della tartaruga, dovendo fare un impietoso confronto con chi ha OSATO, scendiamo giù faccia a monte moolto più lentamente, fino a giungere nuovamente dove avevo lasciato i miei sci. Messi anche noi gli assi sotto gli scarponi, raggiungiamo gli altri che nel frattempo ci hanno pazientemente atteso. Io come sempre con una certa cautela, perché le pendenze sono in ogni caso sostenute nel primo tratto. La neve però è ottima anche quaggiù, farinosa e ben sciabile. Tornati nella zona dei traversi mattutini (con il senno di poi era meglio scendere centralmente nel vallone) la qualità del manto cambia drasticamente, diventando nello spazio di pochi metri pesante e poi marcia, facendo diventare la sciata qualcosa di più simile alla sopravvivenza, particolarmente dove le pendenze diventano modeste e bisogna spingersi per andare avanti. Arriviamo così all’auto stanchi e arrostiti in viso (il sole che ha giocato a nascondino ci ha fatto un brutto scherzo), ma felicissimi per un’altra bella conquista!

Foto 1: nella conca, al cospetto del Piz da la Margna
Foto 2: alle prese con il canale
Foto 3: vista dalla vetta
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